Racconto di Andreina Moretti

(Prima pubblicazione – 2 agosto 2019)

 

Ho bisogno di te mamma, corri da me mi manchi.

Mamma è l’abbraccio che protegge, è la mano sempre tesa, è il fazzoletto che asciuga le lacrime, è il morbido cuscino su cui adagiare il capo, è il bacio più tenero che giunge fino al cuore.

Ti ho cercata in ogni volto per scoprire una parte di me negli occhi della gente, per poter vedere anche solo per un attimo il viso tanto amato, tanto atteso, tanto sognato.

Ti ho ritrovata in ogni tenero sorriso di donna, ti vedevo nascosta in ogni persona che dolcemente cullava un bambino. Ti ho cercata nella gioia e nella tristezza, nei sorrisi, nelle lacrime e nelle tante inutili parole. Ma tu non eri lì.

Dove sei mamma, mi manchi.

La vita è stata una matrigna malvagia nei miei confronti, mi ha condannata alla ricerca spasmodica di te, precludendomi la pace interna fin quando non ti avessi scovata, fosse anche nell’angolo più remoto della terra.

E’ strano scrivere una lettera che non giungerà mai a destinazione, ma soprattutto è strano scrivere a chi neppure si conosce. Ti ho sognata nelle interminabili notti di tanti anni; da piccola ti identificavo con le suore che mi hanno cresciuta, ma loro non sono te, non hanno il mio stesso sangue, non mi appartengono, non mi hanno partorita. Crescendo fantasticavo di te contrapponendoti alle immagini delle mamme delle mie amiche di scuola. Ammiravo le mamme belle, eleganti e profumate, ma non disdicevo le meno appariscenti, più semplici e comuni, anzi mi donavano un senso di stabilità e sicurezza.  Pensavo spesso di poter realizzare con te ciò che le mie amiche facevano con le loro mamme. Ho invidiato le famiglie felici, lo so non è una bella cosa detestare la felicità altrui, ma purtroppo invidiavo anche le famiglie poco felici, perchè possedevano ciò che a me era stato negato: dei genitori, dei fratelli, una casa. Mamma è casa.

Le feste sono il periodo più doloroso e difficoltoso da affrontare, tutto parla di famiglia, amore, comunione, e il Natale per esempio, è la festa della famiglia per eccellenza, si trascorrono insieme i giorni gioiosi, si scambiano i doni, si raccontano favole e si mangiano dolci. Mamma è condivisione.

Ho sempre chiesto a Gesù Bambino un unico regalo, sempre lo stesso, sempre uguale, desideravo mi conducesse a te. Mamma è un dono.

Probabilmente le comete sono esaurite e nessuna luce mi ha indicato il sentiero; ma la mia ricerca è continuata fino ad oggi, il mio cuore continua a vegliare nell’attesa che ci separa.

Mi sei mancata talmente tanto che molte volte mi sembrava di non respirare. Il vuoto che porto dentro non sono riuscita a colmarlo neppure tenendomi impegnata, evitando di pensare. Il problema non è fuori, bensì è dentro di me. La mamma è il cuore dentro me.

Nei periodi di difficoltà sentivo impellente il bisogno di te, il bisogno di non sentirmi sola ed abbandonata, ma anche nei momenti di gioia lo stesso bisogno mi pervadeva impossessandosi di me, quando mi sono diplomata, quando ho superato l’esame per la patente, quando mi sono fidanzata…

Vieni da me, mi manchi tanto. Ho bisogno di dirti le cose che non ho mai detto a nessuno e mai dirò ad anima viva, perchè solo tu sei mia madre. Mamma è il segreto svelato.

Vieni da me, mi manchi. Ho bisogno della mia identità che ho smarrito con te, e soltanto tu puoi ricondurla a me. Tu sei la mia radice, il mio passato e il mio futuro, sei la mia eredità, sei parte di me. Aiutami non lasciarmi ora.

Molte mamme sono magiche, riescono a moltiplicare le poche conserve in dispensa, sfamando l’intera famiglia. Riescono a perdonare le offese, a regalare un sorriso nei momenti tristi, ad intuire cosa si cela nel cuore al primo sguardo, ad intendere senza parlare.

A me non importa che tu sia magica, perfetta, bella o virtuosa, a me importa che tu sia tu, con i tuoi pregi e i tuoi difetti, ma che sia vera, reale.

Il mio senso di appartenenza è disperato, cerca di legare a sé come un bambino al cordone ombelicale ogni affetto, per sentire che qualcuno mi appartenga e che io appartenga a qualcuno. Nessuno apparterrà mai ad un altro se non nella misura in cui si concede, e nel momento in cui non vorrà più esserlo, il possesso svanirà come non fosse mai esistito. Io invece mi incollo morbosamente alle persone perchè ho bisogno di fisicità, calore, tenerezza. So bene che rischio di perdere ciò a cui tengo perchè soffoco con la morbosità e la possessività i sentimenti altrui, ma è più forte di me, non riesco e forse non voglio lasciare libero nessuno di abbandonarmi.

Sono malata di affetto, sono una malata d’amore, c’è chi dice che per amore non si muore, beh, io non sono d’accordo, mi sento più morta che viva. L’unica cosa che mi tiene in vita è la speranza di incontrarti.

Non conoscendo la tua data di nascita ho comprato un regalo ad ogni festa della mamma. Li conservo nell’attesa di riunirmi a te. Io sono a metà, la metà di nulla se tu non sei con me.

Se Dio mi farà il dono di un figlio, anch’io sarò madre e sarò felice di condividere questo momento irripetibile con te, e tu potrai riavere la possibilità di attingere l’amore che avevi smarrito.

Vieni da me mamma, non tardare. Ho bisogno di te.