Racconto di Federica Sanguigni

(Seconda pubblicazione – 16 maggio 2019)

 

Oggi è il giorno del matrimonio di Francesca.
Oggi Francesca sposa Mario.
Oggi Francesca diventerà la moglie di Mario.
Insomma, comunque la si metta, oggi Francesca farà lo sbaglio più grande della vita sua.
Chi è Francesca? Francesca è la mia migliore amica, la mia sorella di sangue, quella con cui ho stretto il patto “nessun uomo ci separerà mai”.
Ma su quest’ultimo punto inizio a nutrire seri dubbi perché già dai preparativi per il matrimonio iniziati due e sottolineo due anni fa, Francesca ha cominciato, lentamente, a rifiutare tutti gli inviti di noi amiche. Non ha partecipato più alla serata “solo noi” che ci vede protagoniste, ormai da anni, con Paola e Katia ogni primo martedì del mese. Ha accampato mille scuse per non venire al sabato in beauty farm che ci concediamo ogni tanto e ha addirittura disertato il tè delle cinque con tanto di torta di mele e deliziosi biscottini che organizziamo una domenica sì e una no. E dire che Francesca non dice mai di no ai biscottini al cioccolato di Katia. Aggiungiamo a tutto questo il sabato sera che, ovviamente, era già scomparso dal suo calendario in quanto fagocitato da quello di Mario. Appunto, Mario. A proposito di questo giovanotto ora io non voglio fare l’amica gelosa-invidiosa- egoista ma un uomo che sequestra, nel vero senso della parola, una donna, che razza di individuo è?

Mario ha succhiato il sorriso e la spensieratezza di Francesca per trasformarli in capelli spenti e sguardo stanco. Francesca era la nostra “armiamoci e partite”, quella che una ne fa e mille ne pensa, l’amica che chiamavi alle due di notte e che si precipitava per aiutarti a sotterrare il cadavere del bastardo di turno che ti aveva mollata senza un perché. È un modo di dire, naturalmente. Nessuna di noi ha mai ucciso nessuno di loro. Ma l’ultima volta che ho telefonato a Francesca poco dopo le ventitré mi ha risposto Mario per invitarmi, gentilmente, a non chiamare più dopo le venti (le venti?) perché “a quell’ora si cena e poi c’è la tele da guardare sul divano.” Avrei voluto ribattere che Francesca neanche la guarda la televisione ma ho preferito sorvolare.
Comunque è un dato di fatto. Oggi Francesca si sposa e io sono qui davanti allo specchio a lisciarmi, con mani nervose, il mio meraviglioso vestito perfettamente stirato.
Mario non sarà certo il marito del secolo ma Francesca l’ha scelto come suo compagno di vita e io devo accettarlo. Ho provato a farle notare i tanti piccoli difetti, ehm dettagli del carattere del suo fidanzato ma, si sa, l’amore è cieco e non si giudica.

Sto indossando le scarpe col tacco dodici che a fine serata mi faranno piangere lacrime amare, quando il telefono inizia a squillare. Sul display appare un numero che non conosco. Sfioro la cornetta verde e Ppronto, chi parla?” è ciò che dico al mio interlocutore. Che si rivela essere uno psicopatico.
“Dov’è?” gracchia una voce odiosa che riconosco essere quella del futuro sposo.
“Dov’è chi?” rispondo di rimando.
“Non fare la complice e dimmi subito dov’è Francesca. Non risponde alle mie chiamate e sua madre dice che stamani è uscita presto per andare dal parrucchiere che afferma di non averla nemmeno vista.”
Allontano il cellulare dall’orecchio e fisso lo sguardo sulla parete di fronte. Noto una piccola crepa nel muro di cui ignoravo l’esistenza. Ma non ho tempo ora di pensare a terremoti e disastri vari.
Non so perché mi viene da ridere. E quindi rido. Mi piego in due dalle risate. Poi mi ricompongo e riavvicino il telefono all’orecchio giusto in tempo per sentire la voce di Mario urlare parolacce che io neanche conosco. Ma tant’è, l’ignoranza, e Mario è ignorante assai, si nutre di volgarità e di pochezza. Provo a ribattere ma il gentiluomo dall’altra parte non me lo permette. Lo ascolto accusarmi di uno strano complotto con Paola e Katia per rapire Francesca. Sì sì, dice proprio rapire.
E continua asserendo che noi non l’abbiamo mai potuto sopportare (alzo il pollice in direzione dello specchio per conferma e strizzo l’occhio alla mia immagine riflessa in esso) e che abbiamo messo Francesca contro di lui. Questo non è vero, lo sa bene, come tutte le persone manipolatrici che non ammettono i propri modi di fare e che scaricano le responsabilità sugli altri. Non lo interrompo più.
Con calma, poso il cellulare sul comodino ma non lo spengo. Ho una promozione che ricarica il mio credito quando ricevo telefonate da operatori diversi dal mio e, quindi, decido di approfittarne.

Mi sfilo il bell’abito rosso con lo spacco vertiginoso che mi avrebbe di sicuro fatta giudicare dallo sposo come una poco di buono. Tolgo le scarpe e le lancio dall’altra parte della camera.
Infilo jeans e camicia. Dal telefono una voce sgradevole continua a lanciare accuse e offese contro la sottoscritta, rivelando la sua vera natura. Quella che neanche la santità di un martire riuscirebbe a cambiare. Afferro al volo le chiavi di casa e scendo velocemente le scale. Paola e Katia sono già sotto casa mia. Tempismo perfetto, mi dico. Complotto, direbbe Mario.
Salgo sulla piccola utilitaria di Paola, compagna fidata di tante avventure. Con una sgommata poco
elegante partiamo.
Non abbiamo rapito Francesca, è ovvio. E non condividiamo l’abbandono di un uomo il giorno delle nozze. Ma conosciamo la nostra amica, la donna migliore del mondo. La donna che ha salvato il proprio compagno da mille guai e che forse ora ha deciso di salvare solo se stessa. La donna che ha rinunciato a tutto per lui. Anche alle sue amiche. Alle sue passioni. Facendo di lui il centro della sua vita. E mettendosi in un angolo.

No, Francesca, tu Mario dovevi lasciarlo prima ma ti capisco. Comprendo il tuo sentimento e la tua esasperazione, adesso. Il tuo dolore per non essere stata apprezzata dall’unico uomo tu abbia amato davvero.

Dallo stereo della macchina di Paola, la voce inconfondibile di Teresa De Sio canta queste parole: “Così lei in un lampo decise che non c’è un prezzo a certe rose lasciando a mezz’aria sia folla che sposo si tolse il velo e se ne andò.”
Ci guardiamo in faccia, Paola, Katia e io. Scoppiamo a ridere e cantiamo a squarciagola il resto
della canzone.
Aspettaci, Francesca. Veniamo a cercarti. Veniamo a prenderti.
Disposte a saltare con te, come Thelma e Louise.
O meglio, a volare perché “se fossi l’ultima rondine…”