Racconto di Gigi Pietrovecchio

(Settima pubblicazione – 29 aprile 2020)

 

Già, di tutti quanti l’unico di cui si parlava di più e di meno, e spesso a sproposito, era proprio lui: il Maggiore Ran Thuryan, il Comandante di astronave Eiréne… E lui non era un alieno, no, era un comune uomo di Kòros 2. Comune?

Per essere sinceri, ma proprio sinceri fino in fondo, fino alle estreme conseguenze… faceva parte di quell’un per cento di umani riscontrabile in tutte le galassie…

Purtroppo, o per fortuna, in tutta la prima parte della sua esistenza, apprendistato, introduzione, fase iniziale, chiamatelo come volete… lui non ne era stato cosciente.

La sua vita era incominciata in modo abbastanza banale, in una famiglia comunque affettivamente solida e stabile, il che non è poco, con i tempi che allora correvano. Poi, con il trascorrere degli anni, anni di Kòros 2, si era fatta strada nel suo inconscio la voglia di volare, di pilotare, di gestire lo spazio sulle tre dimensioni ed anche il tempo ed anche oltre.

E così, con il susseguirsi delle stagioni, la sua presenza nello spazioporto vicino a casa si fece sempre più intensa, fino al punto di essere praticamente quotidiana.

Finché un giorno…

Siccome era forse il più assiduo frequentatore della Aerospazio 50 il Comandante della base gli concesse il NOAFP (= Nulla Osta Alla Frequenza Piste…); quando ricevette il pass direttamente dalle mani dell’alto Ufficiale, Colonnello di Primo Cerchio Màrus Kùndar, per poco Ran non impazzì dalla gioia in quella incredibile, per lui, ed insperata evenienza.

Da allora in poi, aveva 14 anni, la sua famigliarità con piloti, meccanici, manutentori, navigatori e specialisti assurse a livelli quanto meno impensabili per chiunque non possedesse la sua incontenibile passione e la sua evidente vocazione…

… vocazione al comando ed al governo di astronavi di qualunque ordine e grado!

I suoi genitori si accorsero abbastanza alla svelta delle tendenze e delle capacità del loro figliolo e non frapposero mai intralci a quella che palesemente era la sua prospettiva professionale.

Ogni tanto qualche pilota lo prendeva a bordo per brevi voli e gli insegnava i rudimenti del mestiere, gli cedeva i comandi e gli suggeriva, dall’alto della sua esperienza, tutti i trucchi possibili ed immaginabili per dominare le impressionanti potenze dei velivoli interplanetari; il giovane Thuryan assimilava ogni manovra, interiorizzava ogni consiglio e memorizzava qualunque  istruzione.

Imparò così a gestire una spazionave nelle situazioni normali e d’emergenza ed a comprendere perfettamente le indicazioni degli strumenti, le reazioni comuni od improvvise e perfino le scansioni delle periodiche e cicliche revisioni.

A 18 anni sostenne gli esami di abilitazione alla conduzione delle aeronavi di primo ordine; li superò senza particolari onori: a lui interessava volare, non eseguire esercizi preconfezionati o attenersi ad inutili procedure che poi nessuno, normalmente, applicherebbe mai.

Iniziò con i trasporti commerciali, affiancando ovviamente un titolare, e questo gli servì per apprendere l’arte della navigazione, le procedure delle comunicazioni ed il comportamento più opportuno da tenere nelle intasatissime basi del traffico economico.

Due anni dopo gli fu offerta la possibilità di incontrare Eiréne…

… Eiréne, beh, Eiréne… era una delle pochissime, tre o quattro, non di più, navi spaziali intergalattiche di tipo biotronico, a metà strada tra la macchina e l’uomo, al crocevia del cyborg e del velivolo, alla crasi tra i circuiti e i neuroni… mistero di telepatia e controllo remoto…

I precedenti esperimenti di collaborazione tra entità di tali caratteristiche ed umani, od umanoidi, erano clamorosamente falliti, con non indifferenti conseguenze psichiche per le persone interessate.

Quando si incontrarono, solo ed esclusivamente per colpa o per merito del Col. Kùndar, Eiréne e Ran erano fermi, in assoluto equilibrio statico a circa 100 metri l’uno dall’altro. Dalla nave partì autonomamente una moltitudine di messaggi luminosi e colorati ai quali il ventenne uomo blu rispose allargando le braccia in un inequivocabile segno di accoglienza…

Il contatto mentale era stato immediatamente stabilito!

E prese avvio la danza… Molto, ma molto adagio il vascello si levò da terra, a qualche metro d’altezza si mise ad oscillare in un moto sinusoidale e ondulatorio e ad avanzare in direzione del giovane, che, da parte sua, in maniera totalmente spontanea, si avvicinava saltellando; la musica esplose nell’etere di Kòros ed Eiréne si fermò, dalla sua parte anteriore si materializzò lo scivolo gradinato illuminato da psichedeliche luci policrome; lui si inchinò e salì gli scalini; tutto si richiuse e lentamente fece quota… incontro al domani…

Il giorno dopo, con l’alba appena trascorsa,  un preoccupatissimo Comandante di spazioporto camminava, estremamente nervoso, avanti e indietro nella sala quadri di Aerospazio 50. Il suo aiutante, uno Specialista di Secondo Cerchio, non sapeva più cosa fare per tranquillizzare ed assecondare il suo superiore…

Finalmente, con loro grande sollievo, il binomio fuggitivo apparve all’orizzonte e la non del tutto conosciuta entità volante in capo ad un paio di tonneaux, ad un passaggio radente e ad una Fieseler mozzafiato… si stabilizzò e, molto elegantemente, si posò sulla sua piazzola, come se nulla fosse successo.

Il Colonnello prese da un mobile una bottiglia ed  un paio di bicchieri, li riempì fino all’orlo, ne passò uno al suo subalterno e, nemmeno a metà mattinata, brindarono alla felice conclusione del trascorso esperimento.

Thuryan, soddisfatto e confuso al tempo stesso, ed assai prevenuto, si presentò davanti al suo anfitrione… Il velivolo biotronico, molto opportunamente, non tentò di raggiungerli… Rimase alla sua area di parcheggio, ma in costante connessione con il suo Capo, e questo nessuno lo avrebbe intuito…

Non appena entrò nell’ufficio del Comandante Ran cercò di scusarsi di quanto avvenuto dalla sera precedente, ma, per tutta risposta, si sentì dire: “Cosa bevi?”

“Non so se è possibile, ma, dopo questa notte in giro per i mondi, gradirei volentieri un succo di miràba”

Il distillato, non senza qualche difficoltà, fu trovato e servito.

Da allora in poi Ran incominciò a volare sull’Eiréne con equipaggi di formazione, in cui tutti i presenti lo erano esclusivamente per contratto; e tutti loro, poco dopo la partenza, si accorgevano subito, indipendentemente dal loro grado e dalla loro qualifica, che la “macchina” era congiurata con il giovane ufficiale…

Un po’ alla volta, senza sembrare troppo cattivi, gli uomini e le donne lo abbandonarono al suo destino… o meglio… li abbandonarono al loro destino…

Per i due, l’umano e la nave, non fu un enorme problema. A loro rimase solo il cruccio di non potere, al momento, ottimizzare l’incontenibile potenza e le innumerevoli funzioni fisiche, biotecniche e, soprattutto, metapsichiche che, ad insaputa di quanti erano stati precedentemente a bordo, erano riservate agli occupanti del né grande né piccolo velivolo.

Trascorsero così alcuni anni durante i quali si specializzarono progressivamente in missioni abbastanza particolari, spesso complesse e difficili ed a volte estremamente rischiose. Intanto il  Consiglio di Synthesis, supremo organo dell’Assemblea, per esigenze di questo tipo sempre più di frequente faceva riferimento alla doppia entità umano-biotronica.

Alla luce di questi eventi ed immaginando un non indifferente orizzonte evolutivo, cosa peraltro normale dal suo punto di vista, Màrus Kùndar suggerì al suo giovane amico di pubblicare un’inserzione, una normalissima ricerca di personale.

E così, una volta che il messaggio fu diffuso all’ecumene degli spazi, sul fare del doppio tramonto di Uniyiar-Delìmir Alpha, Eiréne ed il suo Capo (Come da subito lo aveva battezzato ed il che, per lei, era tutto dire…) lasciarono l’Aerospazio 50 ed iniziarono un’estesa ricognizione a volo d’uccello del patrio suolo sopra al quale ancora si trovavano; poi, mentre ogni riferimento degno di nota veniva sistematicamente memorizzato, fulmineamente si estraniarono da Kòros 2 per mettere a punto il più ambizioso e temerario progetto che mai sia stato immaginato da quelle parti.

Lasciarono l’abituale galassia e volsero la prua lontano, molto lontano fino a raggiungere il piccolo sistema della notevole stella gialla Uddàuna costituito da tre mondi soltanto, di cui due completamente privi di essere viventi: il più interno Tifillò, con i suoi due satelliti, e Psùllanah, sull’orbita mediana con i suoi tre; ma il più interessante è Sydmònio, il più esterno, quello minuscolo, l’unico con una grande luna abitata da uomini: Bella Randagia… e lì percepirono la presenza di War Tryar, bravo in tutto e specialista in nulla, talmente poliedrico ed evoluto da risultare assolutamente affidabile per tutto; Ran e la nave immediatamente concordarono che non avrebbero potuto lasciarselo sfuggire…

Abbastanza vicino, sempre in termini astrofisici, tra i quattordici mondi che orbitano intorno alla gigante arancione Y’ìndiri si trova Ontar, un pianeta la cui caratteristica principale risiede nei suoi abitanti: gli Ontar, appunto, gli umanoidi arancio, compatibili con gli umani, ma soprattutto autointerfacciabili con tutte le realtà informatiche, informative, elettromagnetiche, bio e psicotroniche. Ed anche loro rivestivano notevole importanza nella ben ampia prospettiva che si andava delineando.

Dopo, sulla strada del rientro, decisero di verificare se vi fossero delle serie opportunità per coinvolgere anche i Demanranpày. Un po’ per sentito dire ed un po’ per averlo intuito in tanti viaggi già effettuati in giro per le più svariate galassie, a Ran ed alla nave risultava che i Canglùpi degli spazi fossero in assoluto i più grandi esperti in tutti i sistemi d’arma conosciuti.

Deviarono dall’itinerario principale facendo così rotta per Pày Tsòn, il loro esclusivo pianeta, e stabilirono di inviare una raffica di messaggi subliminali telepaticamente ricevibili, cosa che per i licantropi guerrieri era senz’altro abituale…

E per finire rimanevano i Kodd, da Thùryan ben conosciuti ed assai apprezzati fin dalle sue prime frequentazioni spazioportuali; loro sarebbero arrivati da soli, tanto era solido il reciproco legame tra i similorsi e l’uomo.

Questi sono unicamente i retroscena della grande convocazione che ne seguì; e come si sia svolta e quali risultati abbia prodotto lo abbiamo già appreso dalla minuziosa testimonianza del Vicecomandante War Tryar.

Beninteso, Eiréne ed il suo equipaggio, anche dati i precedenti cui abbiamo prima accennato, rimasero estranei agli inquadramenti delle forze convenzionali e si dedicarono soprattutto, sempre su richiesta del Consiglio, ad interventi speciali, a recuperi difficili ed a trasporti protetti; inoltre a bordo né la disciplina formale né il protocollo rivestirono mai particolare importanza; quindi, per concludere, resta solo da aggiungere che il Maggiore Ran Thùryan, in buona parte dei mondi abitati, è semplicemente noto come il Corsaro di Kòros!