Racconto di Danila Delaiti e Giuseppe Bellanova

(Prima pubblicazione a quattro mani)

 

 

Aveva deciso di partecipare a quel concorso di cucina dopo molto tergiversare. Con il suo carattere chiuso non era certo il massimo, ma aveva deciso che, in un modo o nell’altro, era venuto il momento di uscire allo scoperto.

Dopo tutti quei mesi di isolamento, si armò di coraggio e si iscrisse.

C’erano state diverse selezioni e non era stato facile arrivare in semifinale. Con le sue “lasagne di nonna Papera, la parmigiana senza parmigiano, la torta verde di carote”, aveva sbaragliato gli altri concorrenti.

Ma ora la data fatidica della finale si avvicinava a grandi passi e non aveva ancora scelto il piatto da presentare.

Si ricordò di una pietanza, originale quanto gustosa, assaggiata una volta in un ristorantino di montagna, una sera qualunque, dopo una giornata sulle piste.

Provò a cercare qualcosa sul WEB, ma niente da fare.

Allora pensò di improvvisare secondo quanto ricordava. Ma sì! Avrebbe ancora una volta seguito l’istinto.

Le venne voglia di rivedere le foto di quella breve vacanza sulla neve.

Dopo una bella doccia ristoratrice, indossò il nuovo morbido pigiama rosso che le avevano regalato per il compleanno, mangiò un toast e una mela, e poi cercò quelle foto.

Un gradevole tuffo nel passato. C’erano quelle delle discese, delle battaglie a palle di neve, di bellissimi tramonti tra le montagne e delle tavolate serali.

In una foto compariva anche il piatto che voleva cucinare.

Improvvisamente rammentò anche il volto del ragazzo che le sedeva accanto, con il quale aveva chiacchierato tutta la sera, tra una risata e l’altra. Quel ragazzo moro e riccioluto, che le aveva dato il suo numero di cellulare e che aveva promesso di richiamare ma, come al solito, un po’ per pigrizia, un po’ per la sua solita timidezza, non lo aveva mai fatto. E sì che gli era piaciuto anche quel tipo. Sarebbe bastato un aperitivo, visto che abitavano ambedue a Trento!

Era proprio sciocca, si disse.

Comunque, ora si doveva concentrare sulla preparazione del piatto per la finale.

Provò più e più volte, finché il suo personalissimo “coniglio alle prugne” fu pronto.

Come al solito, i suoi assaggiatori/giudici personali, gli amici di sempre, furono invitati a cena.

Fu un vero successo.

Così, si trovò a essere abbastanza rilassata la mattina della finale. Si vestì di tutto punto, un trucco leggero, la fidata valigetta e via verso il centro di Trento.

 

Giunta all’ingresso dell’imponente edificio scolastico Alberghiero, dove si sarebbe svolta la finale del concorso, le venne una malsana idea: e se facesse una telefonatina al ragazzo di quella sera in montagna? Magari era lì a Trento e poteva anche affacciarsi un attimo nelle sale del concorso. Si sarebbero rivisti, salutati e magari, gli avrebbe fatto assaggiare il suo piatto da finale anche per chiedergli se era buono come quello assaggiato quella sera.

Compose il numero e al primo squillo chiuse immediatamente.

“Che cavolo sto facendo?”

Si disse sgomenta, ma poi, una vocina nella tua testa prese il controllo e la obbligò a richiamare.

“Pronto? Ciao, sicuramente non ti ricorderai di me…

Sono Elena.

Ci siamo conosciuti in montagna in po’ di mesi fa…”

La telefonata continuò con toni amichevoli fino a che il ragazzo non confermò che sarebbe passato per l’ora di pranzo a salutarla e ad assistere alla premiazione.

Elena ripose il telefono e oltrepassò l’imponente cancello che si affacciava su piazza Duomo.

Giunta nella grande sala adibita a cucina, prospiciente il ben più grande salone di rappresentanza dove si sarebbero disposti i giurati e il pubblico,

Elena salutò gli organizzatori e si preparò a dare battaglia culinaria senza esclusione di colpi, agli altri cinque candidati al premio finale.

Come una ballerina di flamenco, Elena si muoveva sicura e sinuosa fra i fornelli, armata di coltellaccio e mezzaluna, sembrava un perfetto mix fra una guerriera medievale e un’odalisca, tanto le sue azioni si modificavano continuamente fra la violenta affettatrice di carni e verdure e la delicata dispensatrice di aromi, spezie e un pizzico di sale.

Un senso di serena consapevolezza pervadeva l’animo della ragazza: il suo piatto stava venendo davvero bene

La campanella diede il segnale di fine gara.

Gli aspiranti Chef avevano solo cinque minuti altri per impiattare e decorare le proprie creazioni.

Dodici camerieri presero due piatti a testa e li presentano alla giuria.

Ogni candidato aveva prodotto quattro piatti della propria pietanza.

Elena si pulì le mani in uno strofinaccio, si sistemò i capelli e seguì i camerieri nella sala della giuria.

La ragazza diede un’occhiata fra il pubblico e finalmente lo vide.

Lì, successe una cosa che mai si sarebbe aspettata.

Provò una forte emozione, il suo cuore ebbe come un sussulto. La vista di quel ragazzo, di quel bel viso leggermente adombrato da una cortissima barba, le aveva riportato alla mente le bellissime sensazioni sperimentate quella sera in montagna.

Lui le sorrise e lei ricambiò.

I giurati iniziarono l’assaggio, passando in rassegna i piatti dei sei concorrenti.

Ogni volta che la forchetta o il cucchiaio spariva nella bocca di uno dei giudici, tutti i concorrenti fissavano il viso dell’assaggiatore per cercare di capire se era di suo gusto o meno.

Quando giunsero al cospetto di Elena, lei chiuse gli occhi per un attimo e invocò il suo spirito guida, confidando di incontrare l’apprezzamento dei giurati.

I 4 giudici indugiarono più a lungo di tutti sulle pietanze di Elena, due di loro si appartarono di qualche passo per discutere fra loro.

Completato l’assaggio, furono invitati tutti i presenti ad assaggiare a loro volta i piatti finalisti.

Il giovane si avvicinò immediatamente ad Elena e le porse la mano.

Lei rispose con una stretta vigorosa e subito gli offrì uno dei piatti.

“Indipendentemente da come andrà il concorso, vorrei proprio sapere se il mio Coniglio alle prugne è buono almeno la metà di quello di quella sera.”

Il giovane impugnò la forchetta, scelse un bel pezzetto di carne e lo portò alla bocca.

L’espressione del suo viso era davvero eloquente. Finito di deglutire disse solamente: “Questo piatto non ha nulla a che vedere con quello della baita in montagna.”

“Oh – esclamò Elena con un malcelato dispiacere – fa così schifo?”

“Schifo?” Rispose il giovane.

“Ma che assurdità ti metti in testa? Questo piatto è un vero capolavoro.

Mai assaggiato nulla di più buono in vita mia. Vincerai sicuramente” A Elena sembrò di avere una batteria di fuochi d’artificio intorno a lei.

In quel momento il suo mondo era tutto negli occhi e nel viso di quel ragazzo. Si perse così tanto che non si rese nemmeno conto di essere stata chiamata dai giudici.

Quando si riebbe, uno degli organizzatori la accompagnò al tavolo della giuria, dove la presidente le chiese maggiori informazioni sul suo piatto e su come lo avesse realizzato.

Soddisfatte le richieste dei giurati, venne fatta accomodare assieme agli altri finalisti.

In tutto il tempo che passò fino alla proclamazione, gli occhi di Elena non erano che per quel giovane che le aveva, almeno in parte, sconvolto la giornata.

Elena non pensava più alla vittoria… Al momento, nella sua mente, stava fantasticando di sé e di lui, di una loro vita insieme ed anche, di come sarebbe fare l’amore con lui.

Era ancora assorta in questi pensieri quando una dozzina di mani la presero e la sollevarono in aria. Fra di essi c’era anche il giovane che, all’ultimo salto, la riprese da solo fra le braccia e la fissò sorridente.

“Complimenti campionessa.” Le disse.

Hai sbaragliato la concorrenza.

Hai vinto!”

Elena, senza pensarci due volte lo baciò.

Un bacio lungo e appassionato, al termine del quale disse: “Avrò vinto davvero, se avrò vinto te.”