Racconto di Vincenzo Sottile

(Terza pubblicazione – 22 maggio 2020)

 

Quel giorno di fine luglio il calore non dava requie. Goffredo Colabianchi si asciugò per l’ennesima volta il sudore che, a rivoli, scendeva copioso sulla sua fronte. Ancora una ventina di minuti e sarebbe giunta l’ora di fare una piccola pausa per il pranzo. Un buon panino con carciofini ed olive, un altro con la maionese e un buon bicchiere di vino rosso. Tutto sommato si poteva far pace con l’inquietitudine causata dalle contrarietà quotidiane anche per molto meno. L’idea provocò dentro di lui un rimescolio positivo….Quel caldo opprimente poteva dare alla testa ed indurre, magari per un nonnulla, le persone a debordare dalle loro sane e positive abitudini. Goffredo Colabianchi lavorava in uno dei numerosi call center che erano prosperati ormai un po’ dappertutto. La sua era la classica storia di gran parte dei ragazzi diplomati da dieci-quindici anni a questa parte. Il bussare convulso a mille porte e tante mezze promesse, spesso e volentieri inevase. Intorno ai venticinque anni il ragazzo cercava di vivere la vita alla giornata e come meglio riusciva a fare. Certo non era un illuso e si rendeva conto perfettamente che la sua non era una situazione rosea ma d’altronde: «Cosa si poteva fare?» Fortunatamente aveva una famiglia alle spalle e godeva di una discreta protezione economica, a differenza di molti suoi coetanei che erano costretti a cucire tutti i giorni i pranzi con le cene. E questo non era certamente un particolare trascurabile. Il padre di Goffredo, Eriberto, era stato impiegato di concetto in un grande Ministero della capitale ed aveva ormai raggiunto, senza grandi scossoni, l’età pensionabile. La mamma, Iole, era laureata in architettura ed aveva fatto la decoratrice d’interni per svariati anni, collaborando nello studio di una cara coppia d’amici, Ines e Riccardo anche se sempre in modo non continuativo. I signori Colabianchi ed il loro figlio vivevano tutti e tre a Roma, in un bel appartamento di tre stanze al quartiere Nuovo Salario. Ultimamente però anche Iole, pur essendo di quasi dieci anni più giovane del consorte e  non avendo accumulato contributi  sufficienti per lasciare il mondo lavorativo, scalpitava perché sentiva l’esigenza di dedicare più tempo al suo rapporto di coppia col consorte che, senza essere petulante, le faceva comprendere, abbastanza discretamente ma con frecciatine costanti nel tempo, che desiderava rinverdire il loro rapporto, dedicandosi ad attività che erano stati costretti ad accantonare durante il lungo arco della loro vita professionale. C’erano così tanti luoghi da visitare! Tanto per cominciare, una bella gita a Venezia, città che aveva fatto da splendida cornice al loro viaggio di nozze ventisette anni prima. Che bello sarebbe stato fare una rimpatriata in quel lussuoso albergo sulla Riva degli Schiavoni! Poi, in successione, sarebbero potute venire altre gite! Per esempio Parigi, le dolci città della Spagna del sud e tante altre! Il signor Eriberto, contrariamente a quel che l’apparenza lasciava supporre, nascondeva un’indole spietatamente passionale! Sì! La parola spietatamente poteva indurre all’ilarità ma riassumeva compiutamente alcuni aspetti del suo carattere! Più che bello, in base ai canoni del tempo si poteva definire un uomo molto molto affascinante malgrado i suoi sessantacinque anni suonati. Di altezza media, occhi celesti, quasi cerulei, naso leggermente adunco e bocca prepotentemente sensuale, amava moltissimo i popoli latini e gli sarebbe piaciuto imparare a ballare il flamenco! Per questo motivo stava tentando di convincere la moglie, sempre molto restia a lasciarsi andare, ad iscriversi a un corso di ballo! Rimaneva lo spinoso problema di quell’amato figlio unico, giunto quando ormai non ci speravano quasi più, e del suo collocamento a livello lavorativo. Come del resto per tutti i genitori, se non un’ossessione, persisteva un’ansia di fondo collegata al timore di non vedere sistemato il loro amato rampollo. La sistemazione! Che parolone altisonante! Goffredo sospirò profondamente. Non che non nutrisse paure per il futuro! Solo uno stolto o un incosciente si sarebbe crogiolato in quello stato di inerzia che abbatteva ormai l’intero paese! In alcuni momenti rimpiangeva amaramente di non aver intrapreso studi classici ma di aver frequentato un istituto tecnico commerciale ad indirizzo ragioniere. Spesso, con il passare del tempo, si era reso conto che la sua cultura era parecchio deficitaria in svariati settori e, con tutta la sua caparbia volontà, non era semplice colmare lacune sedimentatesi nel corso di lunghi periodi. Dopo il diploma di ragioneria, più che altro per far contenti i genitori, si era iscritto alla facoltà di legge dell’università La Sapienza ed aveva tentato di dare una brusca sterzata al suo bruciante sentimento di indocile pigrizia, senza peraltro riuscire nel suo obiettivo. Del resto era una causa persa in partenza! Si rendeva conto che laurearsi in legge, sia pur con le mille incognite connesse all’ingresso in qualsiasi

professione, avrebbe potuto rappresentare un buon trampolino per un’ipotetica ma in seguito duratura solidità economica. Solo che non ce la faceva! Aveva provato a farselo piacere in tutte le maniere e, per un certo periodo, era riuscito anche a frequentare assiduamente i vari corsi, giungendo a sostenere una decina di esami. Poi di colpo il crollo! Non riusciva più a concentrarsi! La sua mente fluttuava come un qualsiasi aquilone senza più sostegno umano e si disperdeva, senza una meta precisa, in scie di sogno iridate. Sentiva che il mondo non era un universo fatato e che, puntuali e cattivi, bussavano perentoriamente alle porte degli esseri umani inconvenienti d’ogni sorta, ma rifiutava di fare uccidere la sua voglia di vivere a colori! Per lui l’universo non doveva essere uno schermo in bianco e nero senza tonalità allegre. “Un sognatore imperterrito!” “Ecco quello che era!” Da quando aveva avuto l’età della ragione si era sempre sentito un pesce fuor d’acqua e questa sensazione non si era attenuata con il passare del tempo. Non gli dispiaceva socializzare ma non avvertiva la necessità di dover piacere a tutti i costi, annullando la sua vulcanica personalità. Era pienamente consapevole di travalicare i binari di alcuni luoghi comuni quasi da operetta ma non ci poteva fare niente! Non amava parlare per tre ore di calcio o di cucina, non si interessava di politica in maniera esasperata e detestava le classiche chiacchiere da bar o da osteria infarcite di stereotipi e di allusioni ammiccanti, quasi sempre volgari. In cambio poteva passare ore ed ore leggendo romanzi di ogni genere ed estraniandosi da tutto quello che gli gravitava intorno. Inutile dire che la sua fantasia viaggiava milioni di anni luce attraverso le avventure mirabolanti dei molteplici eroi di carta stampata con i quali si era confrontato ogni giorno sin dai tempi della sua infanzia. Tutto ciò gli aveva causato anche degli inconvenienti perché gli era stato rimproverato di estrapolarsi un po’ troppo dal vivere comune ma non gli importava! Non sentiva di essere uno snob! Semplicemente avvertiva dentro di sé che il senso di una qualsiasi esistenza non poteva essere rinchiuso solo in aridi ragionamenti su determinati argomenti  di carattere superficiale. Desiderava qualcosa di più autentico e profondo e per far ciò  doveva scacciare quei cupi pensieri. Un altro giorno stava lentamente incamminandosi verso un’incolore conclusione! Certo, lavorare dentro quel call center gli permetteva, in base ai vari turni, di disporre, se non sempre, almeno qualche volta, di mezza giornata libera. Lo stipendio lasciava molto a desiderare ed il contratto era di quelli moderni a tempo determinato e senza nessun tipo di garanzia per rinnovi futuri. Però meglio che vegetare dentro casa ingannando senza pietà se stesso ed il tempo, con la testa stravaccata su quei pesanti volumi giurisprudenziali colmi di vocaboli che lui amava definire ”acidi e senza anima”. Ormai, anche i suoi genitori si erano rassegnati all’inevitabile fallimento del ragazzo!

Goffredo si guardò allo specchio. Era un bel ragazzo. Alto, capelli castano scuro, occhi verdi e spalle possenti, rese ancor più toniche da esercizi di pesistica in palestra che, sia pur sporadici, avevano comunque sortito un certo effetto. Unica piccolissima imperfezione: un neo a mezzaluna sulla parte sinistra del collo che aveva ereditato dal nonno paterno Aristide. Niente di eccezionale ma per un cultore della bellezza e della forma fisica qualsiasi difetto poteva trasformarsi in un cruccio. Inoltre non aveva abbandonato una sua antica idea di sempre anche se, con il trascorrere degli anni, disperava di poterla un giorno realizzare: diventare un attore di fotoromanzi! La prima volta che si era confidato con sua madre e con un paio di amici d’infanzia, Adriano e Mirco, più o meno nel periodo in cui stava affrontando l’esame di maturità, se non proprio sguardi di commiserazione, aveva colto nei loro volti un’espressione che, se non scettica, rasentava quasi l’incredulità! Attore di fotoromanzi! Che strano mestiere! Se poi mestiere si poteva definire un lavoro del genere! La madre, che era stata una lettrice accanita di fotoromanzi, soprattutto in età giovanile, scherzosamente gli aveva detto: «sei talmente pigro che non reggeresti ad ore ed ore di sedute fotografiche! Perché, sai, molti pensano che non sia stressante ma non è che le varie pose vengano di colpo! Spesso, nel girare le varie sequenze, gli attori non riescono a riprodurre il sentimento che deve essere percepito sulle didascalie perché sono completamente inespressivi o per l’emozione! Non è semplice come erroneamente pensano in molti! La credenza comune è che basti avere un bel viso, essere fotogenici ed il gioco è fatto! Ma io non direi che sia proprio così! Girare fotoromanzi è come rientrare nell’atmosfera leggermente patinata e un po’ rarefatta degli anni venti con i primi grandi successi del cinema muto. In fondo anche gli attori di quel tipo di cinema erano

soggetti allo stesso tipo di inconvenienti. È sgradevole non poter parlare e doversi esprimere solo con la mimica facciale. Inoltre non puoi certo pensare di andare avanti così per tutta la vita! La bellezza sfiorisce con il passare delle primavere! Dovresti frequentare seriamente il Centro Sperimentale di Cinematografia, prendere un bel diploma triennale e iscriverti a dei corsi per migliorare la tua dizione. Sei un uomo affascinante ma il tuo dialetto romanesco, sia pur pittoresco, grida vendetta! E poi consentimi di dirlo: «se proprio devi fare un lavoro di tipo artistico, perché fermarti al fotoromanzo?» Quello è solo un primo gradino, sicuramente non disprezzabile ed utile come palestra per allenarsi, ma perché limitarsi? Se proprio devi tentare, fallo in grande! Pensa che potresti diventare un buon attore cinematografico, se non, addirittura, un rinomato attore di teatro come Tino Carraro, Salvo Randone e Romolo Valli, tanto per farti un esempio! Sono vecchi attori che non puoi rammentare ma che hanno dato lustro per vari decenni al panorama teatrale italiano!»

«Adesso, mamma, corri troppo con la tua fantasia sfrenata!», rispose il giovane pargolo.

«Per quanto sia tuo figlio, ed i genitori stravedono sempre per la loro prole, forse dovresti scendere sulla terra perché vivi parecchio sulle nuvole! Anche introdursi nell’ambiente dei fotoromanzi non credo sia un gioco da ragazzi! Figuriamoci il cinema! E poi non avrei il coraggio di deludere papà che ci tiene così tanto a che io frequenti l’università e diventi un famoso avvocato! Come posso tradire le sue aspettative? Non me la sento!»

La signora Iole, solitamente molto compassata, in quel frangente aveva risposto: «Sai che, senza esserne succube, vado d’accordo quasi in tutto con papà e non ti nascondo che la prospettiva di un tuo probabile buco nell’acqua non mi farebbe di certo piacere! Ma se tu senti che quella potrebbe essere la tua strada futura perché non provare?» Non so! Dì qualcosa anche tu! Ho paura di non riuscire ad esprimere fino in fondo quello che veramente sento! Fare i genitori è il mestiere più ostico dell’universo e questa frase non è il classico luogo  comune da quattro soldi! Aiutami!»

In quel momento la donna aveva perso completamente, se così si può dire, la bussola! Ancora oggi, rifletté per un attimo Goffredo, era una splendida cinquantacinquenne, alta intorno al metro e settanta con occhi grigi e capelli brizzolati che lei tingeva, con un pizzico di comprensibile civetteria, per ritornare al suo castano chiaro originario. Figuriamoci a ritroso di quasi dieci anni, quando si era svolta quella piccola scena! Che strano come la vorticosa girandola dei ricordi seguisse un iter tutto suo senza rispettare la sequenza cronologica e il desiderio frenetico, quasi burrascoso, dei suoi svariati inquilini umanoidi!

Anche in quello, pensò Goffredo, l’essere umano definito “uomo” si era convertito in una marionetta senza tempo che non riusciva quasi mai ad influire sul suo destino perché, oltre un certo limite, sopravveniva l’ineluttabile a scombinare il fluire dei suoi piani e dei suoi desideri anelanti.

Ma era poi così autenticamente vero non riuscire ad influire per niente sul corso della propria esistenza? A volte gli sorgeva il dubbio che molti insuccessi erano anche dovuti alla poca perseveranza delle persone! Probabilmente si incolpava di tutto quanto la propria cattiva sorte ma, nel novanta per cento dei casi, si cercava un comodo alibi per non affrontare la consapevolezza di essere scivolati in un baratro creato da errori che con una buona dose di perspicacia si sarebbero potuti evitare senza nessun problema.

Che caldo che faceva! L’intervallo dei tanto anelati e meritati panini era ormai giunto a termine e bisognava rientrare alla propria postazione. Era stanco di lavorare in quel call center manon riusciva ad intravedere nessun genere di scappatoia! In quel momento ripensò ancora al mondo del fotoromanzo ed al suo incanto da sogno! Quante persone avevano sognato con le storie d’amore a fumetti pubblicate sui vari periodici Lancio, Grand Hotel e Bolero! Quel tipo di espressione artistica, tanto disprezzata dai vari critici, era, comunque una forma d’arte nel vero senso della parola! Bisognava anche considerare l’atmosfera non proprio idilliaca dell’Italia dilaniata del dopoguerra, piena di macerie da ricostruire e di disastri psichici non indifferenti! Molte persone, sia pur sopravvissute, non si sarebbero più riprese dai traumi e dagli inusitati orrori di quel conflitto bellico spietato e senza un vero perché! Gli sovvenne, in quel preciso istante, di quel grande scrittore che, dopo quasi quarant’anni dalla fine delle ostilità, non aveva retto al peso dei ricordi e si era suicidato, gettandosi dalla tromba delle scale di un condominio a Torino, sua città natale!

I  fotoromanzi  avevano  adempiuto,  quindi,  ad  una  profonda  funzione  sociale.  Stornare l’attenzione di tanta povera gente dalle miserie della vita di ogni singolo giorno e farli sognare, sia pure per qualche breve istante!  Era anche affascinante l’idea di fissare un qualsiasi fotogramma senza ascoltare la voce della persona che prestava il suo viso a quella finzione. Che bello poter immaginare qualsiasi cosa ed anche il suo contrario! Idoli di carta senza tempo che si potevano idealizzare, proprio perché nel fondo incorporei come dei pupazzi di pezza! Di colpo gli venne alla mente un altro ricordo triste! Una pagina nera nella storia delle vignette d’amore! Lui non era neanche nato ma la mamma gli aveva raccontato la triste vicenda con tutti i particolari, per filo e per segno! Un altro notissimo attore, che tanto aveva fatto sognare milioni di lettrici per più di un decennio, era rimasto improvvisamente paralizzato in un seguito a un bruttissimo incidente di moto! Nel bene o nel male, dunque, il fotoromanzo aveva segnato un’epoca anche se al giorno   d’oggi  l’avvento  prepotente  della  televisione  e  dei  social  ne  aveva  un  po’  ridotto  la  portata,

relegandolo ad un ruolo di secondo piano!

Lui, però, ancora ci sperava! Dopo quella prima timida conversazione con la madre, non si era più azzardato ad affrontare seriamente il tema, coinvolgendo anche il papà! Ma non aveva, con questo, abbandonato completamente l’idea. Aveva anche fatto delle fotografie artistiche da racchiudere in un book da spedire a una nota casa di fotoromanzi e, malgrado le sue tante titubanze, un giorno, cambiando improvvisamente idea, aveva preso il coraggio a due mani ed aveva portato a mano il prezioso album alla redazione di quella famosa casa.

Niente! Le classiche frasi melense che si usano in questi casi del tipo ”Grazie, le faremo sapere” e poi il nulla assoluto.

Quanto ci aveva sofferto, soprattutto nei primi tempi! Adesso, come del resto tutte le delusioni nella vita, il bruciore primordiale si era quasi del tutto estinto anche se permaneva una cicatrice invisibile ma strisciante nelle più remote profondità del suo essere. Quindi il vecchio detto che il tempo aveva proprietà lenitive non era poi del tutto erroneo.

Poco tempo dopo altra mossa strategica. Si era rivolto ad un press-agent, uno dei tanti individui che bazzicano nel sottobosco artistico, senza quasi mai riuscire a trovare l’anello di congiunzione per spiccare il balzo di qualità in quell’universo artistico sfavillante ma anche così spietato. Aveva raggranellato dei soldini con il suo lavoro e, questa volta con l’aiuto finanziario dei suoi genitori, coalizzatisi per l’occasione, aveva messo su un buon gruzzolo per potersi pagare i servizi di quell’uomo, ottimo diavolo ma anche il cosiddetto due di briscola in un ambiente che non faceva sconti a nessuno.

Quel giorno, dopo una successione infinita di giornate sempre uguali trascorse a fissare un telefono che non squillava mai, c’era stata una piccolissima novità! Improvvisamente gli era squillato il cellulare e, malgrado le rigidissime regole di quel call center, si era alzato dalla sua postazione per qualche istante pregando un collega di sostituirlo. Non che si aspettasse clamorosi colpi di scena ma, visto che aveva pregato tassativamente parenti ed amici di non contattarlo sul posto di lavoro se non per motivi urgenti, era curioso di sentire chi fosse e voleva parlare tranquillamente per tre-quattro minuti, lontano da occhi ed orecchie indiscrete. Goffredo era stato più rapido di un’anguilla e non aveva dato tempo al collega di replicare ma confidava nel fatto che, a tempo debito, avrebbe restituito il favore. Del resto era un ragazzo di buon cuore e, al di là delle classiche regole di convivenza tipiche di ogni contesto lavorativo, sapeva farsi benvolere un po’ da tutti quelli che lo conoscevano con piccoli gesti e carinerie che, sia pur insignificanti, contribuivano a unire le tessere di quel mosaico positivo che era la sua immagine davanti agli occhi dei suoi simili.

Il telefono era dunque squillato quasi imperiosamente. Goffredo sollevò il ricevitore e disse:

«Pronto!»

«Pronto, Goffredo, sono Rodolfo Silvestri, il tuo press-agent. Ho una bella notizia per te! Mi hanno telefonato or ora da quella casa editrice di fotoromanzi che ti dicevo giorni or sono. Sono riuscito a contattarli per farti fare un provino domani mattina alle undici. Ti accompagno io!Mi raccomando, sii puntuale!»

«Grazie, Rodolfo, ci sarò! A domani, allora!»

«A domani, caro!», rispose Silvestri. «E torno ad insistere! Cerca di rimanere il più possibile calmo e non emozionarti. Più riuscirai a mantenere il controllo delle tue emozioni e maggiormente farai buona impressione su questi vecchi volponi. Non serve ti dica che ho sudato sette camicie per farti avere questa opportunità e spero che tu non mi deluda!»

«Grazie ancora di nuovo, Silvestri!», rimarcò questa volta il cognome, Goffredo. «A domani».

Colabianchi riattaccò in fretta, perché doveva ritornare velocemente al lavoro ma rimase per qualche istante pensieroso. Non voleva farsi illusioni. Decise che la sera, a casa, avrebbe telefonato al suo amore di sempre, Lorella Casati per darle la bella notizia e, perché no? Chiederle se poteva accompagnarlo! Lorella lavorava in una lavanderia a conduzione familiare con i genitori, Edoardo e Monica. Il lavoro era faticoso e lasciava poco spazio a voli pindarici ma calcolò che la curiosità della ragazza avrebbe preso il sopravvento su ogni possibile titubanza collegata con il disbrigo, sempre molto convulso, dell’enorme mole di lavoro da sbrigare! Inoltre la ragazza era sempre stata una divoratrice accanita delle storie d’amore corredate da vignette! I due erano fidanzati da tre anni ed il ragazzo avrebbe voluto consolidare il loro legame, convolando a nozze nel più breve tempo possibile.

In questo, però, era sempre stato frenato dalla sua compagna che, civettuola, gli sussurrava quasi in continuazione all’orecchio:

«Che fretta c’è? Non stiamo forse bene anche così? Tu non hai un impiego fisso e devi migliorare la tua posizione. E poi siamo ancora così giovani! Aspettiamo per cementare il nostro amore!»

«Ma tu mi ami?», insisteva con petulanza il giovane!

«E tu che dici?», rispondeva la ragazza, quasi annoiata! «Sempre con queste frasi melodrammatiche! Non sei mai sicuro di te!»

«È che ho bisogno di sentirti più vicina. A volte provo delle tremende fitte di gelosia!» rispose quasi con un filo di voce Goffredo!

Quanto si era goffi, confusi ed indecisi! Il ragazzo cercò di riportare l’attenzione all’argomento che maggiormente lo ossessionava: sarebbe riuscito o no a non tradire l’emozione l’indomani? Anche la sua dizione non era perfetta ma lui non aveva mai trovato il coraggio di scardinare il reticolato delle sue remore mentali e di segnarsi a quel benedetto corso per tentare di togliere le sue inflessioni dialettali! Comunque ormai era fatta e non aveva più tempo a disposizione per inutili recriminazioni che non conducevano a niente di positivo e di concreto!

Finalmente era giunta l’ora di staccare dalla sua postazione lavorativa e di tornare finalmente a casa. Decise che aveva voglia di fare due casi per sgranchirsi le gambe quasi anchilosate per le troppe ore passate seduto in quel bugigattolo. Non appena in strada compose subito il numero della fidanzata.

«Buona sera Leila! Desideravo comunicarti una bellissima notizia. Domani mattina sono convocato per fare un provino con una famosa casa di fotoromanzi. Mi ha telefonato poco fa il mio impresario per comunicarmelo. Non è ancora sicuro ma è già un primo piccolo, timido passo! Mi farebbe piacere che domani mattina mi accompagnassi!»

Leila non poteva credere ai suoi occhi ma, vincendo quel naturale senso di sbigottimento che l’aveva quasi invasa, rispose prontamente:

«Certo, amore! Verrò senz’altro! Sono molto curiosa! Ci vediamo domattina davanti casa tua! A presto!»

Amore! L’aveva chiamato amore! Durante i lunghi anni della loro relazione non era capitato quasi mai! Leila odiava quel genere di smancerie e glielo aveva fatto comprendere in più di un’occasione! Spesso aveva anche il dubbio che la ragazza sentisse solo una sorta di forte attrazione fisica nei suoi confronti e niente più! Decise di non pensarci e di calmarsi per arrivare il più possibile calmo e rilassato a quell’importante appuntamento che poteva contribuire, se non a stravolgere del tutto, a mutare notevolmente lo statico corso della sua esistenza placidamente monotona. O perlomeno lo sperava! Per meglio specificare: se lo augurava di tutto cuore!

La notte trascorse senza particolari incidenti e giunse quel mattino tanto agognato. Aveva il turno di riposo al call center e si sentiva in piena forma. I tre si salutarono molto cordialmente e si avviarono verso il luogo dell’appuntamento. La ragazza era veramente di una bellezza mozzafiato. Scarpe a punta con dei tacchi vertiginosi, minigonna nera attillata, forse anche oltre il dovuto, una camicetta celeste a maniche corte con disegni romboidali ed un blazer nero. Goffredo si sentiva vagamente infastidito per quel suo ostentoso apparire ma decise di evitare spiacevoli discussioni per non fomentare inutili attriti. Suonarono all’indirizzo che gli era stato indicato e gli venne cordialmente aperto da una donna di circa quarant’anni che, molto probabilmente, più che una segretaria, espletava molteplici mansioni.

«Buongiorno signori. Mi chiamo Sonia Corti e sono la tuttofare di questo posto come avrà ben intuito! Il dottor Baldi e il suo assistente vi riceveranno fra qualche minuto! Nell’attesa accomodatevi in quella saletta contigua. Lei deve essere il signor Goffredo Colabianchi, suppongo!»

«Suppone bene, signorina!», rispose senza indugi Goffredo. «Questo è il signor Silvestri, mio press-agent, e questa è una mia carissima amica, la signorina Lorella Casati!»

«Che bella ragazza!» Il subitaneo commento della tuttofare gelò la galanteria del ragazzo che si sentì quasi defraudato del suo ruolo di prima donna! D’altronde ogni attore, uomo o donna che fosse, viveva sempre su di un palcoscenico perenne senza mai discenderne e provando ripetutamente nuovi spezzoni di una stessa identica e infinita scena! Si era tutti delle primedonne anche se si detestava ammetterlo per una sorte di ipocrita e melenso pudore!

Suonò il telefono di Sonia e la donna, dopo una breve conversazione, disse che i due uomini potevano entrare. Sorrise molto gentilmente a Leila e le disse che, nel frattempo, poteva ingannare l’attesa sfogliando delle riviste di cronaca e di moda che erano disseminate un po’ dappertutto nei vari tavolini di quell’enorme salottino. Imprevedibilmente la porta di comunicazione con l’ufficio del dottor Baldi si aprì e ne uscì un uomo sulla cinquantina, capelli nero-corvini che cominciavano a incanutirsi sulle tempie e un’incipiente calvizie ai lati che si stava evidenziando prepotentemente di giorno in giorno. Indossava dei pantaloni di velluto a coste e una giacca a doppio petto nera. Il suo assistente, il signor Righetti, era un personaggio dall’aria palesemente isterica e dai modi inquietanti e bruschi. Non molto alto vestiva esageratamente casual ed ostentava delle maniere giovanili che erano lontane anni luce dal suo vero modo di essere.

«Buongiorno! Mi chiamo Stefano Baldi e mi occupo di selezionare volti nuovi per farli apparire nelle varie storie pubblicate sui nostri rotocalchi. Questo qui accanto a me è il dottor Righetti mio braccio destro di fiducia! Lei è il signor Goffredo Colabianchi, immagino!»

«Sì!», rispose istantaneamente il giovane, vorrei solo evidenziare che…»

«Lasci stare!», rispose bruscamente l’uomo! «Abbiamo concordato con il dottor Righetti di sottoporla a un breve esame, seduta stante. Niente di trascendentale! Non si preoccupi! Vedo che è accompagnato da una stupenda ragazza! Non mi presenta?»

«Molto volentieri!», rispose Goffredo. «Si chiama Lorella ed è la mia fidanzata. Gestisce una lavanderia con i suoi genitori e progettiamo di sposarci al più presto!»

«Questo lo dice lui!!», rise, quasi sornionamente la ragazza! «In realtà abbiamo pensato di sposarci ma non siamo sicuri dei nostri sentimenti! Del resto Goffredo non ha raggiunto una sicurezza economica di fondo!»

«Ma che bella ragazza!», continuava a mormorare, quasi fra sé e sé l’uomo. Dopo qualche istante ruppe l’incomodo silenzio e disse:

«Signorina, me lo vuole fare un favore? Vuole aiutare il suo fidanzato a fare il suo provino? Non dovete fare cose eccezionali! Vi chiedo solo di recitare un frammento di una scena relativa alla fine del vostro amore cercando di rimanere i più naturali possibile ma, nel contempo, rendere al massimo la vostra disperazione, attraverso la brusca passionalità del vostro eloquio! Me lo fa questo favore? È vero che sono solo fotoromanzi ma ci piace immaginare che i nostri attori, se non dei novelli Laurence Olivier, possano un giorno calcare le tavole dei più grandi palcoscenici internazionali!»

«Ci proverò!», rispose disinvoltamente l’astuta lavandaia.

«E lei, Goffredo, è pronto?»

«Tenterò dottor Baldi!», rispose il Colabianchi, con un forte tremito nella voce.

«Allora, motore, azione, ciak!», intervenne l’isterico dottor Righetti!

Goffredo era su quel palcoscenico che aveva sognato per tanti anni ma si sentiva bloccato! Non che non fosse in grado di articolare due frasi ma si percepiva così ridicolo! Mai e poi mai si sarebbe immaginato una cosa del genere e per lui tutto questo era quasi come uno scherzo boccaccesco! In fondo erano solo fotogrammi di carta e non si doveva parlare. Gli sembrava una presa per i fondelli ed anche piuttosto assurda!

Decise, comunque, di giocare il tutto per tutto. Iniziò a parlare ed a rivolgersi alla sua interlocutrice ma si bloccò! La lingua gli si era paralizzata e non riusciva ad articolare alcun suono.

«Stop!», sibilò l’isterico Righetti! «Caro vecchio pinocchio, testardo burattino di legno! A quel pensiero così assurdo Goffredo fece appello a tutto il suo autocontrollo per evitare di scoppiare a ridere in faccia a quell’ometto!

Fortunatamente riuscì a contenersi. Ad ogni modo non gli servì a molto perché il responso gli piombò addosso come il getto di una doccia d’acqua gelata.

«Ci ha molto deluso, signor Colabianchi!», fu la spietata asserzione di Baldi. «Non ha quasi articolato parola per non parlare poi di quel suo accento romanesco! Dovrebbe curare la dizione! Altrimenti ho idea che il mondo della celluloide per lei avrà per sempre le porte chiuse!» Proponendosi in questa maniera è completamente fuori strada! D’altronde come potrebbe rendere l’idea relativa agli stati d’animo che dovrebbe trasmettere nelle nostre trame se rimane statuario come un blocco di marmo e non si riesce a sbloccare neanche con l’ausilio delle parole?»

«Ma dottore!», tentò timidamente di protestare Goffredo ma fu prontamente zittito da quello schizzo umano, da quella specie di mastino incancrenito che era l’esimio dottor Righetti.

«Ho buone notizie, invece, per lei, signorina!», riprese il Baldi! «Il suo compagno ha detto che gestisce una lavanderia insieme con i suoi genitori. Non le propongo di lasciare un lavoro sicuro che le garantisce una florida tranquillità finanziaria ma potrebbe ugualmente girare una serie di fotoromanzi con noi. Inizialmente saranno delle particine non da prima attrice ma mi auguro che ben presto potremo affidarle ruoli caratterizzati da un maggior spessore. Che ne dice? E poi, tenga presente che essendo un lavoro saltuario non assorbirà totalmente il suo tempo! Lei è veramente un gran bel pezzo di figliola! Le lascio il mio biglietto da visita ed il mio numero di telefono! Spero che mi contatti al più presto!»

Lorella era notevolmente commossa. Prese il bigliettino che Baldi le porse, molto ossequiosamente, e rispose:

«Grazie mille, dottore! Ci penserò uno-due giorni e poi le farò sapere. Lei è veramente molto gentile!”

«Non mi ringrazi. Se lo merita. Ma mi raccomando: non mi faccia attendere troppo!»

Goffredo era fuori di sé dalla rabbia ma preferì inghiottire la bile, salutare ed infilare il corridoio per uscire da quel letamaio il prima possibile. Aveva bisogna di aria fresca per svuotare i suoi pensieri da tutto quel marciume, da tutta quella corruzione morale.

Non diede a Lorella neanche il tempo di raggiungerlo. Ma era così importante ormai? Non gli aveva mai dimostrato che lo amava e adesso anche questo! Molto probabilmente per lei era solo uno squallido gioco! Non era un’attrice in nessun senso e non aveva quasi spiccicato parola! Forse gli avrebbero detto che l’invidia era una cattiva consigliera ma quello era veramente troppo da sopportare.

Uscì all’aria aperta. Si sentiva come stanco, svuotato. Tanti anni ad inseguire dei sogni, delle chimere! E per che cosa poi? Forse era stato vittima di un miraggio o, nella migliore delle ipotesi, di un’illusione adolescenziale! La mente gli bruciava come se fosse in fibrillazione. Compose il numero della madre.

Iole rispose quasi immediatamente.

«Buongiorno, tesoro! Come va?»

«Buongiorno mamma! Non so se ti ricordi ma oggi era il giorno del mio provino per quell’importante casa di fotoromanzi!»

«Ah! Ora mi ricordo!», rispose la madre quasi di scatto.«Com’è andata?»

«Male,  mamma!  Non  mi  hanno  preso!  Dicono  che  sono  totalmente  inespressivo!

Incredibilmente hanno proposto una collaborazione, anche saltuaria a Lorella!» Ci fu un attimo di imbarazzante silenzio. Poi, la madre riprese:

«Purtroppo, sono cose che capitano! Non sei il primo e non sarai neanche l’ultimo! Se desideri il mio spassionato consiglio sei ancora in tempo per iscriverti ai corsi del Centro Sperimentale di Cinematografia ed anche ad un buon corso di dizione. Sono sicura che, parlando con i tuoi colleghi e spiegando la situazione, troverai anche il modo di aggiustare i tuoi orari con quelli dei vari corsi. Il mondo non è un Eden e non è sempre semplice sincronizzare tutte le situazioni. Ad ogni modo puoi sdebitarti con loro in varie maniere! Ad esempio, offrendoti maggiormente per i turni dei giorni festivi. La maggior parte delle persone ama passare le feste in famiglia. Ma penso non sarà un grosso sacrificio per te se sarai spronato da un buon incentivo. Pensaci! In fondo sei ancora giovane e, anche se non mi piace il festival dei buoni sentimenti e non desidero fare retorica da quattro soldi, devi lottare con i denti fino in fondo prima di arrenderti. E non rattristarti troppo per Lorella! Come madre non ho il diritto di immischiarmi nella tua vita ma probabilmente, se lei ha sempre tergiversato, evidentemente il suo sentimento non era così forte come quello che hai provato tu nei suoi confronti. Non sarà facile ma penso che con tanta costanza da parte tua riuscirai a dimenticarla presto. Anche tuo padre la pensa esattamente come me. È qui vicino che mi sta implorando di non commuovermi. Sai, non sembra ma sono una stupida sentimentale!»

Goffredo era sull’orlo di una crisi di pianto ma questa volta sentiva che sarebbe stato una sorta di pianto quasi liberatorio.

Si riscosse da quel torpore e disse:

«Grazie, mamma! Sei un angelo!» Iole, quasi schermendosi, rispose:

«Gli angeli non esistono!  Siamo tutti esseri umani fragili che lottano  ogni giorno per conquistare il proprio posticino al sole e con alterni risultati. In alcuni casi vinciamo ma, più spesso di quanto vorremmo, la sorte non ci è propizia! Non ti dirò la frase melensa che è bello accettare la sconfitta perché fa incavolare da morire. Più che altro bisogna fare di necessità virtù!»

«A presto, mamma. Faccio due passi a piedi ma sarò a casa per l’ora di pranzo. Vi voglio

bene!»

«Anche noi te ne vogliamo! E non fare tanto tardi perché ti si raffreddano gli gnocchi al

pomodoro e le melanzane alla parmigiana!»