Racconto di Gabriella Chiulli

(Prima pubblicazione)

 

 

Sono nella mia stanza, sono seduto sulla sedia, di fronte a me ho la scrivania ed un foglio vuoto su cui scrivere ciò che è successo, per far conoscere ai posteri gli avvenimenti che hanno portato l’umanità a lasciare definitivamente la propria casa, il pianeta Terra. La mano trema al contatto con la carta, emozioni contrastanti mi assalgono, ho la tentazione di lasciar perdere tutto ma la coscienza urla dentro di me, mi spinge a dover redigere ogni accadimento affinché il genere umano si evolva ed impari dal passato. Sono un ufficiale del governo della Federazione Spaziale Umana ed è mio dovere assolvere questo compito, quindi, con molta difficoltà la mano inizia a comporre le prime parole.

“Tutto iniziò nel 2060, sul pianeta Terra la popolazione umana era arrivata a toccare i quindici miliardi, le risorse naturali del pianeta erano in esaurimento, l’inquinamento estremo era ormai inarrestabile da decenni. Era vietato uscire dalla propria abitazione senza la maschera antigas, l’aria era irrespirabile e fortemente nociva, chi, malauguratamente si trovava a respirare l’etere al di fuori delle proprie abitazioni o degli edifici pubblici (che erano dotati di condizionatori che avevano il compito di permettere alle persone di poter rimuovere le maschere antigas), in pochissimo tempo si ammalava di tumore ai polmoni e la morte sopraggiungeva dopo alcuni mesi. Anche l’acqua era fortemente malsana, essa veniva distribuita esclusivamente in bottiglie, non esistevano più sistemi idrici con acqua corrente, per questo l’igiene ne risentì molto e le vecchie malattie un tempo sconfitte, fecero di nuovo la loro comparsa.

I cosiddetti paesi del terzo mondo versavano in condizioni ancora peggiori, erano costretti a respirare l’aria nociva e non avevano possibilità di avere l’acqua potabile, le morti non si contavano più, quei paesi ormai erano lasciati al loro destino, i governi mondiali non disponevano di risorse per aiutare anche quei popoli con estrema povertà. Gli unici aiuti erano considerati i vari volontari che si recavano sul posto, ma la situazione era talmente disastrosa che la loro impotenza era lampante.

Tutto ciò provocò in alcune frange di cittadini con immensa povertà, guerriglie urbane e guerre civili, il popolo di quasi ogni nazione era in contrasto con i propri governanti, si chiedeva più sussistenza in quanto la mortalità era altissima per problematiche riguardanti, appunto,  i bisogni primari.

Nel 2070 scoppiò una guerra atomica tra Stati Uniti e Cina per il predominio economico e finanziario globale, una sorta di guerra fredda vissuta dai nostri bisnonni nel passato, con l’unica differenza che oltre a lottare sul piano innovativo di tecnologie e di scoperte, questo scontro arrivò sul piano armato in quanto la situazione complessiva era ormai disastrosa. Il conflitto atomico distrusse quel poco di ecosistema che era sopravvissuto fino a quel momento; le conseguenze furono a dir poco disastrose per il genere umano, ci fu una carestia mondiale che portò alla morte immediata di circa due miliardi di persone in tutto il mondo, l’ambiente fu annientato per effetto delle radiazioni, il cielo rimase coperto per circa 6 mesi, ci fu, inoltre un brusco calo delle temperature a causa delle nubi di detriti sollevate dalle esplosioni.

Gli edifici pubblici di ogni nazione crollarono, la cultura umana era definitivamente distrutta, nessuno fece in tempo a salvare alcunché; gli oceani, i mari ed i fiumi si trasformarono in un letto di morte come mai prima di allora. I terreni emanavano puzzo di putrefazione e di radiazioni e, per un breve periodo, nacquero frutti contaminati, orrendi alla sola vista, neanche il contadino più povero ebbe il coraggio di provare tale mostruosità. Gli alberi erano gli esseri che ispiravano maggiore pietà, la loro sofferenza era tangibile, deperivano a vista d’occhio ed, alla fine, quando morivano, le loro radici si sollevavano e precipitavano a terra.

I governi internazionali decisero, allora di impiegare tutte le risorse tecnologiche e scientifiche per costruire delle navi spaziali con lo scopo di traghettare i sopravvissuti su Marte, dopo averlo reso ospitabile per l’essere umano ed evitare, così, l’estinzione.

Negli anni successivi alla colonizzazione di Marte, l’umanità si è riorganizzata in modo più ecosostenibile, cercando di non sfruttare le risorse del pianeta in modo irrefrenabile. La società vive, ad oggi, in modo pacifico, non esistono più nazioni, ma un’unica federazione composta da  circa dieci milioni di superstiti; si cerca di imparare dai propri errori tentando di non commetterli più, il sistema economico del nuovo mondo è di tipo socialista, ognuno cerca di aiutare il prossimo, a differenza degli anni precedenti in cui esisteva un egoismo individuale generalizzato. Stiamo riuscendo nel nostro intento, ma il pericolo che l’uomo possa tornare a distruggere anziché vivere in armonia con la natura è ancora un rischio da non trascurare, per questo mi è stato ordinato di redigere questo breve resoconto per mettere in guardia le generazioni future circa l’uso inappropriato delle tecnologie e conoscenze.”

Mi strofino gli occhi, la stanchezza inizia a farsi sentire, la relazione è finalmente conclusa. Ripercorrere tutte quelle atrocità è stato molto faticoso, a stento ho cercato di trattenere le lacrime. Il resoconto, per forza di cose, doveva risultare il più distaccato possibile anche se il mio dolore era latente. Non sono solo un militare coinvolto ma anche un padre, un marito, uno zio che ha perso tutta la sua famiglia. Guardare al futuro non può cancellare il passato, la sofferenza, a momenti mi toglie qualsiasi forza dai tessuti muscolari.

Mi faccio forza dalle braccia, mi alzo dalla sedia e decido, con le lacrime agli occhi di affacciarmi alla finestra del mio alloggio, innalzo gli occhi dinanzi al cielo marziano, ed eccolo lì un piccolo puntino nel firmamento, è proprio lei, la nostra vecchia casa, la nostra bellissima Terra. Riesco ancora ad intravedere il suo stupendo colore azzurro, fortunatamente dopo diversi decenni il pianeta è riuscito a rigenerarsi, Marte, sebbene sia la nostra nuova casa, non potrà mai sostituire nel cuore della razza umana quel piccolo puntino lì di colore azzurro.