Racconto di Imma Carannante
(Prima pubblicazione)
Era bello tornare a casa dopo tanto girovagare, soprattutto per chi una casa non l’aveva avuta per lungo tempo. Camilla lo sapeva, non vedeva l’ora di varcare la soglia del suo appartamento, mettersi comoda, disfare le valigie e guardare le foto ed i video del suo meraviglioso viaggio, rivedere il viso di ogni persona che aveva incontrato, i fantastici posti che aveva avuto il privilegio di visitare e fantasticare sulla prossima meta.
Si sentiva molto fortunata, anche se la vita non era stata così generosa con lei. Aveva vissuto quasi tutta la sua infanzia in una casa-famiglia, ma un giorno, qualcuno era arrivato per portarla via da lì e lei aveva trovato una casa, una famiglia, aveva recuperato tutto quell’amore che le era mancato.
Crescendo, poi aveva sentito il bisogno di andare a cercare le sue radici e quell’anima nomade l’aveva condotta in posti sconosciuti, tanto da farne un lavoro.
Arrivata all’aeroporto, prese un taxi di corsa, Milano è sempre piena di auto, a qualsiasi ora del giorno e la stanchezza per il viaggio e il jet lag le aumentarono l’emicrania; l’insofferenza per il traffico, unita all’ansia ed al desiderio di poter finalmente riposare, non le permisero di accorgersi immediatamente di una lettera lasciata sul sedile, proprio di fianco a lei.
Per prima cosa, avvisò il tassista: “C’è una lettera qui, l’avrà lasciata qualcuno, magari l’ultima persona che ha accompagnato, potrebbe portarmi da lei?”
L’uomo sembrò non darle retta, neanche le rispose. Camilla, allora, lo incalzò: “Mi scusi, le ho detto che qui c’è una lettera, magari è importante, può ricordarsi dove ha lasciato la persona prima di me?”. Il tassista sbuffò, ma quasi costretto replicò: “Signora, la persona che ha preso questo taxi prima di lei era un uomo e l’ho accompagnato a Malpensa, proprio dove ho preso lei, non credo voglia ritornare lì, almeno lo spero per lei. Ci toccherebbe fare almeno un’altra ora nel traffico, e poi mi sembra che sia arrivata! In ogni caso, come farà a trovare quest’uomo? Sarebbe come cercare un ago in un pagliaio, mi scusi, ma mi sembra una cosa assurda”.
Camilla non sapeva cosa fare, era molto stanca, ma le venne il dubbio che quella lettera avrebbe potuto cambiare il destino di qualcuno e che se era stata lei a trovarla, probabilmente, c’era un motivo.
“Questa cosa non ci voleva” pensò ma d’istinto disse al tassista: “Non importa, mi riporti all’aeroporto”.
L’uomo rimase interdetto e ancora incredulo le disse: “Guardi signora che le costerà tanto questa corsa andata e ritorno” e poi aggiunse: “Non sa neanche cosa ci sia scritto in quella lettera, magari non è importante come lei crede”.
Camilla, senza riflettere, prese la lettera, ma mentre stava per aprirla, notò che in fondo al sedile era nascosto un borsone piccolo con un’etichetta che riportava la scritta : Sig. Adinolfi Roberto- Via dei Platani n.7 -Cell. 3495367982
“Bingo!” pensò: “La lettera deve essere di questo signore, forse c’era scritto qualcosa che l’ ha destabilizzato così tanto da fargli dimenticare anche il borsone, non può che essere così ” e, rivolgendosi al tassista, senza aggiungere altro disse: “Malpensa, si sbrighi ”.
Il traffico era ancora lento, ma in un’ora, Camilla arrivò finalmente a destinazione.
Pagò la corsa, ringraziò l’uomo, recuperò i suoi pesanti bagagli, prese la lettera ed anche il borsone. Scesa dal taxi, non sapeva cosa fare, provò a chiamare sul cellulare del sig. Adinolfi, era sempre occupato, ma questo voleva dire che non era ancora in volo o almeno, fu quello che lei si augurava.
Era sempre più stanca, un caffè l’avrebbe aiutata, almeno poteva riflettere sulle prossime mosse da fare e magari, poteva anche fermarsi per leggere la lettera, non erano affari suoi, questo lo sapeva, ma ormai era lì e, in fondo, per questo “sig. sconosciuto” aveva rinunciato a tornare a casa.
Ordinò il suo caffè e trovò il coraggio di aprire la busta, iniziò a leggere: “Caro Roberto, è molto difficile per me scriverti questa lettera, so che non è il modo migliore per dirsi addio, ma non ho la forza di guardarti negli occhi e dirti che non ti amo più, mi odierai, lo so, ma forse, così, farà meno male a entrambi.
Camilla non riusciva a crederci, aveva fatto tanta strada per niente, in quel momento il cellulare squillò, era Roberto.
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