Racconto di Elena Piseddu

(Seconda pubblicazione)

 

Da quando Marta era rimasta vedova aveva ripreso a frequentare Elisa, la sua adorata amica del liceo, la quale nel frattempo era diventata biologa marina, moglie di un diplomatico francese, aristocratica e altezzosa signora, forse altezzosa lo era sempre stata. Ma nonostante tutto, la loro, era un’amicizia sincera.

La distanza non aveva diminuito la loro voglia di sentirsi e chiacchierare, di raccontarsi, di sorreggersi nei momenti bui e di gioire insieme dei successi… quelli di Elisa ovviamente!

Marta si era appesantita negli ultimi anni, vuoi la menopausa, vuoi la solitudine, vuoi i troppi biscotti ottimi alleati contro la malinconia.

Su consiglio della cara amica, Marta aveva preso l’abitudine di alzarsi presto al mattino e, dopo aver consumato una sana colazione, di recarsi in spiaggia a camminare.

Oggi come tutte le mattine da ormai quattro mesi, insieme alla sua adorata Melody si concede una lunga e silenziosa passeggiata sul lungomare. Una lingua infinita di sabbia bianchissima e sottile; la inizia a percorrere dall’angolo più a ponente sul cui promontorio nel lontano 1973 era stata costruita la loro casa. Scende la scala tra le rocce e i capperi pendenti sino ad arrivare a sentire i primi spruzzi delle onde. Levate le scarpe continua ad avanzare. Lei e Melody imprimono le loro impronte che, furtivamente, vengono cancellate dalle lunghe onde e ancora impresse dal loro passaggio e ancora cancellate.

In lontananza su quel mare azzurro si intravedono delle piccole barchette galleggiare, il sole le illumina e il riflesso le rende cristalli preziosi.

Lo sguardo attento è rivolto all’orizzonte e i piedi sprofondati nel tepore della sabbia.

Nelle narici penetra un profumo di salsedine e di alghe, il vento ed il sole rendono scura e ruvida la pelle. Il silenzio è spezzato solo dall’urlo dei gabbiani. Su quella spiaggia osserva un triste spettacolo.

Alla sera riceve la videochiamata da parte di Elisa, appena rientrata da Amsterdam dove aveva tenuto una conferenza sui coralli del mare profondo e sui danni che le plastiche e soprattutto le microplastiche stanno arrecando all’ambiente marino.

“Rappresentano una grave minaccia per gli animali marini”, inizia a voce alta, “tra cui molte specie di uccelli, tartarughe, pesci, mammiferi marini e invertebrati. Per non parlare delle barriere coralline, continua sempre più concitata, che sono la dimora di moltissimi pesci colorati e altre creature affascinanti che vivono in un contesto estremamente malsano”.

“Le microplastiche rappresentano una grave minaccia”, la sente ripetere quasi infervorata.

Marta rimane affascinata e rattristata al tempo stesso, forse perché ignorava sino a quel momento tutti questi pericoli e danni che ora le vengono esposti dalla sua interlocutrice.

La plastica, prosegue Elisa, è indigesta per i pesci ma loro non lo sanno e la mangiano, ne sono ghiotti e poi purtroppo rischiano la morte perché si crea un blocco nelle loro viscere.

Mentre l’amica parla Marta la osserva in silenzio, il suo viso è ben truccato e i capelli freschi di parrucchiere, un bellissimo girocollo le illumina il décolleté.

Lei è in tuta da ginnastica, i capelli sono raccolti in una treccia e il viso ha tutte le rughe al loro posto e nessun trucco a cercare di nasconderle, Melody è seduta ai suoi piedi e sembra ascoltare le voci delle due donne.

Alla notte fatica a prender sonno, si gira e si rigira nel letto e quando finalmente riesce ad addormentarsi inizia a sognare: è suo padre che con la vecchia jeep le accompagna sino al mare, lei e sua sorella sono due giovani ragazze piene di sogni ed energia. Ed è lì che imparano ad immergersi. Si vede scendere sino a raggiungere il fondale, ai suoi occhi appare uno spettacolo di colori, forme, movimenti, è un mondo sommerso.

Al mattino, un po’ stanca, torna su quella spiaggia che conosce ormai il suo segreto.

Come un rito appoggia il suo sacco di juta al suolo, si china ed inizia la pulizia, quella che ha deciso di effettuare tutte le mattine, una forma alternativa di ginnastica si dice, la sua amica sarà orgogliosa di lei!

Con impegno e costanza combatte in silenzio una solitaria battaglia ecologica contro i mulini a vento. Eh sì, purtroppo lei toglie e tanti mettono, lei pulisce e troppi sporcano.

Raccoglie tutto ciò che il mare deposita su quella riva e quello che l’uomo abbandona. E pensa.

Un immenso azzurro che si perde all’orizzonte, che da ogni spiaggia di ogni angolo del mondo appare immenso e quasi infinito, abitato da meravigliose creature, specie diverse con caratteri ed esigenze diversi, che invisibili dall’esterno vivono e convivono in un rispettoso regolamento, nascono e crescono, si riproducono, muoiono e vengono uccise, il naturale scorrere della loro vita, ma questo equilibrio, purtroppo, viene spezzato dall’esterno. Li sotto si muore di più, si muore per altro, per negligenza, per irriverenza, per noncuranza da parte di un uomo egoista e prepotente, presuntuoso, convinto di essere il solo padrone di questa terra, del mare e del cielo, inconsapevole dei danni che quotidianamente crea, anche a se stesso.

Ma non si ferma, continua ad inquinare, crede che il mare sia un’infinita discarica, che tutto ciò che si butta lì, in quel grande contenitore, voilà scompare.

Ci sono ancora persone con buon senso e dentro di sé le chiama, le invita come in una preghiera a fare semplicemente la propria parte.

Al rientro in casa è piena di entusiasmo, chiama subito Elisa e le racconta del suo sacco pieno di tappi, reti, bottiglie, sacchetti. Una risata di gioia sincera arriva dall’altra parte del telefono; Elisa ci è riuscita, dopo anni è riuscita ad accendere una fiammella, ha ridato alla dolce amica uno stimolo per le sue giornate che si stavano consumando tra pianti e lunghi silenzi, tra cibo spazzatura e qualche bicchiere di vino di troppo.

“Hai tempo?”

Marta risponde di sì, naturalmente anche per quella sera la sua agenda era vuota.

Allora inizia un’altra videochiamata all’insegna del riciclaggio.

Ci sono usi sorprendenti della plastica: dalle semplici bottiglie e flaconi, si spazia alla realizzazione di tanti nuovi oggetti.

Questa volta Marta prende appunti e Melody si rassegna, ha già capito che le pappe questa sera le saranno servite molto tardi.

Si possono realizzare felpe e altri capi di abbigliamento, il materiale di scarto viene lavorato sino a creare una fibra tessile sintetica molto calda.

Spiega in maniera semplice e chiara.

Ma non solo abbigliamento anche pezzi per le automobili e scooter, le comuni cassette per gli ortaggi, pannelli isolanti, tubi idraulici. Si tiene il pezzo forte per il finale.

Le due donne hanno lo stesso pensiero: chissà se i loro sforzi serviranno a qualcosa. Sentono che la loro amicizia si sta rafforzando, ora camminano sullo stesso percorso, hanno lo stesso obiettivo, hanno sentito l’urlo del mare, quella disperata richiesta di aiuto e hanno risposto, sono partite in soccorso, ognuna con i propri mezzi, con le proprie capacità.

Sai un’altra splendida idea di riutilizzo della plastica qual è?

Marta sembra una bambina, è curiosa.

Gioielli!!

Le amiche ridono, un briciolo di vanità non ha mai fatto male a nessuno, Melody sbadiglia.