Racconto di Myriam Ambrosini

(Quinta pubblicazione – 11 novembre 2019)

 

Era buio laggiù e freddo e malvagio … Lì tutti gli spettri e gli uomini neri più spaventosi parevano essersi dati convegno.

Michelino voleva piangere, ma i suoi occhi erano pieni di fango; Michelino voleva gridare, ma la sua bocca era piena di fango.

Qualcosa, in quelle tenebre terrificanti, gli aveva sfiorato i capelli con tenerezza e gli aveva restituito un po’ di calore, ma ora anche le voci che, intorno a lui, come farfalle di speranza, avevano svolazzato a lungo si erano spente e quel nulla spaurante si era totalmente impadronito di lui, della sua mente, del suo cuore.

Poi, mentre la coscienza già scivolava lontano e lui si stava lasciando andare, un lampo di luce azzurra, penetrando il buio, l’aveva raggiunto. Liquido oro era disciolto in tutta quella azzurrità ed il muso sorridente di un grosso pesce era comparso all’improvviso.

Nonostante quella stretta gola di tenebre, il pesce d’argento, ondeggiando, scivolava verso di lui …

Ricordò … Michelino ricordò allora quella gita all’acquario insieme alla sua mamma.

Luce si chiamava quel simpatico pesce che saltava e piroettava e con i suoi buffi arti – pinne? – batteva le mani in un applauso fragoroso.

Sì … quel giorno era stato intessuto di azzurro, oro e gioia e, appunto di Luce

“E’ un delfino!” e vide le labbra di sua madre tornare a formulare quella parola.

Sì … un delfino, luccicante, sorridente, giocoso.

Ed ora quel delfino era di nuovo lì, ondeggiando sinuoso lo vide affacciarsi in quel buco puzzolente e paralizzante dove era caduto … Luce lo guardava infatti con quel suo sguardo amorevole e quel sorriso complice che trasmetteva l’affusolato muso. Lo vide avvicinarsi sempre di più a quel suo corpicino ingabbiato tra fango e tenebre e, finalmente, Luce lo raggiunse e gli parlò in quel suo linguaggio fatto di piccoli chiocciolii e suoni di nacchere. Gli parlava e l’invitava a seguirlo.

Con le pinne … ora ricordava che così in effetti si chiamavano i suoi arti, gli liberò gli occhi e la bocca dal fango e poi lo afferrò e sollevò, poggiandolo poi delicatamente sul suo corpo dai riflessi argentati.

Per un breve attimo Michelino non vide e non percepì più nulla, poi fu solo Luce e splendore intorno a lui e riflessi di mare ed aria trasparente e pulita … Fu tutto un rincorrersi festoso tra lui ed il delfino, tra onde calde ed accoglienti come un giorno era stato il grembo materno che lo aveva ospitato.

Fu gioia pura dove ogni terrore e paura si discioglievano ormai per sempre alle carezze di un sole nuovo, più splendente ed immenso di quello che conosceva.

Michelino e Luce seguitano a rincorrersi e giocare tra le onde di un mare perfetto.

Se, prima dell’alba, prima del tramonto, vi ponete in ascolto, potete percepire le loro risa di gioia ed il loro inno alla speranza che qualche Dio benevolo ha scritto per loro.