Racconto di Silvana Maroni

(Decima pubblicazione)

 

Era la fine del mondo. L’asteroide diretto verso la Terra disegnava nel cielo scuro una scia luminosa, come la stella cometa di un vecchio Natale, il primo, quello vero. Gli strali lanciati con rabbia dal dio dell’universo sarebbero ricaduti sull’uomo e le sue colpe. La gravità attirava quella materia impazzita e non c’era scampo per nessuno sul vecchio e stanco pianeta, da tempo succube dell’arroganza umana.

Anche se stavolta l’uomo non c’entrava nulla. Era stato il caso che aveva posto quel masso in rotta di collisione con la Terra. Puro caso.

Lui era in strada, al contrario della maggioranza. Era stato nel tunnel della metropolitana ma aveva trovato un vero inferno: schiamazzi, urla, litigi furiosi. Qualcuno pregava, altri piangevano disperati, qua e là c’era chi si sparava droghe ottenute a prezzo irrisorio. I soldi erano già carta straccia.

Preferì non mescolarsi a quella marea umana impazzita, decise che sarebbe morto all’aria aperta, guardando in su, disteso sotto quello stesso cielo che in passato aveva osservato carico di amore e di curiosità, scrutato al telescopio, ammirato nelle notti limpide e che ora gli stava crollando addosso. Briciole di cielo avrebbero cancellato l’umanità. L’Universo non se ne sarebbe neanche accorto. Intorno vedeva sfrecciare veicoli sovraccarichi di bagagli, provviste, masserizie, come se ci fosse stato uno scampo, un luogo sicuro dove nascondersi. C’era ancora qualcuno che coltivava illusioni e incredulità.

Nella realtà la speranza era legata ad un filo sottilissimo. I notiziari erano stai chiari: le sonde inviate per distruggere l’asteroide o deviarne la traiettoria mortale avevano fatto cilecca, o quasi. Avrebbero fatto tutti la fine dei dinosauri.

Le possibilità di salvezza erano irrisorie, legate ad un ipotetico impatto con un altro frammento impazzito. Sarebbe stato come fare filotto sull’immensa tavola di biliardo azzurra srotolata lassù, a sovrastare l’umanità disperata, ormai consapevole di non essere la padrona su quel sassolino alla periferia della galassia. Si parlava di una percentuale intorno al 5%, un nulla. Si recò davanti al mare e si distese sulla spiaggia, in prima fila per l’ultimo spettacolo. Maledisse sé stesso, aveva desiderio di fumare ma aveva smesso all’improvviso, poche settimane prima, spaventato dai soliti allarmismi dei medici, ora ridicoli a dir poco.  Si frugò lo stesso nelle tasche, e fu premiato. Sul fondo trovò un pacchetto accartocciato con un’ultima sigaretta. Una su 20. “È il 5%” pensò. “Si può essere fortunati due volte?”

Gli venne su un sorriso beffardo. L’accese aspettando gli eventi.