Racconto di Maria Paola di Somma

(Terza pubblicazione – 20 settembre 2019)

 

In un sabato soleggiato, i rimossi materiali dell’imballaggio confermano la consegna della

lavabiancheria, da parte del corriere autorizzato.

In meno di mezz’ora è già installata, alla fornitura idrica allacciata e dal suo cavo alimentata.

L’ha sistemata sul pavimento del balcone, chiuso con vetrata.

Al domestico apparecchio un preciso incarico è stato assegnato.

Lo porterà a termine, nonostante il sovraccarico di corrente elettrizzi la veranda.

Con fierezza esegue il carico del bucato.

Si apre la vaschetta. Si contendono il liquido detergente il settore schiumoso del lavaggio e quello pieno d’acqua del risciacquo.

Predilette le qualità avvolgenti dell’ammorbidente. Escluso il sapone in polvere.

La floreale confezione del detersivo è ancora sigillata.

È sullo scaffale, accanto alla sbiancante candeggina, da quasi un mese.

Allegramente gli si svita il tappo, essendo bene in vista la mole di panni da lavare.

Sarà finalmente usato in grande quantità.

La traboccante cesta della biancheria comprime i più variegati indumenti.

Si srotola la cinta di cuoio, dai pantaloni a zampa di elefante.

Si riallaccia, da sola, la giacchetta pronta per il vanitoso stiraggio.

Si rimpicciolisce e si appiattisce l’ingombrante trapunta.

Si spingono tra loro le argentate borchie della borsa di pelle.

Si disperde la lana d’angora del caldo pullover.

Esulta la federa del cuscino, con i bordi ricamati, per il suo incontro con lo smacchiatore.

Un guanciale sofferente. Per anni è stato spugna del freddo sudore di Petra, assalita dai suoi incubi notturni.

La tabella di controllo imposta la temperatura massima a 30 gradi.

In un’intermittente posizione di partenza lo scattante Display.

Al traguardo, con la metà dei minuti, il corto lavaggio a carico parziale supera quello a pieno carico.

Il risparmio energetico è garantito.

Lo sportello è spalancato con foga.

Il frettoloso braccio afferra il velato gambaletto che in preda al panico urla:

Dov’è il sapone neutro? e con alterigia aggiunge: Occorre più cura nel gettarmi nel bucherellato e metallico cestello. Rischio di sfilarmi, sono un capo delicato. Fondamentale è la suddivisione tra tessuti bianchi e tessuti colorati, nessuna mescolanza. La gradazione di macchie è irrisoria.

Il pregiato gambaletto è angosciato dalla presenza dei puzzolenti fantasmini sportivi, reduci delle corse estenuanti di Petra nel parco.

Piagnucolando asseriva: Non tollero il cloro, sono una fibra di natura proteica lanciata in mezzo al sintetico.

L’impaziente tasto di avvio e spegnimento freme per essere azionato.

Mentre lo sciagurato gambaletto cerca di non sfilarsi, sopraggiunge il vestito con la lussuosa stoffa.

Con arroganza lo rimprovera: Sei troppo schizzinoso, non pensare di essere il capo più ragguardevole del bucato. La mia etichettatura ha più simboli dei tuoi, significa che per me le fasi di lavaggio corrispondono a un percorso benessere. Significa che a me la centrifuga apporta gli stessi benefici dell’idromassaggio.

Il vestito è stato svegliato dal suo rassegnato letargo nel guardaroba.

Scoperto dal fasciante cellophane che l’ho riparato dall’insidiosa polvere e dall’abusive tarme.

L’ho isolato dagli altri indumenti chiusi in quella cabina a più ripiani.

È stato tolto dalla ferrea gruccia che l’ha sorretto per mesi e ora gioisce con lui per l’eventualità di essere reindossato.

Il tronfio abito sfoggiava il suo stampo di morbido velluto.

È un modello minuziosamente elaborato, dalle spalline di pizzo al colletto ricamato.

Timide braccia, si intravedono dalla trasparente stoffa. Bottoncini dorati sui polsini.

La scollatura all’altezza del cuore non involgarisce chi l’indosserà.

L’avrebbe coperta tenendola lontana da sguardi indiscreti.

Un girovita abbellito da una fascia di raso.

Combaciavano, il velluto generoso sui fianchi, dando l’idea di gonna a tulipano, e il velo con lucidi bordi mascherava il ginocchio e lascia visibile la gamba.

Ascolta, sei solo uno spocchioso abito.

Inalberandosi l’abito rispose:

Sei noioso mancato collant. Essere risciacquato dopo mesi, ha fatto spruzzare acqua da tutti i miei punti di rammendo, ma per le tue seccanti ed eccentriche pretese rimpiango l’armadio.

Non abbassando i toni conclude:

Invece di puntualizzare quanto sei delicato, ti sei mai chiesto perché ci ha portato a nuova vita?

perché saremo di nuovo indossati e calzati?

Il gambaletto gettando lo sguardo sullo stendino, quando la vide racimolare mollette canticchiando,

comprese perché erano finiti nella lavatrice. A gran voce esclamò:

Petra ha di nuovo un appuntamento! Ha di nuovo qualcuno per cui farsi bella! Petra ha di nuovo il trucco in faccia e i capelli in una treccia. Ma occhio Petra, non portarmi a casa un’infida cravatta o smollate bretelle.

Lungi da me le cattive compagnie.