Racconto di Giorgio Patrignani

(Prima pubblicazione – 6 luglio 2020)

 

 

Siamo ai primi giorni di luglio, l’estate del 1959. Il cielo promette una giornata di sole, anche se ancora è l’alba.  A casa di Corrado è arrivata gente: i genitori oggi hanno bisogno di aiuto, devono mietere il grano diventato ormai dorato. Corrado non è molto grande, ma neanche più tanto piccolo, anche lui a modo suo può dare una mano: “Corrado, tu resta con tua madre, aiutala a preparare la colazione, poi quando è pronta c’è la porti”. Gli dice il fattore con il suo modo autoritario di parlare che sembra quasi un ordine. Corrado obbedisce. Gli altri uomini e donne, tutti muniti di una falce, si dirigono a piedi nei campi. La distesa di grano davanti a loro, riflette i primi raggi di sole della mattina. La signora Lea ha appena finito di preparare il mangiare per “l’opera”: il pane cotto da poco, ancora fumante, emana nell’aria il suo piacevole e delizioso profumo. Le due belle crostate con marmellata di more, vicino al prosciutto genuino, imbandiscono e colorano il grande tavolo dell’ampia cucina. La signora Lea non può perdere tempo, sta preparando le tagliatelle per il pranzo: “forza Corrado vai a prendere il tuo carretto e carica tutto”. Il carretto è un vecchio carro a due ruote non molto grande, che usava il nonno fin che poteva, per portare al mercato la frutta e la verdura di stagione, che poi lasciò a Corrado, poco prima di andarsene in una triste mattina di maggio. Corrado è sempre felicissimo quando può usare il carretto ed essere utile: gli piace tanto fare le cose che fanno i grandi, con fatica. Con l’aiuto della mamma, mette tutto sul carretto e felice parte. Con fatica percorre quella stradina sconnessa che attraversa i campi, quella piccola strada che lo porta dai suoi amici che a quest’ora sicuramente lo aspettano impazienti. Da lì a poco anche lui è con loro, mangia con loro, come se anche lui fosse stato sempre lì con loro fin di buon’ora. Non pensa minimamente di tornare subito a casa e anche la signora Lea lo sa, che il figlio non sarebbe tornato da solo, per questo non si preoccupa, non lo aspetta ancora. Al calare della sera il grano è quasi tutto tagliato, si continua a lavorare fin quando si spegne il giorno; poi insieme stanchi si torna a casa. Con loro adesso c’è Corrado: è felice, oggi ha avuto tanti amici, tutti che lo consideravano e gli facevano i complimenti per il suo prezioso aiuto. Anche il calendario con le sue date dimostra che l’estate sta finendo: il sole sempre più svogliato e debole, si alza tardi la mattina e si ritira sempre più presto la sera. E’ mattina: ancora il sole non riesce a prendere il sopravento sulle ombre, quando un gruppo di bambini con il loro vociare sempre allegro, invadono la piccola e polverosa strada di questo paesino in mezzo a due grandi monti, quasi sempre bianchi nella stagione fredda. Uno di loro, ancora inconsapevole per la sua età, che le parole anche di un bambino possono ferire, se ne esce con una triste battuta: “guardate chi c’è! Corrado lo scemo, che ci aspetta”. Si perché anche oggi come tutte le mattine Corrado aspetta i suoi amici per arrivare a scuola insieme. Oggi è il primo giorno che si ritrovano così tanti insieme. Qualche mese fa l’estate con le vacanze li aveva separati. Corrado andava a scuola tutte le mattine con altri bambini, era in classe con altri bambini, giocava con altri bambini, ma per lui non erano compagni, perché lui era diverso. Fin dalla prima infanzia tutti in paese sapevano che la natura era stata crudele con lui; anche la maestra lo sapeva, per questo non ci faceva caso, quando Corrado si distraeva e non seguiva quello che lei insegnava, immerso com’era più del solito nel suo semplice mondo. Corrado rideva per niente, faceva discorsi con poco senso e assai ridicoli per gli altri bambini, che per tutto questo lo prendevano in giro. E’ il primo ottobre primo giorno di scuola: sono cresciuti Corrado e i suoi compagni, quest’anno frequentano la quinta elementare. La solita maestra, dopo aver fatto l’appello, comincia a passeggiare in mezzo agli alunni, in grembiuli neri e grandi fiocchi celesti i maschi e rosa le femmine. Hanno capito che la maestra vuole interrogarli, seri e un po’ timorati, sperano di non essere chiamati. Arrivano le undici e la campanella annuncia l’ora della ricreazione. Tutti si alzano in fretta dai loro banchi, facendo molto rumore e corrono fuori nel campetto. Oggi è il primo giorno di scuola e sanno che l’intervallo sarà molto più lungo del solito e possono giocare a pallone. Corrado come sempre sta in disparte, nel gruppo delle femmine: forse anche lui vorrebbe giocare a pallone, ma nessuno lo ha mai coinvolto perché potesse imparare. Lui può giocare solo con Ugo, il figlio del fattore, che non ha pregiudizi: si perché Corrado è vittima di pregiudizi, è un bambino come dicono in paese ritardato. Più cresce con l’età più si nota la sua anomalia. L’anomalia che porta le altre persone benpensanti a isolarlo e tenerlo lontano dai giochi dei loro bambini. Corrado dunque cresce aiutando il padre nei lavori dei campi e la madre nelle faccende di casa; frequentando una scuola che non gli è mai entrata in testa, anche perché chi doveva insegnargli la lezione, ha sempre messo poco impegno nel spiegargli le cose: vittima a sua volta di quel pregiudizio, che tanto non avrebbe mai capito. Ugo cresce con lui, per questo gli rimarrà sempre amico: l’unico amico sincero che Corrado può dire di avere. Hanno condiviso da piccoli i loro giochi e anche adesso che sono passati anni si ritrovano quasi sempre insieme nelle ore che Ugo ha libere. Erano insieme anche alla festa quando Ugo nota in mezzo alla folla Maria: la figlia di Gianni, il dottore del paese. Maria è bellissima, troppo bella per non essere notata.  I due ragazzi si ritrovano da quella sera sempre più insieme fino ad innamorarsi e fidanzarsi. Maria innamorata pazza di Ugo, diventa poi grande amica di Corrado. Sono le due del pomeriggio, c’è poca luce, un cielo gonfio di nubi nere con qualche fulmine e tuoni minaccia un violento temporale. Corrado è in casa, è preoccupato, devono arrivare Ugo e Maria, i suoi amici e ha paura che con questo tempo non possano venire. Poco dopo si sente chiamare: “Corrado! Corrado!” sono loro. Il volto di Corrado si accende di un grande sorriso di felicità: “senti Corrado” gli dice subito Maria “vieni con noi questa sera dalla Gina a vedere un bel film?” La Gina è la padrona dell’unica osteria del paese e solo da lei si può vedere la televisione. A Corrado piace molto l’invito.  Poi quella sera rimangono dalla Gina fino a tardi: dopo aver mangiato un gelato e guardato la televisione Ugo si ferma a giocare a carte con i suoi amici. Corrado e Maria sono intorno al tavolo con loro a guardare. Alla fine rimane ai tre amici la piacevole sensazione di aver passato una stupenda serata. Anche l’estate con le serate all’aperto fino a tardi, l’aria fresca e profumata, il canto dei grilli, il luccichio delle lucciole, scorre sempre più verso la brutta stagione con le serate fredde e le strade deserte, tutta la natura in letargo, dall’atmosfera triste. Era tutto bianco la mattina di quel giorno da ricordare: durante la notte era scesa tanta neve. Corrado dalla piccola finestra della sua casa vede avvicinarsi su quel manto bianco e gelido un uomo, coperto da un pesante cappotto e una grande sciarpa che insieme ad un grande cappello gli copre quasi completamente la faccia. Corrado cerca di capire chi è, ma non lo conosce, mai visto prima: è un famoso regista, mandato lì dal sindaco del paese. Il regista cercava il protagonista del suo film, con le particolari caratteristiche che poteva avere solo Corrado. Si perché lui era diverso, in quel senso poteva essere unico, unico anche per il suo modo di esprimere i sentimenti: sinceri senza filtri, che usano quasi sempre le persone normali, lui proprio non sapeva fingere e mentire. E’ bastato al regista incontrarlo, vederlo, parlarci un po’ e senza nemmeno fargli un provino, comunicare a lui e ai suoi genitori che Corrado è la persona che lui cercava invano da molto tempo nella sua grande città e aveva trovato finalmente in quel paesino, un po’ fuori mano, dove viveva quell’umile famiglia che aveva cresciuto Corrado. Piove forte, ma per Corrado è un bel giorno: è mattina presto, sono venuti a prenderlo Ugo e Maria. Anche loro sono felici e un po’ emozionati: gli sembra di vivere in un sogno. Devono accompagnare il loro amico a Bologna dove deve incontrare il regista per girare il film. Aiutano Corrado a caricare i bagagli in macchina e partono. Il viaggio che devono affrontare è lungo e per tutto il tempo parlano quasi solo del film. Corrado nella sua semplicità non si rende conto di quello che potrebbe diventare, essere conosciuto da tante persone, diventare famoso, affronta tutto con la sua naturalezza; sembra che per lui sia una cosa normale. Arrivano a Bologna nel pomeriggio, qui il tempo è buono, incontrano il regista che presenta a Corrado colui che diventerà il suo assistente, che starà sempre con lui in queste settimane che vivrà a Bologna. Adesso Corrado ha degli orari da rispettare, è il suo primo vero lavoro: un lavoro molto prestigioso, deve imparare le battute che poi deve dire sul set, ascoltare bene le indicazioni del regista e dei suoi collaboratori, deve fare tutto per interpretare bene il suo personaggio. Alla fine Corrado riuscirà a fare tutto questo bene, dando molte soddisfazioni al regista che senza pregiudizi aveva creduto in lui fin dal primo momento che lo ha visto. Al rientro a casa Corrado è quasi famoso: già la televisione e i giornali hanno parlato di lui, il protagonista del nuovo film del regista. Le cose sembrano cambiate in paese: chi ha sempre isolato e discriminato Corrado, adesso vuole occuparsi di lui, cercando di diventare suo amico. Ogni giorno nella sua casa lo vengono a trovare gente del paese, come fossero stati sempre suoi amici, gli chiedono del film, hanno piacere di parlare con lui, vogliono stargli vicino. Ma lui sincero come sempre e senza filtri, come è nato e cresciuto, sinceramente, non vuole diventare amico di nessuno. Ama e vuole vivere solo con chi gli ha voluto sempre bene, accettandolo così com’è. Lui è rimasto Corrado di prima, la popolarità non lo ha cambiato, lui è diverso per natura, la solitudine è stata per tanto tempo sua compagna e lui adesso ha imparato ad amarla.