Racconto di Liliana Vastano

(Prima pubblicazione – 19 luglio 2019)

 

Appena dopo mezzogiorno, in una luminosa giornata di primavera, Maurizio era seduto su una “panchina letteraria” dell’aeroporto di Napoli, quella dedicata a Elsa Morante, da cui si vedeva bene l’uscita dei passeggeri appena sbarcati. Stava mangiando un panino per ingannare l’attesa di un aereo proveniente da Milano che sarebbe arrivato con molto ritardo. Fino a qualche ora prima, non avrebbe mai immaginato di dover trascorrere il sabato mattina in aeroporto ma al capo non si può dire di no soprattutto se, oltre a essere il capo, è anche un caro amico. Maurizio era un bel ragazzo bruno di circa quarant’anni. Laureato in legge, lavorava nell’Ufficio legale di un prestigioso istituto di credito in Via Toledo, era single, viveva ancora con i genitori nella casa di famiglia a Corso Garibaldi, era la persona ideale a cui chiedere un favore all’ultimo momento.

Alla stessa ora, su un aereo partito da Milano in una giornata nebbiosa come non mai, una giovane donna, con il cuore in tumulto, era in procinto di atterrare a Napoli per aprire un nuovo capitolo della sua vita.

Dopo aver mangiato il panino, mentre smanettava svogliatamente sul suo I phone, Maurizio volse lo sguardo verso l’uscita dei passeggeri e notò, un po’ in disparte, una ragazza bruna, alta, elegante, con un trolley rosso. Era già arrivato l’aereo da Milano? Da come gliela aveva descritta il suo capo, era lei la persona che stava aspettando. Con un balzo si alzò dalla panchina e si avvio verso la ragazza: – Alessia? –

-Sì-

– Io sono Maurizio, sono venuto a prenderti perché il dott. Esposito ha avuto un contrattempo all’ultimo minuto. Mi ha detto che devo occuparmi di te e rendermi utile nel caso tu abbia bisogno di qualcosa. –

– Grazie mille. Io sono molto stanca, questo volo è stato un disastro, l’aereo non riusciva a partire per la nebbia, vorrei solo raggiungere il B&B per rilassarmi e riposare un po’, In verità questa giornata splendida che ho trovato qui già mi ha rinfrancato molto, non vedevo da anni un cielo così! –

Maurizio prese il trolley della ragazza e volle ad ogni costo offrirle un aperitivo di benvenuto, poi si avviarono verso l’auto parcheggiata un po’ più avanti. Durante il percorso verso il B&B nei pressi di S. Maria La Nova, la ragazza raccontò che lavorava a Milano in una sede periferica dell’Istituto di credito e che sarebbe rimasta a Napoli solo per un anno.

Alessia, come la maggior parte dei milanesi, aveva ascendenze meridionali. I suoi nonni, originari di Pozzuoli, si erano trasferiti al Nord negli anni cinquanta. Dopo un periodo nelle case a ringhiera, ospiti di parenti, avevano iniziato a lavorare in fabbrica e si erano trasferiti in un casermone popolare della cintura milanese. Avevano fatto molti sacrifici per fare studiare i figli, due maschi e una femmina ma erano stati ampiamente ripagati: i maschi erano diventati entrambi ingegneri, la femmina pediatra. Alessia era la figlia unica di quest’ultima. Nata negli anni Ottanta, aveva vissuto a pieno la sua giovinezza ma senza strafare. Studiosa ma non secchiona, aveva voluto studiare economia alla Bocconi trovando lavoro quasi subito. Dal punto di vista sentimentale non era stata molto fortunata: molti flirt, qualche storiella, una storia importante finita male. Prima del trasferimento a Napoli era tornata a vivere dai suoi.

Maurizio, dopo aver accompagnato Alessia ed aver scambiato con lei il numero di cellulare   per “qualsiasi evenienza”, tornò a casa al Corso Garibaldi per pranzare e rilassarsi un po’. Era rimasto colpito dalla ragazza milanese che si faceva notare per la sua bellezza non aggressiva   e per la sua   classe ma era rimasto ancora più incuriosito dal suo trasferimento per un anno a Napoli le cui motivazioni gli sembravano piuttosto campate in aria. Comunque, si disse che avrebbe avuto tempo e modi per approfondire la questione tanto più che il suo capo, incasinato com’era per la recente separazione dalla moglie, avrebbe avuto pochissimo tempo per occuparsi della sua amica milanese. Il resto del fine settimana scorse tranquillo per entrambi: Maurizio fece le solite cose con i soliti amici, Alessia sistemò il suo bagaglio nella bella stanza che le aveva riservato la signora Luisa proprietaria del B&B e si concesse una prima passeggiata alla scoperta della città.

La settimana seguente, Alessia e Maurizio non ebbero modo d’incontrarsi soprattutto perché lavoravano l’una al secondo, l’altro al terzo piano. Si fece sentire Maurizio il venerdì pomeriggio per proporle di fare qualcosa insieme nel week end con il suo gruppo di amici. Alessia, però, declinò l’invito: sarebbe ritornata a Milano per rifornirsi di un guardaroba più leggero. La primavera napoletana aveva colto alla sprovvista lei abituata alle nebbie e all’umidità di quella milanese. Si dissero, comunque, che si sarebbero risentiti a breve.

Maurizio aveva cominciato a nutrire una certa curiosità nei confronti della “milanese”, non tanto per la questione del trasferimento quanto per i suoi modi garbati, la sua dolcezza, una tristezza di fondo   che si percepiva appena. Non aveva mai avuto fortuna con le donne, l’ultima lo aveva mollato a pochi mesi dal matrimonio. Era un tipo aperto, socievole, amava molto leggere, andare a cinema e a teatro, frequentare i musei specie in occasione di mostre o eventi particolari. Aveva un giro di amicizie tra i trenta e i quarant’anni, quasi tutti separati, divorziati, single, conviventi, una nuova fascia sociale in continua espansione sorta dopo la crisi della famiglia tradizionale. Poi c’erano le partite del Napoli, la corsetta mattutina del fine settimana e quant’altro potesse offrire una vita libera da pressanti impegni familiari e dedita al lavoro cinque giorni su sette dalle 8.00 alle 18.00 nel migliore dei casi.

Il primo incontro tra Alessia e Maurizio, dopo quello iniziale all’aeroporto, avvenne con la involontaria complicità del dott. Esposito che invitò entrambi a cena in un ristorante di via S. Brigida nei pressi dell’Istituto di credito. Maurizio, così, apprese che Alessia e il dott. Esposito si erano conosciuti a Milano quando lei era una “new entry” e lui già un funzionario e che le famiglie di entrambi erano imparentate, seppur alla lontana. Quando lui era ritornato a Napoli, si erano sentiti solo per gli auguri di fine anno ma, in occasione del trasferimento, Alessia lo aveva contattato più volte e i suoi consigli le erano stati di grande aiuto.

La serata al ristorante trascorse piacevolmente tra un vermicello allo scoglio, una pezzogna accompagnata da una Falanghina dei Campi Flegrei, un tiramisù con la crema al limone. Maurizio aggiunse altri tasselli al mosaico che componeva la vita di Alessia e decise di conoscerla meglio. Tanto per incominciare si offrì di accompagnarla in aeroporto appena avesse deciso di ritornare a Milano. E così fu. Il venerdì successivo alla cena, Maurizio aspettò Alessia nella hall dell’Istituto di credito, andarono a prendere l’auto parcheggiata in via dei Fiorentini e si avviarono all’aeroporto per l’ultimo aereo per Milano. Durante il percorso parlarono del più e del meno, poi Alessia si disse piacevolmente stupita delle opere classiche sistemate nello scalo e gli chiese di accompagnarla fino alla Nike per ammirarla insieme, e così si avviarono al primo piano, zona partenze, attraverso la scala di destra e lì, dopo pochi gradini, la videro: bellissima, maestosa, un inno alla libertà. Alessia ne era incantata. Alla fine della scala, si salutarono affettuosamente e si augurarono un buon week end. I due giorni successivi furono per Maurizio un vero tormento: – Telefono? Non telefono? Telefono al mattino? Meglio di sera? –  Non telefonò ma decise di andare il lunedì mattina in aeroporto ed aspettarla come la prima volta. Dopo una notte un tantino agitata, si avviò per tempo a Capodichino dalla sua casa al Corso Garibaldi che era abbastanza vicina allo scalo. Non c’era traffico, arrivò senza problemi, parcheggiò in sosta breve, prese un caffè, comprò un quotidiano che non sfogliò, si sedette sulla panchina di Elsa Morante e puntò gli occhi verso l’uscita dei passeggeri, questa volta senza distrarsi. Dopo un tempo che gli sembrò lunghissimo, la vide comparire con il suo trolley rosso e dirigersi verso un taxi a passo svelto. Ovviamente non ci fu bisogno del taxi. Si videro, si salutarono con molto calore, si avviarono con l’auto di Maurizio verso la loro giornata di lavoro. Erano felici. A lei brillavano gli occhi per la sorpresa e l’emozione. Cominciò così una storia tenera, delicata, dove ciascuno dei due entrava in punta di piedi, timoroso di scivolare e farsi di nuovo male.

Da allora si comportarono come una normale coppia di innamorati: s’incontravano spesso durante la pausa pranzo, cenavano insieme quando Maurizio finiva presto di lavorare, incontravano gli amici nei   fine settimana, andavano spesso in giro nei posti più belli di Napoli. Tutte le volte che Alessia tornava a Milano per rivedere i suoi, Maurizio l’accompagnava in aeroporto: si salutavano sotto la statua della Nike e si rivedevano il lunedì mattina nel solito posto in cui lui l’aspettava: la panchina di Elsa Morante.

Dopo un po’ di tempo che si frequentavano, Alessia gli confidò il motivo del suo trasferimento: era stata lei a chiedere di andar via da Milano per allontanarsi dal suo ex che non si rassegnava alla fine della loro storia. Per un fatto del tutto casuale, la sede di Napoli si era resa disponibile e lei aveva accettato pur con qualche esitazione. Ancor prima del trasferimento, aveva anche lasciato il monolocale dove viveva ed era tornata dai suoi perché non si sentiva tranquilla. Il suo ex spesso la seguiva e voleva parlarle ad ogni costo. Si trattava di un tipico caso di stalking ma lei non aveva voluto sporgere denuncia, il trasferimento in un’altra città le era sembrata la soluzione ideale e, fino a quel momento, aveva avuto ragione.

Quando arrivarono le festività di fine anno, Alessia decise di tornare a Milano per trascorrere il Natale con suoi e passare un po’ di tempo con loro, sarebbe tornata a Napoli il 31 dicembre. Maurizio l’accompagnò alla partenza e, come al solito, si salutarono sotto la Nike. Andò a prenderla in aeroporto il 31, così come avevano concordato la sera precedente, ma sul primo aereo da Milano Alessia non c’era. Maurizio provò a chiamarla sul cellulare ma non rispondeva. Allarmato da un brutto presentimento, si mise in contatto con la madre attraverso l’ospedale in cui lavorava. Seppe così che Alessia, la sera precedente, aveva incontrato casualmente il suo ex in casa di amici. A fine serata, per allontanarsi in fretta da lui che voleva assolutamente parlarle e accompagnarla a casa con la sua auto, era scivolata sull’asfalto bagnato,   aveva battuto la testa e aveva perso i sensi. Un’ ambulanza l’aveva portata nel più vicino ospedale dove la tenevano in osservazione in attesa dei necessari controlli. Maurizio raggiunse Milano con il primo aereo disponibile. Potè parlare con Alessia solo il giorno dopo, la trovò molto provata ma decisa a superare la brutta esperienza e a ritornare a Napoli il prima possibile anche perché i controlli clinici erano stati rassicuranti. Maurizio, dopo qualche giorno, dovette necessariamente andar via per riprendere il lavoro ma ritornò a Milano nel giro di qualche settimana per riaccompagnare la ragazza a Napoli dopo il periodo di convalescenza. Per nessun motivo l’avrebbe fatta rientrare da sola, non voleva che corresse rischi di alcun genere. Il viaggio fu abbastanza tranquillo, il maltempo a Milano aveva concesso una tregua, a Napoli splendeva il sole come nel giorno in cui Alessia era arrivata la prima volta. Mentre abbracciati si avviavano verso l’uscita, la ragazza si commosse, erano successe tante cose in pochi mesi, alcune molto belle, altre molto brutte ma questo viaggio di ritorno, seppur breve, le aveva aperto il cuore, era stato il viaggio più bello della sua vita. Maurizio, a questo punto si fermò un attimo e disse: – Vieni, ti devo mostrare una cosa -. Alessia lo seguì un po’ perplessa. Maurizio si fermò davanti alla panchina di Elsa Morante e lesse: – Il viaggio più bello è quello che devi ancora fare! -Poi aggiunse: – E noi ne faremo tantissimi insieme – Si abbracciarono di nuovo e si avviarono felici verso il taxi.