Racconto di Mattia Boscolo

(terza pubblicazione – 25 maggio 2020)

 

(Omaggio ad Howard Phillips Lovecraft)

 

Non provate a cercare Red Castle, nessuna mappa o cartina stradale vi aiuterà a localizzarla. Nell’estate del 1997 accadde uno degli eventi più disastrosi e terrificanti di tutti i tempi, e io sono l՚unico sopravvissuto. Ora vivo lontano, molto lontano da quel posto che fu teatro di sangue e distruzione. Il ricordo di quella notte mi tormenta tutt’ora, a volte riemergono delle immagini che a fatica la mia mente riesce a sopportare, scene di pura malvagità.

Iniziò tutto quando il centro di malattie mentali venne distrutto da un incendio, le fiamme lo divorarono con avidità e le urla strazianti dei pazienti sembravano canti di diavoli impazziti. Dopo che la furia assassina del fuoco cessò, rimasero solo macerie e corpi carbonizzati, era uno scenario orribile. Ma quello che in seguito accadde a Red Castle non si può spiegare con parole semplici. La zona dove prima si ergeva il centro di malattie mentali venne ripulita e bonificata e nel terreno furono piantate delle croci di legno grezzo per ricordare i morti.

Al calar del sole quel posto assumeva tinte sinistre,  vedere quelle croci emergere dalla terra… c՚era qualcosa di sbagliato.

Con il passare lento del tempo, la gente del luogo si dimenticò di quel posto abbandonato a se stesso, ma sotto voce, tra di loro, gli abitanti di Red Castle, quando erano tra le mura sicure della propria casa, bisbigliavano che di notte si sentivano delle urla provenire da quella zona decadente colma di croci.

Forse era il crepuscolo, quando adagiava una luce limitata su quella zona a far crescere tra gli abitanti del luogo certe dicerie. Una volta con il mio amico Thaddeus Cramps andammo a visitare per curiosità l՚area, era notte fonda e il silenzio rombava nelle nostre orecchie, sopra le nostre teste regnavano soltanto una luna timida e dei corvi appollaiati sui rami di alberi morenti. Thaddeus mi fece notare una cosa, e quel particolare mi fece accapponare la pelle. Si udivano delle voci provenire da sotto il terreno, voci disturbate, parole incomprensibili. Oltre al brusio proveniente dal sotto suolo, un secondo dettaglio mi fece rabbrividire: notai che intorno all’area cimiteriale aleggiava una fioca luce verdastra, afferrai il braccio del mio amico e con passo deciso ci allontanammo da quel posto.

Passò molto tempo da quella notte, ma un dubbio continuava a tormentare la mia povera testa durante le ore notturne, i miei pensieri erano rivolti costantemente a quella strana luce verde che vidi durante quel sopralluogo, non avevo mai visto niente del genere in vita mia.

Confrontandomi con Thaddeus, mi disse che probabilmente erano i gas dei corpi sepolti che filtravano dal terreno a creare quella specie di aurora boreale, chiaramente dubitavo della sua analisi a riguardo, non mi convinceva per niente, come non mi convinceva il fatto che lui continuasse a dissentire riguardo alle voci provenienti dal terreno che entrambi sentimmo, asseriva che ci eravamo fatti suggestionare dal posto. Una notte mi svegliai tremante dal freddo, lo sentivo penetrarmi nelle ossa, ma le finestre della camera erano ben chiuse, controllai comunque se ci fosse qualche spiffero. Quando aprii la finestra la mia vista fu rapita da un fatto alquanto singolare quanto inquietante, notai che per le strade di Red Castle si diramavano fumosi tentacoli verdi, non era nebbia come sospettai al momento, perché quel colore già lo avevo visto con Thaddeus. Non era più un semplice bagliore pulsante, sembrava che avesse una vita e un pensiero proprio, i tentacoli scorrevano per le strade, alcuni si inerpicavano sui muri ed altri ancora si avvinghiavano attorno alle case, portandosi dietro un miasma tombale.

Crebbe in me una sensazione sgradevole, avvertii un senso di panico indescrivibile che mi portò a serrare le finestre con assi di legno. Ero sicuro che qualcosa si era svegliato nel sotto suolo dove prima si ergeva l՚istituto di malattie mentali e voleva impossessarsi di Red Castle.

Il giorno seguente non persi tempo, andai a bussare alla porta di Thaddeus e una volta entrato raccontai quello che avevo visto descrivendo ogni dettaglio. Mi diede del pazzo come i pazienti bruciati dell’istituto, fu doloroso per me non essere creduto dal mio amico, ma sapevo che qualcosa stava accadendo e dovevo sapere cosa.

Salutai Thaddeus e tornai a casa, ma durante il tragitto fui rapito da particolari che tutt’ora al solo pensiero mi si gela il sangue nelle vene, passando davanti alla casa dei Willer notai che il loro cane ringhiava con tanto di schiuma alla bocca, la cosa però più strana era il colore dei suoi occhi… un verde scintillante e pulsante come i tentacoli fumosi che avevo visto la notte precedente.

Accelerai il passo, il cuore mi pulsava talmente forte che potevo sentirlo nella testa, ed a un tratto pensai che mi sarebbe esplosa in mille pezzi. Presi in considerazione solo per un attimo che probabilmente stessi diventando pazzo, cacciai quel pensiero e continuai a camminare con un passo più veloce.

Un secondo episodio prima di giungere a casa mi travolse di paura facendomi sussultare, mi nascosi dietro un muro di mattoni rossi posizionati in modo irregolare e guardai nella direzione della casa di Martha Holling che in quel momento, si aggirava nella cucina ghignante brandendo un machete. Mi chiesi dove fosse suo marito, ma la risposta arrivò subito come una secchiata di acqua gelida. Martha in una mano aveva il machete e nell՚altra teneva per i capelli la testa sanguinante del marito, il povero Herbert era stato decapitato di netto e a breve sarebbe toccato anche al piccolo Danny. Martha era davanti alla porta della sua cameretta… Oltre a quell’orrore ne arrivò subito un altro, Martha si voltò ed io intercettai il suo sguardo da dietro il muro, i suoi occhi emettevano una luce verde…

Qualsiasi cosa stesse accadendo a Red Castle, non ne trovai spiegazione, corsi verso casa più veloce che potevo. Sprangai porte e finestre lasciando piccoli spiragli per poter vedere l՚esterno, e quanto avrei voluto essere cieco! Perché sembrava che per le strade si fosse diffusa una forma di follia assetata di sangue, vidi con i miei occhi Rolly Sanders morire su un marciapiede mentre suo figlio gli infliggeva coltellata dopo coltellata, ne contai dodici poi dovetti voltarmi perché la mia vista e la mia mente non potevano reggere tale violenza. Rolly giaceva a terra in una pozza di sangue, che si stava allungando tra le fughe del ciottolato per riversarsi in un tombino. Il figlio di Rolly, Renton, dopo aver maciullato il padre alzò la testa al cielo e dalla sua gola emerse una risata sgradevole, i suoi occhi erano di un verde scintillante.

Non potevo rimanere chiuso in casa tutta la vita, quindi decisi di recarmi sul retro, ma prima, date le circostanze, mi munii di un vecchio fucile da caccia che mio padre mi aveva lasciato in eredità, controllai la scatola delle munizioni e per fortuna ne era colma, così caricai il fucile e il resto delle munizioni le tenni in tasca. Dovevo recarmi da Thaddeus.

Aprii la porta sul retro lentamente e controllai la situazione con un occhio, sembrava che la via di fuga fosse libera e così era, per fortuna.

Per le strade si udivano urla disperate di dolore. La casa di Thaddeus non era molto distante, ma prima di arrivarci dovetti sparare dritto alla testa di Sally Wings altrimenti mi avrebbe fatto a pezzi con una motosega, le feci esplodere la scatola cranica con un colpo solo mandando brandelli di cervello ovunque, un suo occhio giaceva vicino ai miei piedi e notai che emanava quel colore strano. Scavalcai il suo corpo e continuai il mio cammino.

Svoltai a destra ed arrivai davanti alla casa di Norman Tappleton, avrei voluto aiutarlo con tutte le mie forze, ma sua moglie gli aveva già spezzato le gambe, vedevo le ossa spuntare, uno spettacolo orrendo. Presi la mira e sparai in pieno petto a sua moglie Patty, l՚impatto le fece fare un balzo indietro di tre metri, Norman mi fissava tendendomi la mano e pregando di ucciderlo. Girai la testa e con il fucile sparai anche a lui. Le strade pullulavano di gente che si faceva a pezzi, era uno scenario infernale. A volte, mentre scavalcavo qualche cadavere per continuare il mio cammino per arrivare a casa di Thaddeus, pensai che non sarei riuscito a resistere e di conseguenza sarei impazzito, non fu così grazie al cielo. Notai una cosa molto curiosa, tutte le volte che abbattevo qualcuno e questo cadeva a terra, dalla sua bocca usciva una colonna di fumo verde. Un tentacolo che si liberava nell’aria per poi volare via, e quel particolare mi riportava alla notte che per le strade di Red Castle vidi quel colore diramarsi come nebbia.

Ero quasi giunto a destinazione, speravo con tutte le mie forze che Thaddeus non si fosse trasformato in una di quelle creature che prima erano semplici e pacifici abitanti di una tranquilla cittadina. Mi trovavo quasi davanti alla porta di casa sua quando udii lo strombazzare di un clacson, mi voltai di scatto con la fronte perlata di sudore acido misto a terrore. Era il signor Ted Frangle, a bordo del suo furgone lanciato a tutta velocità verso di me… caricai il fucile.

Mi restavano poche munizioni, ma quando notai attraverso il parabrezza di Ted che negli occhi aveva quel bagliore e la schiuma alla bocca aperta in un ghigno sadico non esitai, sparai al furgone che prese fuoco subito e il buon vecchio Ted morì agonizzante tra le fiamme.

Bussai alla porta di Thaddeus, una volta, due, non ottenni risposta e, lì per lì, pregai che non fosse in giro per le strade infestate di Red Castle. Feci pressione sulla maniglia e notai che la porta non era chiusa a chiave, quindi entrai.

Di Thaddeus non vi era traccia, gridai il suo nome più volte con il poco fiato che mi rimaneva in corpo, ero stremato e spaventato e sussultavo ad ogni singolo rumore.

Prima di visionare ogni singola parte della casa bloccai l՚entrata con una vecchia credenza, urlai ancora il suo nome e come risposta ebbi un fievole lamento, arrivava dal piano superiore dell’abitazione. Presi coraggio e stringendo il fucile andai a vedere, il pensiero di spappolare la testa al mio amico Thaddeus mi fece venir la pelle d՚oca su tutto il corpo.

Una volta arrivato davanti al suo studio pronunciai ancora il suo nome, ancora quel fievole lamento udii come risposta…

Quando aprii la porta con mano tremante la mia gola si seccò davanti a quello che vidi, avrei preferito essere pazzo in quel momento. Thaddeus era sospeso a mezz’aria, avvolto da tentacoli verdi di luce pulsante, il bagliore illuminava il suo studio a giorno. Tremavo dal terrore perché non riuscivo a capire cosa stesse accadendo, gli occhi di Thaddeus erano due buchi vuoti che emanavano luce verde, come fossero due lanterne. Ad un certo punto quei tentacoli che lo avvolgevano lo adagiarono sul pavimento e lentamente gli entrarono in bocca strisciando come se fossero serpenti, la sua cassa toracica si gonfiava e si sgonfiava come se fosse in preda ad una crisi respiratoria e le mani come le gambe continuavano a sbattere come ali impazzite.

Quando il suo corpo si calmò ci fu un silenzio assordante e il panico mi bloccò ogni singolo pensiero, lo fissavo con occhi sbarrati e increduli. Mi avvicinai lentamente al mio amico tenendolo sotto tiro con il fucile, notai che i suoi lineamenti del volto iniziavano a mutare, come se qualcosa sotto pelle si muovesse, come se dentro di lui ci fosse qualcosa di estraneo. La sua mascella scattò, uno schiocco secco come di un ramo spezzato e le sue mani iniziavano ad ingrandirsi contro ogni legge umana. Sotto la camicia, invece, c՚era qualcosa che si muoveva come se volesse uscire. Con la canna del fucile sollevai un lembo e vidi sottopelle la sagoma di un volto umano. Thaddeus aprì gli occhi di scatto e mi tese una mano, mi stava chiedendo aiuto. La sua voce era mischiata ad altre come se dentro la sua gola ci fossero altre persone.

Tentò di afferrarmi una gamba, ma riuscii a scansarmi in tempo, quello non era più Thaddeus. Era una cosa indescrivibile, il suo corpo continuava a contorcersi e mutare e dagli occhi usciva quel bagliore che avevo già visto. Con le lacrime agli occhi, decisi di fare la cosa più sensata, indietreggiai di cinque passi, molto lentamente, presi la mira e sparai.

Ci fu un gran boato in quella stanza, dopo averlo ammazzato mi sedetti sul pavimento incredulo di quello che avevo appena fatto, giaceva a terra immobile ma il suo corpo continuava a mutare, aveva un՚altra vita dentro di sé…

Dalla sua bocca emersero come dagli abissi di un oceano quei tentacoli, si agitavano isterici. Dovetti rimettermi in piedi e ritornare lucido. Fissando quello strano bagliore a lungo mi rendevo conto che il mio cervello non funzionava come

doveva. I tentacoli si calmarono ad un certo punto, fluttuavano fuori dalla bocca di Thaddeus come spighe di grano solleticate da una dolce brezza estiva. Lentamente si unirono e formarono una singola lingua verde che volò via, fuori dalla finestra.

La luce del giorno stava piano piano svanendo, oscurando Red Castle. Pensai che non sarebbe stato saggio aggirarmi per le strade con il buio, ma non potevo nemmeno rimanere in quella casa.

Coprii con un lenzuolo il corpo di Thaddeus, due lacrime mi scesero attraversandomi le guance come se fossero due pellegrini diretti verso un luogo di culto. Mi inginocchiai vicino al mio amico e recitai due preghiere, una per me e una per lui.

Guardai fuori dalla finestra dello studio, ogni tanto mi voltavo per vedere se Thaddeus era veramente morto, e così era. Da quella posizione avevo una buona visuale di Red Castle, per le strade regnava il caos. Thaddeus era un grande studioso di astronomia, a parte la montagna di libri sull՚argomento era munito di un telescopio. Maneggiai in modo grossolano la regolazione della lente per mettere a fuoco e vedere con occhio attento Red Castle, notai Perry Birching che preparava tre cappi. Andò in giardino e li     posizionò su ramo di un albero a distanza di un metro l՚uno dall’altro. Rimasi con il telescopio fisso su di lui per vedere cosa stesse facendo. Portò fuori la sua famiglia, uno alla volta, caricandoseli sulle spalle come sacchi di patate.

Sua moglie e i due figli avevano le mani legate… e urlavano. Perry posizionò tre sedie sotto i rispettivi cappi, e con un coltello in una mano spinse sia la moglie che i suoi figli a salirci in piedi. Fece poi scorrere il nodo scorsoio a tutti e tre, lo guardavano piangendo e urlando allo stesso tempo. Perry non era più la stessa persona, fisicamente stava cambiando, i suoi tratti somatici erano cambiati.

Tolse le sedie con un calcio, una dopo l՚altra. Non udii lo spezzarsi del collo da quella distanza ma fu orribile lo stesso, Perry aveva la schiuma alla bocca e anche lui, come gli altri cittadini, aveva quel bagliore negli occhi.

La notte calò il suo mantello più scuro, l՚assenza di stelle mi fece tremare dal terrore e come se non bastasse, si era alzato anche un vento feroce. Sempre tenendo sott’occhio la città o quello che ne rimaneva, con il telescopio vidi una cosa che mi lasciò senza parole, dovetti passarmi le mani sugli occhi increduli.

Notai la zona cimiteriale dove prima sorgeva l՚istituto di malattie mentali, era avvolta da un՚aurora boreale di natura malvagia e dal terreno si levavano fumosi tentacoli verdi che si riversavano per le vie di Red Castle. Solo in quel momento capii cosa stesse accadendo, la mia analisi andava contro ogni spiegazione scientifica e umana. Mi tornarono in mente le parole di un signore molto distinto che incontrai tempo addietro in una grezza locanda nei pressi di Providence, Rhode Island, il quale mi mise in guardia in tal caso un giorno avessi notato cose strane.

Mi parlò di colori bizzarri provenienti da spazi oscuri dell’universo e di forme di follia che l՚essere umano non sarebbe mai stato in grado di capire, mi raccontò anche che un giorno i Grandi Antichi si sarebbero svegliati per dominare la terra e lo spazio distruggendo la concezione del tempo. Dopo quella volta non lo incontrai più, solo il nome ricordo, un certo Howard Phillips Lovecraft.

Controllai quante munizioni mi fossero rimaste e un brivido gelato mi strinse il cuore, ne avevo una misera manciata. Diedi ancora un՚occhiata con il telescopio alle strade di Red Castle, erano invase di persone in preda al delirio di una furia omicida. Dovevo lasciare la città ad ogni costo, non volevo restare in quel posto infetto di follia.

Rovistai nella cantina di Thaddeus, non trovando un fucile carico fui costretto ad accontentarmi di un coltello da caccia, le munizioni decisi di conservarle per momenti peggiori.

Prima di uscire dalla casa del mio amico morto, notai un mazzo di chiavi adagiate sul tavolo della cucina, tirai un sospiro di sollievo. Erano le chiavi del suo furgone.

Il mezzo era parcheggiato sul retro dell’abitazione, quindi con molta prudenza e una preghiera in gola aprii la porta con un calcio. Valutai la situazione scorrendo la canna del fucile a destra e a sinistra, quella zona era sgombra da ogni pericolo. Corsi verso il furgone, mi chiusi all’interno dell’abitacolo e sprofondai nel sedile, stremato.

Tastai con mani tremanti le tasche alla ricerca delle chiavi, le inserii e misi in moto il mezzo. Brontolò per pochi secondi, e in quei pochi secondi il terrore mi divorò… La fortuna decise di assistermi, dopo il singulto del motore ci fu il ruggito. Strinsi il volante con tutte le mie forze fino a farmi sbiancare le nocche e diedi gas, durante la fuga lo scenario che si palesava davanti ai miei occhi era indescrivibile, Red Castle era fuori controllo.

Prima di lasciare la città mi recai nei pressi della zona dove prima si ergeva l՚istituto di malattie mentali, parcheggiai il furgone ma non scesi. Quello che vidi mi lasciò di sasso, dal terreno emergeva quella luce verde pulsante e al suo interno, come fantasmi vorticanti, vi erano le anime dei pazienti dell’istituto. Lasciai la città, prima di vederla sparire diedi l՚ultima occhiata dallo specchietto retrovisore… quella luce verde divorava tutto ciò che incontrava, diffondeva la follia e si impossessava delle persone… trasformandole in quelle cose…

Tutt’ora di notte mi sveglio madido di sudore, preda di un panico indescrivibile, i ricordi di quella notte non mi vogliono lasciare. Vivo in un casolare isolato in mezzo a un bosco, lontano da ogni forma umana, ho sbarrato porte e finestre lasciando solo qualche piccolo spiraglio. Ma quella luce verde è lì fuori, la vedo ogni giorno. Prima o poi entrerà e per me sarà la fine. Carico il fucile con l՚ultima pallottola.