Racconto di Chiara Moltoni
(Quarta pubblicazione – 20 maggio 2019)
La ucciderei – pensò Esterina.
Esterina ha la schiena rivolta verso il mondo. Non sa come è potuto accadere di ritrovarsi lì. Alla fine della spiaggia il mare, sopra la sua testa Il cielo nero, nell’aria un odore salmastro, un solo rumore nello stomaco: i pugni ritmati della musica di una discoteca.
Esterina si è infilata i pantaloni maculati ringraziando l’invenzione del tessuto stretch. L’orlo del tempo ha cominciato ad allentarsi. Non metterà le calze, le piace il collo nudo del piede nel décolleté. La canotta nera, il collier con quegli Swarovski, permanente e tinta appena fatte, un bacio di rossetto borgogna e un vento di profumo fruttato, intenso. Sarà una serata speciale, lo sente.
La discoteca sul mare si chiama Essaouira. L’apericena è un buon modo per cominciare presto la serata. Il martedì, il karaoke in un altro locale, a quindici chilometri da lì, il giovedì, quelle serate ‘Back to the ’80/’90” che la riportano alle bollicine dell’attraente ragazza che fu.
– Ma sì, cominciamo con un prosecco – dice all’amica. Il karaoke aiuta sempre a trovare qualche compagna d’avventure in più.
Il secondo bicchiere è ancora più buono. L’alcol scende così in fretta da trasformare in appena sedici sorsate una cinquantacinquenne in una spider. La macchina del tempo.
Gianna, Gianna, Gianna rincorreva…
Il femore ancora snodato. L’impianto di denti bianchi e allineati come birilli senza uno strike. La punta della lingua incurvata come un amo.
Il bordo del divanetto al confine del suo equilibrio.
Esterina continua a fissare cosce e stivali della ragazza che sta ballando sul tavolo, davanti ai suoi occhi. Non è quella ragazza a muoversi, ma i capelli lunghi e neri, il vestito di lustrini corto e spaccato sulla coscia, il ventre piatto, il culo sodo, i seni turgidi e le lunghe unghie laccate di un rosso sfacciato.
– Quanti anni potrà avere? – si chiede, graffiando con le unghie dei tacchi il pavimento su cui è bloccata.
– Anch’io ho avuto quell’età – sibila tra sé.
Esterina guarda i coriandoli dei secondi festeggiare; così come guarda quella giovane, soda e fresca ragazzetta, incapace di dare valore ai preziosi carati del brillante del suo tempo. Una maledetta puttanella. Esterina comincia a dimenarsi. Fa caldo. Alza le braccia per sovrastare la gioventù. Adesso la musica è cambiata. Enrique Iglesias è giusto quello che le serve per riprendersi ciò che il tempo non le ridarà mai più.
La spiaggia ha sempre ricordato a Esterina un sacco di cose. Da bambina, quando sua nonna la portava nello stabilimento di Pino, la sua bocca era sempre macchiata dalla fragola dei ghiaccioli. Ne chiedeva in continuazione, pur di sentire Giorgio, il barista, dire: – Ecco un bel ghiacciolo per la nostra piccola principessa. Da ragazzina, insieme ad Anna, la sua amica del cuore, ogni qualvolta stendevano l’asciugamano sulla battigia, si leccava le labbra impastate di lucidalabbra alla ciliegia desiderando assaggiare la bocca di ogni ragazzo in costume da bagno. Anche se aveva dovuto aspettare i diciassette anni per farsi divorare verginità e rossetto dalle fauci voraci di un bagnino che l’aveva invitata in cabina.
Finalmente è spuntata la luna: un buco rossastro sull’orlo del mare. – Troppi drink – pensa tra sé – E adesso, con questa? Era stato fin troppo facile portarla lì fuori. La gioventù è così: incosciente e sfrontata. Le aveva offerto una caipirinha e alitato in un timpano: – Dai, vieni, ho un paio di sigarette e una cosa da dirti. Quella maledetta puttanella… E se l’avesse fatta cadere in mare? Era pur sempre febbraio e mezza nuda com’era una congestione ne avrebbe rattrappito sorriso e budella. Quanto le sarebbe piaciuto veder galleggiare il cadavere di quel corpo…
Sapeva di zucchero e limone, la ragazzetta. E lei? La ‘vecchia’ Esterina? Di un prosecco appena ammuffito? Esterina staccò un attimo la lingua da quella bocca fresca. Non aveva mai baciato una donna in vita sua. Intravide le ferite lasciate dal suo rossetto borgogna e si sorprese di quanto quel delitto le stesse piacendo. Cominciò a baciarle il collo, ansimando: – Ti ucciderò… – poi si riempì le mani di quegli stramaledetti seni sodi, perse ogni equilibrio e si ubriacò di gioventù.
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