Racconto di Gigi Pietrovecchio

(Undicesima pubblicazione)

 

Ran Thùryan, Comandante della nave biotronica Eiréne, è a capo di un equipaggio di popoli diversi (Similorsi, lupi canguri, uomini arancio infoneurali). I loro compiti dipendono dal Consiglio di Synthesis, basato su Kòros 2, e spaziano fino al pianeta Terra ed ai confini delle Galassie Confederate ed anche oltre. Questa serie di episodi, come fosse un feuilleton, racconta le loro avventure.

Si consiglia di leggere i racconti precedenti per avere una visuale più ampia. Basta fare la ricerca con il nome dell’autore “Gigi Pietrovecchio”

 

I mezzi per comunicare con quelli che per noi sono “gli altri” risultano essere decisamente numerosi ed enormemente diversi; ed a parte le espressioni puramente gestuali, che conservano comunque la loro intrinseca importanza funzionale, per quanto riguarda le lingue soprattutto parlate, ma anche quelle scritte e lette, abbiamo sempre un incredibile ventaglio di caratteristiche specifiche e di graduali difficoltà.
Perciò quando persone di molteplici provenienze, e che di conseguenza si esprimono in maniera differente, si trovano a doversi relazionare le une con le altre quasi sempre, per una semplice questione di praticità, ricorrono ad una lingua franca, conosciuta quasi da tutti, ma tipica di nessuno, che li mette però in condizione di dialogare e di capirsi quasi perfettamente; un classico esempio è il già citato spiràali di Yòryn, valido per tutte le Galassie Confederate, ed anche più in là, ed a volte arricchito da inflessioni animaloidi come i brontolìi kodd o i contenuti ululati déman, cosa normale su Eiréne, e spesso parlato come secondo o terzo idioma.
Per chiarezza i similorsi Kodd nel quotidiano parlano il kòrosian, come gli uomini blu, e i Canglùpi il pày.
Occorre inoltre precisare che Gùnny Yòryn, o Gùnn’Yòryn, è colei che operò la definitiva sistematizzazione della parlata comune già in uso da moltissimo tempo. Era una Pellicciona eccezionalmente intelligente e molto carina, alta 1 metro terrestre e 50, e veniva da Surràn, il quinto degli undici pianeti che orbitano intorno al sistema binario delle doppie Dhòralar, nana azzurra con la sua satellite rossa Dhòralar b, e Tyìvanol, nana bianca con la rispettiva compagna gialla Tyìvanol b, nella galassia dei Cerchi grandi; diciamo una situazione astronomica abbastanza complicata…
La sua faccia, semplicemente umana, sempre allegra e leggermente abbronzata, era contornata da una corta e folta pelliccia marrone scuro che ricopriva, ad eccezione delle mani munite di cinque dita, anche tutto il resto del corpo: un tipino simpatico, brillante di luce propria e di una non comune capacità di analisi e consequenziale sintesi riscontrabile in meno dell’un per cento degli abitanti dei mondi conosciuti…
Era solita indossare lunghe tuniche bianche stringendosele in vita con sottili cinture metallizzate, sembrando così molto più alta e longilinea di quanto fosse in realtà; intorno alla fronte intrecciava corone di foglie e fiori, non a caso, ma scegliendo dagli arbusti che per tutti avessero un significato; e di frequente sovrapponeva le sue mani nascondendole nelle ampie maniche della veste.
Un’autorevole officiante del multiforme universo della comunicazione…
E, data la sua conclamata notorietà, fu presto raggiunta da altre persone, che, sinceramente interessate a questo campo di indagine, si posero alla sua sequela; in mezzo a loro si mise celermente in evidenza Dauréno Turèl il quale, dopo non molti anni, fondò una scuola destinata ad assurgere ai più alti onori della scienza e della cultura e dando così lustro al suo paese nativo nella vicina galassia della Fenice blu.
E proprio nella Fenice blu e nel sistema della gigante azzurra Bhràt Lidhànni si trovano due pianeti abbastanza peculiari: Olonadòl, patria dei Doliàni, da cui appunto proveniva Dauréno, e Mèhl, il cui antico nome è Erlàin, ed in proposito torneremo fra poco.
Sul primo, grazie all’opera del chiarissimo filologo appena menzionato, aveva ed ha tuttora sede il “Centro e Museo linguistico dell’Ecumene intergalattica”; fin da allora vi operava una cinquantina di eminenti studiose e studiosi enormemente acculturati, originari dei mondi più disparati e depositari di grande autorevolezza riconosciuta quasi dappertutto; essi, oltre a rispondere con estrema competenza alle problematiche ed ai quesiti che venivano loro posti, continuavano anche ad occuparsi delle proprie personali ricerche, incluse quelle attinenti agli idiomi antichi ed alle loro forme in parte scomparse o talvolta addirittura estinte.
Inoltre per questi obiettivi alcuni di loro sporadicamente si assentavano dall’istituto e percorrevano anche notevoli distanze e trascorrevano pure lunghi periodi vivendo in mezzo alla gente dei luoghi più vari e strani discorrendo, chiedendo, intervistando, sondando e, soprattutto, ascoltando ed interiorizzando parole, morfemi, fonemi, pronunce, accenti e forme lessicali, grammaticali e sintattiche, attuali od arcaiche che fossero.
Ran ci arrivò con Eiréne, e per puro caso; e quando chiese: “Voi che ne conoscete tante, qual’è la lingua più difficile in assoluto?” immediatamente e senza alcuna esitazione gli fu risposto: “Il by’ro, il by’ro di Bàsh Kü’llay!”
In effetti il by’ro di Bàsh Kü’llay è semi-cifrato e caratterizzato da una congerie di prefissi, infissi e suffissi; i riferimenti ad un termine già citato si ottengono saldando l’inizio e la fine dello stesso (E’ indifferente che si tratti di vocali-semivocali o consonanti-semiconsonanti…) e ricomponendo così altre parole che, se riprese nello stesso discorso, subiranno ancora il medesimo processo…
La memoria e la logica di cui sono dotati i By’ror hanno dell’incredibile.
A titolo d’esempio, ed abbastanza banale, possiamo assumere proprio il lemma “by’ro” in cui la consonante “b” è l’iniziale di Bàsh e la semiconsonante “y” è la finale di Kü’llay, l’apostrofo è sostanzialmente il punto in cui cade l’accento, “ro” è un suffisso che rappresenta un concetto di appartenenza e di riferimento; quindi, semplicemente, by’ro è quanto ha a che fare con il pianeta in questione mentre un o una By’ro e più By’ror ne sono i residenti.
E’ pertanto di assoluta evidenza che l’equivalente termine Kü’llayer, riferito agli abitanti, o kü’llayer, inteso come attributo, non è autoctono; infatti resta invariabile ed è soprattutto usato da stranieri, che spesso con Bàsh Kü’llay, e la sua immensa cultura, ben poco hanno a che fare.
Abbiamo prima accennato a Mèhl, l’altra assai famosa terra del sistema di Bhràt Lidhànni, e dicevamo del suo antico nome Erlàin, che non avrebbe nemmeno ragione di essere ricordato se non fosse per il fatto che i suoi abitanti anche oggi sono da tutti conosciuti esclusivamente come gli Erlàini, i cantori di Mèhl…
Questi nel loro idioma, singolarmente orecchiabile e musicale, ed appartenente al ristretto gruppo delle parlate emozionali o semipoetiche, dense di pàthos, eseguono lunghi brani, vocali e strumentali, profondamente accattivanti e coinvolgenti accompagnandosi con le tipiche tastiere collegate a canne multiple dai suoni trascendentali; ne hanno di tutte le misure: da quelle leggere e portatili a quelle fisse e quasi monumentali, dotate di più file scalate su diverse altezze sia di tasti che di tubi di risonanza.
Troviamo poi l’insieme delle lingue specialistiche o professionali, come il klùppen e l’òntar, nelle quali i riferimenti agli specifici campi di applicazione costituiscono più o meno la metà dei termini e dei concetti comunemente utilizzati nel parlare; è perciò evidente che vivere con un od una Ontar non è per tutti, dal momento che nel discorso infilano sempre elementi tecnici infoneurali mentre in ambiente a loro sconosciuto parlano pochissimo; perciò onore a War Tryar! In famiglia i Tryar’Ontar parlano l’ontar o il rànda, la lingua di Luna Randagia nella resa più logica possibile del termine originale, ma tutti conoscono anche lo spiràali…
Per caso esistono anche popoli, od altre entità, senza lingua propria?
A titolo d’esempio: gli Uryoniàni cosa parlano e come comunicano telepaticamente fra loro? Usano solo frequenze concettuali variabili?
Ora, per concludere il riassunto del ben più ampio discorso di Thùryan, potremmo ricordare anche il raro fenomeno della poliglossia simultanea, cioè la capacità di rivolgersi nello stesso tempo ad interlocutori diversi esprimendosi nell’idioma tipico di ognuno di essi.
Al riguardo è risaputo che uno dei principali individui fregiati di tale caratteristica è lo stesso Ran Thùryan, che ha rapidamente assimilato nei suoi numerosi e frequenti viaggi quando, insieme ad Eiréne, era stato abbandonato da tutti, ma ad ogni modo quanto da lui, o da “loro”, appreso è stato generosamente caricato nei data base della nave per essere in futuro messo a disposizione di chi ne fosse eventualmente interessato.
Con tale particolarità si devono inoltre citare altre due persone: la transanimale Mìneren Kar, che ha imparato soprattutto nel suo lungo e solitario vagabondare, e la canglupa Hàrelin Nindùr, dotata, per sua propria natura, di un’enorme facilità di apprendimento e proprio per questo incaricata della mediazione culturale e linguistica verso tutti gli altri popoli dei mondi abitati.