Racconto di qp

(Prima pubblicazione – 16 febbraio 2019)

 

C’è stato un tempo in cui, sempre più ricorrente, si presentava l’esigenza mia di recarmi in quel di Brunate.
Quale fosse il motivo lo ignoravo e, visto che mai avevo visitato questa ‘perla’ decisi una domenica di partire per Como e da lì risalirne il pendio sino a raggiungere la terra dell’amata Alda.
Era mia consuetudine addentrarmi nei luoghi che visitavo senza prefiggermi nessuna meta, cosa che feci anche qui a ragione: in questo caso a spingermi era la curiosità per la mia necessità di esserci per capirne il motivo…
Camminando, raggiunsi il fondo di un sentiero che sembrava volesse gettarsi nel lago, invece portava ad un suggestivo B&B. Presi posto ad un tavolino in disparte con una vista mozzafiato, e cominciai a scrivere dopo aver ordinato. Nulla di più prolifico per lo spirito, questa pace.
Il tempo passava a mia insaputa, tanto che mi ricordarono più volte che il pranzo era pronto. Si fece tardi, pranzai.
Ripresi a camminare per sentieri, ma niente catturava la mia attenzione oltre al panorama, allo strano silenzio e alla quasi totale mancanza di persone nella piazza dove trovai riposo su di una panchina.
Strano veramente, eppure data l’ora avrebbe dovuto pullulare di gente.
Non sono mai stato soggetto da messe e preti, ma l’entrare nelle chiese non mi spiaceva e, questa chiesa aperta mi invitava a violarne il suolo. La luce era soffusa, all’interno due ragazzotte, dall’accento sembravano venire dell’est, se la ridevano guardando un cartello scritto a mano che diceva a grandi linee ‘lascia qui la tua preghiera, verrà letta…’ scrissero più fogli che ripiegando riposero prima di correre fuori sullo spiazzo deserto.

Perché no? Il tavolino era instabile e la ciotola sferica in vetro che vi stava sopra a raccogliere le preghiere, quasi vuota se non fosse stato per tre o quattro foglietti malamente ripiegati e riposti, assieme a quelli delle ragazze dell’est, sembrava chiedere di essere riempita. Presi foglio e penna, d’incanto come se la mano sapesse in anticipo quello che il cuore sentiva, scivolò scrivendo:

‘Cristo, non ti disturbo per me ma vorrei che tu dessi un’occhiata a lei, sai a chi mi riferisco, la croce che le hai passato è bella pesante, abbi pietà e sorreggila nella lotta, fallo per le sue creature. Non dimenticarti di Ni. e Ge, anche li non ci sei andato leggero diciamolo! La lista è lunga e chi meglio di Te può saperlo. Un occhio su mia figlia, che è la mia ragione di vita. Non dimenticare coloro che mi amano e, anche coloro che non mi amano.

PS …dovesse avanzarti tempo e voglia passa anche da me, non guasterebbe. Grazie Cristo’

Questo di getto scrissi su quel pezzo di carta in quel di Brunate. Nel rientrare quella sera pensavo a cosa non avevo trovato e a quello che mi sembrava così poco importante da lasciarmi un segno. Passarono i giorni e forse anche un paio di mesi, non mi vedevo con Stefy, non mi riusciva di sentirla ma, per vie traverse arrivo a lei e vengo a conoscenza del suo stato. Mi faccio forza e un giorno recupero il suo cellulare e chiamo.

Vado subito al punto, senza preamboli, è mia abitudine non girare intorno alle cose, ma soprattutto non amo molto avere un telefono tra me e le persone con le quali amo discutere.

‘…Non c’è più ombra del male, era esteso, non ho più nulla. Sembra mai ci fosse stato, sto bene’

Mi accorsi di avere il viso bagnato solo quando, sentii le lacrime scendermi lungo il collo.

‘ Hai letto la mia preghiera? Hai alleggerito le loro croci, grazie.’

Oggi, non nego quale sia la mia speranza, che qualcuno in quel di Brunate, o anche in un altro remoto luogo, Ti lasci una preghiera per me sì, perché Cristo, se saette volevi scagliare, perché non voltarti verso il lago o in aperta campagna.

Mi hai collocato un dannato intruso nel cervello. Non chiedo perché, ma spero che almeno Tu dia modo agli addetti di estirparlo guidando le loro menti e le loro mani, causando il minor danno possibile, ci conto Cristo.

Grazie, comunque vada n’è valsa e ne varrà la pena fosse solo per l’essere nata’