Racconto di Angelo Reccagni

(Quarta pubblicazione)

 

Marco aveva dodici anni quando disse ai suoi genitori che desiderava entrare in seminario. Quell’ anno aveva frequentato la prima media ed era stato bocciato. In un certo senso voleva rimediare a quella grossa delusione, voleva fare qualcosa di importante, qualcosa che lo distogliesse dal pensiero dell’insuccesso scolastico. La madre, molto credente e praticante, ne fu particolarmente entusiasta, mentre il padre un po’ meno.
Qualche giorno dopo il suo annuncio, andarono a parlare con il Parroco che gli fece alcune domande e, anche se sembrava poco convinto, si impegnò con la madre, dicendo che avrebbe provveduto ad accompagnarlo e iscriverlo al seminario della loro diocesi.

A quei tempi, la formazione seminaristica iniziava subito dopo le scuole elementari e, una volta entrati, ad aspettare gli studenti c’era una vita austera, di studio e preghiera, sotto una severa disciplina. Non diventò mai sacerdote perché il suo problema era lo studio: se era riuscito a superare la scuola media, il suo percorso nella scuola superiore divenne molto problematico e, nonostante i docenti cercassero in tutti i modi di aiutarlo, i suoi risultati erano molto scarsi. Fu così che, giunto all’età di ventidue anni, al termine dell’anno scolastico che stava frequentando, il rettore del seminario, con le più belle parole possibili, gli comunicò che purtroppo non era adatto alla missione del sacerdozio.

Tornato a casa, non gli restava che trovarsi un lavoro e, grazie all’aiuto del rettore, trovò un impiego in città, in una piccola fabbrica di articoli per l’arredo e la decorazione della chiesa. Tutto sommato, nel complesso si sentiva bene: aveva trovato un piccolo appartamento in affitto, il lavoro gli piaceva e, inoltre, aveva iniziato a frequentare l’oratorio del quartiere. Sapendo dei suoi trascorsi in seminario, il parroco gli diede l’incarico di catechista per i ragazzi delle medie, cosa che fece con molto impegno ed entusiasmo.

Gli anni passavano veloci, uno dopo l’altro, e la sua vita scorreva un po’ monotona, ma nel complesso tranquilla e serena. Aveva da poco superato i trent’anni, quando arrivò all’oratorio una nuova catechista, una ragazza più o meno sua coetanea, molto carina e molto religiosa: Si chiamava Silvana.
Marco fu colpito dalla sua riservatezza e dalla sua timidezza, sentimento, quest’ultimo, a cui anche lui non era immune. La incontrava tutte le domeniche, alla messa del mattino, con i ragazzi e le ragazze e al pomeriggio per le lezioni di catechesi. La domenica pomeriggio, terminate le lezioni, avevano cominciato a fermarsi al bar dell’oratorio, per prendere qualcosa da bere e scambiare quattro chiacchiere. Marco non aveva mai avuto una ragazza, non aveva mai neanche considerato la possibilità che gli potesse capitare una cosa del genere. Lui, che non aveva conosciuto e neppure cercato l’amore, questa volta si accorse che qualcosa dentro di lui cominciava in un certo senso a tormentarlo. Cominciò a non vedere l’ora che arrivasse la domenica per poter rivedere quel viso dolce e sorridente ed assaporare la musicalità delle sue parole. Era bellissimo trascorrere il tempo con lei, parlando e ridendo per piccole cose. Più le domeniche passavano, più aumentava il tempo che loro due trascorrevano insieme al bar.

Arrivarono così, in modo naturale, anche ad uscire per fare quattro passi per la città e un pomeriggio andarono al cinema a vedere il film di un regista che lei adorava. Durante la proiezione lei appoggiò il capo sulla sua spalla e teneramente la propria mano sulla sua. Marco era emozionatissimo, ma nel frattempo non sapeva cosa fare. Fu lei a prendere l’iniziativa alzando la testa dalla sua spalla e raggiungendolo con un bacio sulla bocca. Goffamente Marco l’abbracciò e nel contempo sentì qualcosa di umido contro le sue labbra serrate, qualche santo in paradiso gli suggerì di schiudere la bocca e fu così che le loro lingue si incontrarono e si cercarono. Fu l’inizio della sua storia d’amore con Silvana. Cominciarono a frequentarsi anche durante la settimana, uscendo insieme la sera per una pizza, un film o anche solo per fare una passeggiata. Quando erano insieme Marco la baciava, l’accarezzava, le passava le mani sui capelli, la stringeva forte a sé, ma non osava andare oltre. Trent’anni di educazione religiosa lo tenevano lontano da iniziative a peccaminose e impure. Silvana era a sua volta innamorata di Marco, lo trovava carino, dolce, sincero e molto simpatico. Il suo modo di fare piaceva ai ragazzi della catechesi e piaceva molto anche a lei. Silvana però capiva, che in amore, Marco era decisamente un po’ imbranato, aveva intuito che in questo campo non aveva esperienza e pensò che andava conosciuto meglio, soprattutto nel profondo del suo modo di ragionare e di amare.

Arrivò una sera in cui Silvana si fermò a casa di Marco e. dopo aver preparato insieme una cena squisita e romantica, con la complicità di alcuni di bicchieri di vino, giunse anche l’ora dell’amore. Erano al buio, nudi nel letto. Marco teneva Silvana teneramente tra le braccia e ogni tanto le baciava i capelli e la nuca. Mentre stavano così, silenziosi e abbracciati, i pensieri di Marco cominciarono a divagare.
Cominciò con il pensare che era la prima volta che aveva fatto l’amore, che per la prima volta era nudo in un letto con a fianco una donna nuda, ma iniziò anche a pensare che per quella donna non era la prima volta e che non si era fatta alcun problema per questa sua condizione.
Indubbiamente per lei era la normalità; d’altra parte lui come poteva pensare che una ragazza di quasi trent’anni fosse ancora vergine? L’aveva letto anche su una rivista di chiesa, nella rubrica “Lettere al direttore”, dove un lettore aveva scritto che era anagraficamente impossibile che una ragazza di quasi trent’anni potesse essere ancora vergine. Marco cominciò così ad essere curioso del suo passato e a domandarsi quando avesse fatto la prima volta l’amore, con chi, con quanti. Fu Silvana che spontaneamente gli fornì delle risposte, poiché cominciò a parlargli di sé, delle sue esperienze passate, della sua prima storia d’amore, della sua seconda relazione con un uomo sposato e più anziano e ancora di una terza con un collega di lavoro. Anche Marco, quindi, parlò delle sue esperienze, non gli andava di confessarle che lui di esperienze non ne aveva fatte proprio nessuna e allora si inventò una storia. Le disse che lui in passato era fidanzato con una ragazza, una giovane insegnante di lettere. Sì, lo disse così, mentì per sentirsi “alla pari”. Purtroppo, in un certo senso, i conti non gli tornavano: come poteva essere alla pari con Silvana? Lei aveva confessato di aver avuto più relazioni e relazioni di certo non platoniche. mentre lui soltanto quella partorita dalla sua fantasia.
Cercò di scacciare quei pensieri, sostituendoli con pensieri più positivi, perché in fondo era fortunato: aveva trovato la donna della sua vita, una donna bella, intelligente, che lo amava e con cui stava veramente bene. Più passava il tempo, più l’amava e più stava bene con lei, ma sempre più spesso nella sua testa si affacciavano brutti pensier. Veniva assalito da una sorte di gelosia nei confronti del suo passato sentimentale e principalmente sessuale. Cominciò a farsi dei veri e propri film mentali, immaginandosela mentre faceva sesso, cercando di ricostruirne i luoghi, i dialoghi, le sue espressioni, i suoi stati d’animo e queste fantasie gli provocavano delle vere e proprie crisi d’ansia. Arrivava a sentirsi quasi soffocare, il tutto accompagnato poi da tristezza, depressione e anche rancore.

Silvana cominciò ad accorgersi che qualcosa non andava con Marco. Era certa che lui l’amasse, che stravedesse per lei, ma avvertiva anche da alcune sfumature di certi suoi discorsi o in certe sue espressioni una sorta di risentimento nei suoi confronti. Marco aveva cominciato a farle domande sul suo passato, chiedendole a volte dei dettagli di tipo erotico e lei, ingenuamente, in un primo tempo lo aveva assecondato, credendo di fargli piacere, anche perché Marco, dopo i suoi racconti, si metteva sonoramente a ridere, dando il messaggio che volesse conoscerle più che altro per scherzare e forse anche per eccitarsi un po’. Ma giorno dopo giorno la situazione cominciava a farsi pesante, le domande sul suo passato sessuale diventavano sempre più insistenti e le reazioni di Marco alle sue risposte non erano più basate sulla risata, ma, al contrario, si adombrava e parlava a monosillabi. Silvana cominciò a capire che quella di Marco non era una curiosità scanzonata, ma una vera e propria curiosità morbosa, ossessiva, oltretutto a volte si sentiva giudicata negativamente per il suo passato. Marco, senza mai dirglielo chiaramente in faccia, ma attraverso giri di parole, di fatto le comunicava disapprovazione per i suoi trascorsi sessuali, riuscendo a volte anche a ferirla profondamente. Spesso Marco rifletteva anche sulla sincerità di Silvana: com’era possibile che non si fosse accorta di quanto lui fosse maldestro? Quali erano poi state le sue valutazioni quando, per forza di cose, lo aveva confrontato con i suoi ex partner? D’altro canto, anche Silvana si poneva delle domande: continuava a chiedersi cosa mai Marco dovesse rimproverarle il passato che era il passato e basta e, soprattutto, il suo passato. Di certo Marco era affetto da una gelosia insana e immotivata. Di fatto si era ossessivamente focalizzato sull’aspetto sessuale delle sue precedenti relazioni, arrivando addirittura a chiederle descrizioni in merito alle posizioni, ai luoghi e alla frequenza dei rapporti. Silvana aveva cercato di capire che tipo di disturbo avesse Marco e, cercando su internet, scoprì che soffriva di gelosia retroattiva e al riguardo lesse uno scritto che la turbò molto e che diceva che per il geloso retroattivo non era importante che la partner si comportasse correttamente nel qui e ora, che fosse carico di attenzioni, che fosse presente, amorevole e che soddisfacesse ogni tipo di bisogno. In ogni caso, la partner sarebbe stata giudicata sulla base delle sue storie e degli uomini avuti in precedenza, sempre una connotazione negativa. Quindi il suo passato veniva giudicato come costellato di superficialità emotiva, di scarsa moralità, in altre parole, di errori ai quali non era più possibile porre rimedio. Questo perché il filtro con cui veniva valutato il passato della partner rifletteva la scala di valori e il modo di vedere la vita secondo il geloso, una visione, che ovviamente non coincideva con quello della partner.

Mentre Marco lottava contro questa sua insana gelosia, contrapponendo razionalmente, ai cattivi pensieri, tutte le cose belle che Silvana rappresentava per lui, lei era dolorosamente giunta ad una decisione. Fu così che, pur non riuscendo a trattenere lacrime e singhiozzi, gli comunicò la sua intenzione di troncare il loro rapporto. Gli disse che non intendeva proseguire con una relazione dove si sarebbe sempre sentita giudicare negativamente, oltretutto per delle sue scelte del passato, scelte che aveva avuto tutto il diritto di fare, scelte che non lo riguardavano e che lui non aveva alcun diritto di criticare.

Invano, disperatamente, Marco cercò di convincerla che sarebbe cambiato, invano Marco si scusò per i suoi pensieri, per i suoi giudizi, poiché Silvana fu irremovibile e. dopo un forte abbraccio, lo lasciò.

I primi giorni senza Silvana furono terribili, bui: non provava più angoscia o stato d’ansia per il passato, ma bensì per il presente. Si rese conto di quanto fosse stato stupido e di cosa avesse perso per quell’ insana forma di gelosia. Non avrebbe più visto Silvana, nemmeno all’oratorio perché nel frattempo lei aveva interrotto la sua attività di catechista.

Passò del tempo e piano piano, Marco tornò alla sua vita di sempre, alla sua vita un po’ monotona, ma nel complesso tranquilla.

Fu circa un anno dopo la fine della relazione che casualmente, tornando dal lavoro, incrociò Silvana mentre stava passeggiando a braccetto con un uomo e, quando lo vide, gli sorrise e si fermò per salutarlo. Silvana era bella come sempre, forse ancor di più di come se la ricordasse. Lei gli presentò il suo accompagnatore, gli disse che era il suo fidanzato, che era un insegnante di lettere e che a fine del mese si sarebbero sposati. Marco, balbettando in preda ad una sorta di devastazione emotiva, fece a loro le sue più vive congratulazioni e dopo qualche breve scambio di convenevoli se ne tornò al suo appartamentino. Quella notte i suoi insani pensieri tornarono a trovarlo, ritornarono quei suoi film mentali che mostravano Silvana fare sesso con i suoi ex, ma oltre al passato cominciò a pensare anche al presente, chiedendosi cosa stesse facendo in quel momento Silvana con il suo professore di lettere.

Quella notte, nuovamente, tornarono gli attacchi di ansia, tornarono i mai sopiti sentimenti di frustrazione, rabbia e rancore nei confronti di Silvana, per il suo passato e ora anche per il suo presente, e ancora una volta, Marco si senti come soffocare.

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