Racconto di Luisa Di Tolla

(Seconda pubblicazione 4 aprile 2020)

 

In Islanda ci sono pozze di fango bollente, cascate mozzafiato, geyser, ghiacciai, ma nessuna zanzara. Niente, nemmeno una. O meglio, forse una sì.

Una Culex pipiens una volta si era ritrovata, non si sa come, a bordo di una pulcinella di mare che l’aveva traghettata in quella terra inospitale. Le zanzare, si sa, sono esseri antipatici a tutti, uomini e animali. Ma la Culex pipiens di cui parliamo era una zanzara un po’ speciale.

Si domandava spesso perché scatenasse tanta avversione. In fondo era una brava femmina: si era accoppiata una sola volta nella vita, secondo le leggi di Madre Natura; i suoi pasti di sangue le servivano solamente per far maturare le uova e quindi, in definitiva, per farle assolvere il suo compito biologico. E allora? Cosa c’era che non andava in tutto ciò?

La nostra zanzara, come tutte le femmine che si rispettino, a prescindere dalla specie, aspirava all’amore. Un giorno, quando era quasi alla fine dei suoi lunghi cinque mesi di vita, le sembrò di averlo trovato.

Era una bella mattinata di sole e la temperatura era pari allo zero. Nell’aria tersa, entità strane galleggiavano leggere. Culex non aveva mai visto niente del genere. Si avvicinò ad una di esse, attirata dal sentore di vapore acqueo. La “cosa” era bianca, aveva una bellissima forma esagonale, sembrava quasi trasparente e molto fragile. L’essere la guardava sorridendole. “Toh”- pensò la zanzara – “finalmente qualcuno che non mi evita!”. Piano piano anch’egli si avvicinò a lei e, in una danza muta, volarono insieme verso il Sole accostandosi ad esso, fino a congiungersi agli altri esseri strani radunati intorno alla stella madre. In quel momento, nel cielo si disegnarono tre archi luminosi, che non avevano la stessa intensità della luce solare, ma davano l’impressione di molti fuochi allineati sopra l’orizzonte.

Culex era felice come non lo era mai stata e subito un pensiero attraversò la sua mente: “Adesso posso davvero morire contenta”.