Racconto di Vincenzo Sottile

(Quinta pubblicazione)

 

Coriandoli di segrete passioni in un turbinio di sensazioni antitetiche che sovrastano come brusche perturbazioni atmosferiche gli equilibri precari di esseri in bilico dentro girandole di cartapesta che non fanno sconti a nessuno. Ma il mondo non è un gigantesco luna park come ameremmo considerare nella segreta speranza di non distruggere mai il Peter Pan che scalpita dentro ogni singola cellula dei nostri esseri friabili.

Il problema è che non si può permanere perennemente in bilico in quella zona di sole ombreggiato che riscalda e trafigge nel contempo. L’ambiguità morale dei sentimenti non è un business alla moda come un articolo di lusso che s’indossa e si dismette nell’arco di pochissimo tempo ma è una lama che tormenta i nostri spiriti dilaniati da mille contraddizioni e il nostro sentirci esseri appartenenti a una collettività pulsante di positività ce lo vieta categoricamente.

Ciononostante non conseguo sentire positivo. Non ce la faccio proprio e ne ho ben donde. Sto accompagnando mia figlia Barbara, adolescente rampante di sedici anni appena compiuti, al suo secondo ciclo di chemio per un tumore al colon fortunatamente preso in tempo. Ha dovuto subire un’operazione ma il tumore è stato asportato e si è rivelato benigno. Quello che sta facendo è a scopo puramente precauzionale.

Voi penserete che dovrei essere felice come una Pasqua ma non è così anche se mia moglie Samanta, scompigliando spesso i miei stupendi capelli nero corvino che stanno assumendo solo ora delle striature cerulee, mi rimbrotta affettuosamente sostenendo che non me ne va bene mai una e che il segreto di una vita florida s’incontra proprio in quel sapersi accontentare, accettando il dondolio inevitabile di situazioni spesso contrastanti ma che rappresentano il vivere comune delle persone.

«Che bambinone che sei, non crescerai mai del tutto ma adoro vederti così perché possiedi un mare di qualità adorabili che compensano largamente questo tuo pessimismo cosmico. Andresti d’accordo con Leopardi ma preferirei non ti librassi in aria dentro un universo infinito perché desidererei frequentarti ancora per parecchi lustri, stupidone mio! Barbara guarirà e il secondo ciclo è solo a scopo preventivo. E meno male che sono stata talmente previdente da portarla a fare controlli periodici fin dall’età dello sviluppo che non è una cosa poi così scontata! Sai quante madri si disinteressano di questo sia per leggerezza che per mancanza di tempo. Sarò anche la classica casalinga che viene giudicata obsoleta ma posso organizzare la mia giornata con maggiore raziocinio senza essere convulsamente succube di tabelle orarie e questa la considero una vera e propria benedizione del cielo. Che importa se soffriamo un altro po’ e viviamo nella tensione? Meglio questo che perdere nostra figlia. E poi a quell’età! Ci pensi mai a questo tu che ti adombri per cose banali come liti di viabilità o furbacchioni che non mancano mai negli uffici postali o nei supermercati? Certo, dirai che lascio troppo correre e che la gente mi prevarica ma ti posso garantire che non è sempre così e che alzo la voce solo in situazioni veramente serie per non lasciarmi rovinare bile e fegato. Caro Oreste, si vive solo una volta e si spreca inutilmente tempo prezioso in rancori e offese da operette! Quanti Otello che scalpitano per cambiare l’universo quando non sono nemmeno capaci di mutare poche regole mentali di disciplina all’interno dei loro esseri minati da mille sollecitazioni esterne che non riescono a controllare ed incanalare? Ma allora il famoso magico potere del libero arbitrio dove si trova? Orestuccio mio, datti veramente una calmata che il mondo ci sfugge di mano a una velocità recalcitrante! E a proposito, vuoi che guidi la macchina a ritorno? Hai delle occhiaie che fanno paura e non raccontarmi la solita frottola che hai letto fino a tardi Delitto e Castigo! Il libro è un capolavoro ma so che anche se tieni il lume acceso fino a tardi indugi più volte sulle stesse pagine e il tuo cervello gravita impazzito in un vortice di pensieri convulsi che non riescono a trovare la chiave di volta per raggiungere un ottimo grado di concatenazione. Non sei proprio in grado di scomporre i problemi in tanti piccoli tasselli per rielaborarli con calma ma non te ne faccio una colpa perché è anche un fattore caratteriale comune a molte persone senza iniziare a fare il solito discorso sessista che detesto. Esistono anche donne che hanno il tuo stesso problema come s’incontrano molti uomini che sono in grado di pianificare con la nostra imperturbabile razionalità femminile. Perché poi, anche se l’universo maschile non desidera accettarlo, noi donne non siamo solo angeli del focolare senza tanto cervello ma siamo molto più pragmatiche di quanto voi ci consideriate e lo siamo sempre state. Mamma mia! Che traffico! Meno male che siamo partiti per tempo e che nostra figlia si è addormentata. Con quelle cuffie che tutti i giovani della sua età portano sempre come un totem mi meraviglio che abbia ceduto al dolce richiamo di Morfeo! Poco male, comunque e non tutti i mali vengono per nuocere. Almeno non ha sentito i nostri sproloqui! Non che ci sarebbe stato qualcosa di male e sono sempre stata dell’opinione che è una ragazza più matura della sua età ma impiego parecchio tempo per rassicurarla e non desidero che anche tu ci metta il carico da novanta. D’altronde un rischio di recrudescenza, sia pur remoto, sussiste e non è una stupida. Comunque in questo ospedale sono tutti molto gentili e di una professionalità da prendere a esempio! Probabilmente ci riderebbero appresso in parecchi per come la classe medica viene considerata in Italia ma è più forte di me! Tu e Barbara dite sempre che sono l’angelo dell’ottimismo ma sono solo una donna che crede nei vecchi, sani e robusti valori di una volta.»

«E sei stagionatella come un bel tocco di Grana Padano o un bel prosciutto d’annata da consumare con una bella combriccola di amici, in una torrida giornata estiva, di quelle che paralizzano i centri nervosi, e all’ombra di un pergolato che ripari dal calore quasi come quello di una fornace, in una bella tavolata da trattoria o da casa colonica. Non prendermi per matto ma accosto a destra cinque minuti perché mi è preso un irrefrenabile impulso.»

«Ma cosa fai? Ma sei matto? Non siamo più degli adolescenti! E se passa qualcuno? Che figura facciamo? E se nostra figlia si sveglia? Che penserà?»

«Basta, tesoro! Prima di tutto sono semplici effusioni e non atti osceni in luogo pubblico! E poi lo sai che ti dico: che non m’importa nulla di quello che possono pensare dei passanti sconosciuti. Nostra figlia è sempre stata mia complice in tutto e non ci sarebbero problemi di sorta ed inoltre l’amore non è prerogativa solamente dei ragazzetti perché da sempre vige questa consuetudine di considerare gli over cinquanta come dei residuati da museo. Credo che siamo in grado di trasmettere un amore molto più puro e completo al di là del semplice rapporto fisico, proprio perché più maturo e consapevole E adesso lasciati abbracciare che il tempo stringe e dobbiamo riprendere la marcia per non giungere in ritardo all’appuntamento.»

«Caspita! Che effluvio di parole! E dire che non ti facevo così tanto poeta! Allora tutto sommato…

«Non sono così bambinone come mi hai sempre stimato e considerato quasi ignominiosamente! Lo so che nel fondo mi amavi ma ho sempre detestato essere considerato sempre come una ruota di scorta e con una personalità pallida quasi stinta, proprio perché messa continuamente in ombra dal tuo essere accentratore e ingombrante. Ti amo ma visto che siamo in tema di verità lasciatelo dire che spesso la tua testardaggine rasenta limiti quasi ai margini dell’assurdo, come quando, tanto per fare un esempio, avevi costretto nostra figlia a suonare il piano mentre lei desiderava imparare l’arpa! E tutto per uno stupido puntiglio perché nel fondo lo so che sei una persona squisita e non ti cambierei per niente al mondo! Meno male che poi sei rinsavita quando ti sei resa conto che il nostro cucciolo eseguiva per compiacerti ma si stava spegnendo ogni traccia di sorriso sulle sue labbra. E quanto è brava adesso con l’arpa! Il professore dice che è un vero portento e lo sarà ancor più quando questo spauracchio sarà solo un brutto ricordo. Siamo giunti a destinazione. Barbara! Barbara! Sveglia che mamma e papà ti staranno vicino tutto il tempo. Meno male che non serve il ricovero e ti possiamo continuare a coccolare come abbiamo sempre fatto ma adesso dobbiamo proprio andare.»

«Sì papà!» La ragazza si stropicciò gli occhi e ancora leggermente sonnecchiante, sospirò con quel suo sguardo inconsciamente sensuale che faceva già tremare le gambe a svariati suoi coetanei, lasciandosi andare a una breve confidenza:

«Sapete che ho sognato? Che voi due camminavate su una spiaggia completamente deserta e al chiar di luna facevate un lungo bagno completamente nudi dopo una focosa notte d’amore! Non t’imbarazzo mamma? E poi è un puro e semplice sogno che non si concretizzerà mai nella realtà!»

«Beh! Questo non lo puoi dire come per qualsiasi altra cosa!» L’imbarazzo di Samanta era palese ma si sforzò di conferire un tono frivolo a quella conversazione per non mostrarsi retrograda e per non innervosire la figlia in quel frangente. «Tuo padre sì che lo farebbe senza pensarci due volte! A volte fa ancora il giovanotto ma quante volte gli devo rammentare le pastiglie per la pressione e il Voltaren per i dolori alle articolazioni? Credo che ogni età abbia le sue peculiarità ma visto che siete sempre coalizzati fra padre e figlia non voglio darvi la soddisfazione di un secco no e ti rispondo con una delle mie famose citazioni: tutto può essere!»

«Quanto sei cara, mamma!» La ragazza si era commossa e le schioccò un bacio sulla guancia destra facendola arrossire. Quest’estate spero vacanze in montagna sulle dolomiti con mega passeggiate nei boschi e una moltitudine di libri nella sacca da viaggio visto che voglio recuperare il tempo perso con la malattia. Del resto i professori sono già compiacenti per la mia situazione ma non vorrei approfittare troppo e di compiti ne danno parecchi. Bisogna considerare che il prossimo anno andrò in prima liceo ma vorrei finire il ginnasio in bellezza.»

«A noi, amore, ci basta vederti in piedi viva e vegeta!» D’improvviso tutto il torrente di emozioni faticosamente trattenuto in quei mesi tormentati, esplose come una fiumana incontenibile e la donna scoppiò in un pianto a dirotto. «Non hai neanche la più lontana di quanto possiamo amarti! Sei il nostro gioiello più prezioso e abbiamo avuto il terrore di perderti! Cosa vuoi che sia una bocciatura in confronto all’eternità? Io, invece, desidererei quella vacanza da sogno in qualche atollo sperduto del mar Pacifico che ho sempre anelato da una vita. Quest’anno mi adatterò al volere della maggioranza perché tuo padre non è entusiasta e non ci piace lasciarti sola ma il prossimo anno, se tutto andrà bene, sarai più grande e potrai organizzare le tue vacanze con chi vorrai. E tu», lo sguardo di Samanta trafisse con violenza l’occhiata languida del consorte, «non avrai più scuse perché è ora che il nostro gingilletto spicchi il volo e non si ripari a vita dentro il nido. O non è così? E nel dir questo, strizzò l’occhio furbescamente alla figlia che si mise a ridere malgrado la tensione di quegli istanti. Erano ormai giunti all’accettazione e fra poco Barbara avrebbe iniziato la prima applicazione del secondo ciclo di chemioterapia.

«Vabbé, che facciamo? Ho voglia di un caffè e di un panino! Mi fai compagnia? Tanto nostra figlia ne avrà per un po’! Ho telefonato alla ferramenta che andrò oggi pomeriggio ma Saverio mi ha detto molto scherzosamente di prendermi tutta la giornata. Sai com’è lui! Buono come il pane e si fa sempre in quattro per tutti! Però non desidero approfittare!» Come avranno compreso i lettori fra le righe gestisco una ferramenta da quasi un trentennio con il mio socio e fortunatamente andiamo d’amore e d’accordo che non è per niente scontato in questi tempi angosciosi dove lo sviluppo di nevrosi galoppanti si sta convertendo nella prassi.

Lei, con quei suoi occhi sbarazzini, verdi come quelli dei gatti, mi sorride a metà fra il bonario ironico e l’intenerito sentimentale, gettandomi in faccia una cascata di parole dal magico potere ipnotico e risanatore di molteplici ferite esistenziali:

«Quanto sei bello! In quei tuoi occhi nerastri come la pece vedo un mare di stelle e amerei disperdermi in un abisso senza fondo cullata dal torrente impetuoso dei tuoi baci e senza mai risalire alla squallida superficie di un’esistenza sciatta e incolore!»

«E che, ad ogni modo, è la vita di tutti!» Pronuncio queste semplici parole con una smorfia da clown e scoppiamo a ridere come non facevamo ormai da un tempo incalcolabile. In quel preciso istante intuisco al volo la più sacrosanta delle verità che nessun testo può insegnare e che mi colpisce per la sua stupefacente semplicità: non è mai troppo tardi per ricominciare ad amare o per rinverdire un rapporto amoroso che si credeva ucciso dall’azione erosiva del tempo e delle sue avversità. Che bello recuperare i miei fiori invisibili in una moltitudine d’immagini iridate fin quasi a rasentare l’arcobaleno e che rallegrano l’anima proprio quando credevo di averli smarriti per sempre. Il grande mistero affascinante dell’esistenza racchiuso dentro l’immensa ruota occulta che governa l’esistenza degli uomini dai primordi dei tempi. Una ruota con raggi che non sempre assumono tonalità colorate e che il nostro istinto atavico ha imparato a temere senza possibilità di remissione.

Solo che oggi è un giorno di festa e la mia eccezione ha scalfito l’enormità di quella tremenda regola. Adesso so che posso riprendere a vivere con la consapevolezza più matura e forte di un essere temprato da avvenimenti dolorosi che l’hanno aiutato a costruita una splendida corazza, ormai in grado di reggere alla forza trascinatrice e oscura di inquietanti avvenimenti. Sempre se ne dovremo ancora sopportare il fardello e spero ardentemente di no!

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