Racconto di Silvana Petrella e Nicola Miletti

(Prima pubblicazione)

 

 

 

14 febbraio

Maestro,

da giorni ho in mente di scrivervi. Voi non mi conoscete ma io so bene chi siete. Da un amico, di cui non posso fare il nome, ho avuto il vostro indirizzo e sono a scrivervi. Vi domanderete chi sono, ebbene mi presento. Sono Elda Fanciullacci, giovane e promettente attrice, di anni 27, di madre napoletana e padre siciliano. Da mia madre ho ereditato gli occhi azzurri come il mare e da mio padre il calore e i capelli bruni, tipici del nostro Sud. Ho già recitato nella compagnia teatrale di qualche vostro amico, ma non mi basta, voglio il meglio. E il meglio siete voi! Quando siete venuto con l’ultimo spettacolo a Napoli al Teatro Diana, ho cercato in tutti i modi di incontrarvi. Sono venuta a teatro la mattina presto sperando di incontrarvi alle prove o nei camerini e ho visto tutte le repliche la sera! Ho cercato di salire anche in albergo, ma la sorte mi è stata avversa. Non mi faccio scoraggiare, farò di tutto per avere la possibilità di farmi conoscere da voi. Ditemi dove e quando e io ci sarò.

Vostra Elda

 

2 marzo

Cara, dolce Elda!

Non pensate che ho fatto trascorrere tanto tempo prima di rispondervi perché ho giudicato la vostra lettera invadente o, peggio, per disinteresse. Il portiere della Pensione Margherita di Napoli mi ha detto che qualcuno mi aveva cercato ma non ci ho dato peso: sapete quante persone vogliono incontrarmi? Se vi ho fatto attendere è perché in questo periodo sono molto occupato con le prove del nuovo spettacolo. Sto mettendo in scena “Casanova sono io?!!” con la grande Elly Klofat e credo stia venendo molto bene. Purtroppo, ho già scelto gli attori ma per il prossimo allestimento mi farà senz’altro piacere incontrarvi. Con gli occhi azzurri “come il mare” e bruna di capelli dovete essere molto, molto carina! Non ho idea di quando andremo in scena. Il periodo è difficile e non so neanche se riusciremo a venire a Napoli come previsto: il tetto del Teatro Diana, dove dovevamo esibirci, è crollato quindi dobbiamo trovare un’altra sala. Ma raccontatemi di voi? Che fate? Cosa studiate? Come mai vi piace il teatro? Chi è l’amico “malandrino” che vi ha dato il mio indirizzo? Ma sono davvero felice che l’abbia fatto.

Non vedo l’ora di incontravi e trascorrere qualche ora assieme. Scrivetemi ancora, ve ne prego! Allo stesso indirizzo di Viareggio. Per ora non mi muovo di qui. E niente “Maestro” per favore. Mi fa sentire più vecchio di quanto non sia.

Con viva simpatia

Vostro Febo

 

4 marzo

Febo,

non potevate che chiamarvi così! Il vostro nome evoca la bellezza del Dio Apollo, e mai tale accostamento fu più indicato! Temevo che aveste cestinato la mia lettera ed ero già in profondo rammarico per non esser riuscita a scalfire neanche un poco della vostra curiosità. Ed invece eccovi e mi chiedete di scrivervi. Lo faccio subito, la vostra lettera mi è giunta con la posta del pomeriggio e prima di domani vorrei, che questa mia partisse alla volta di Viareggio! Mi dite che forse non riuscirete a venire a Napoli, ah questa guerra, quanti danni e quanto dolore, ma proprio per questo dobbiamo contrastare con la nostra arte l’atmosfera cupa del momento! Mi chiedete cosa ho fatto fin’ora … Ho sognato Febo caro, il palco ed anche il cinema. La mia famiglia non approva questa scelta, ma io sento ardere dentro il fuoco di quest’arte e farò di tutto per realizzarmi! Del vostro amico malandrino, per ora vorrei mantenere il riserbo. È stato così caro a darmi questa possibilità di raggiungervi seppure non fisicamente! Ma succederà senza dubbio non appena i tempi saranno più tranquilli. Intanto pensatemi e scrivetemi ve ne prego, magari davanti al tramonto sul mare di Viareggio.

Vostra Elda

 

10 marzo

Gentile signorina,

le vostre lettere stanno diventando un’abitudine per me! Le attendo con ansia, le riconosco dal profumo e con celerità vi rispondo. Fate bene a scrivermi, non si sa mai! Sapete cosa accadde qualche anno fa? Una giovane attrice ragazza, proprio come voi, mi scrisse che le sarebbe piaciuto tanto lavorare nella mia compagnia. Non le risposi nemmeno, altri tempi! e non ci avrei più pensato se non fosse successo che dopo un paio di settimane o anche tre venne a mancare una ragazza che dovette essere operata d’urgenza di appendicite. Insomma, stavamo facendo “24 ore di un uomo qualunque” di Ernesto Grassi (ma lo avete letto il copione, no? … conoscete la storia, vero? Altrimenti leggetela, ho intenzione di metterla in scena la prossima stagione) e avevo bisogno di una di queste ragazze che facevano la parte delle amiche della figlia, quella che aveva più battute. Mi ritornò in mente la lettera, la fotografia e la locandina dello spettacolo che aveva fatto. La chiamai e la sera stessa la feci debuttare. Nacque un’amicizia speciale … 3 anni meravigliosi! Ora è un’attrice di un certo nome ma si ricorda ancora di me. Mi è venuta anche a trovare quanche mese fa. Usa un nome d’arte ma sarà per sempre la mia Delia dalle gambe lunghissime. Aveva una gran voglia di imparare! Perché se vogliamo andare d’accordo, voi dovete studiare. Il fatto che la parte sia una particina non vi esenta dal conoscere e dal capire l’intero testo, perché solo conoscendo l’opera, e capendone il senso potrete avere le giuste informazioni per recitare al meglio il vostro ruolo … che so io? … come far parlare la ragazza che interpretate, come farla muovere … Vedete, un personaggio vive due volte: una volta sul foglio, quando l’autore lo scrive e una seconda, quando l’attore o l’attrice gli danno voce perché l’autore, come l’attore, è un artigiano, crea, forgia i suoi personaggi e voi, questo dovete essere: un’artigiana, un’artigiana della scena! (“Isa Danieli: “Un’artigiana della scena” – Quotidianoitalia.it”) Insomma, mi farebbe tanto piacere incontrarvi e spiegarvi come si costruisce un personaggio! Non vedo l’ora di vedere da vicino i vostri bei capelli scuri e gli occhi azzurri.

Vi abbraccio cara Elda, se permettete.

Vostro Febo

 

16 marzo

Caro Maestro, Febo,

posso chiamarvi amico? Scusate il silenzio prolungato, ma mia sorella aveva nascosto, non volendo, la vostra risposta. Ho pensato anche che questo silenzio da parte vostra dovessi intenderlo come un ripensamento al nostro scrivere! Sono stata male, sapete? Ed invece solo il caso ha ritardato il mio rispondervi. Maestro ho letto e riletto la vostra, mi avete già insegnato come vi piacerebbe che io studiassi!! Siete stato chiaro ed anche onesto: certo la Signorina Delia … ne sono stata gelosa, sapete? Immaginarvi dedito a lei e per tre lunghi anni!

Penserete: con che diritto oso dichiararvi tale stato d’animo … Maestro io penso a voi anche come ad un uomo, perdonate l’ardire. Vorrei essere la vostra Musa semmai me lo permettete! Studierò tanto e diventerò la più brava e voi sarete orgoglioso della vostra giovane allieva. Vi prego scrivete presto, intanto vi abbraccio.

Vostra Elda

 

23 marzo

Cara la mia Elda,

stamattina mi sono svegliato allegro all’idea che dovevo scriverti. Ho fatto velocemente colazione (per l’eccitazione ho versato il latte sul letto), ho raccolto le idee ed eccomi qui. Mi sembri un’allieva attenta e perspicace. Appena potrò ti porterò al mare. Ci stenderemo sulla sabbia e ti leggerò le poesie del mio amato Saba. Tutte le poesie che lui ha scritto per la moglie Lina. “Noi che rechiamo in cuore i nostri due avversi destini d’arte e d’amore …”. Che meraviglia! Ma nell’attesa del nostro incontro mi raccomando studia, leggi, recita ad alta voce. E pensami quando puoi. Immaginami come un uomo ardente e vigoroso pieno di fantasia. Capace ancora di dare e ricevere amore. Per ora sono costretto anch’io solo ad immaginarti: con i lunghi capelli neri sciolti, mossi dal vento e gli occhi cilestrini che fissano il tramonto. Ma chi è quell’uomo che ti abbraccia le spalle … No! Basta! Sono geloso! Anche l’immaginazione può far male.

Già mi manchi, Elda.

Scrivimi prestissimo

Il tuo maestro d’amore

 

5 aprile

Febo, maestro

Vi ringrazio di questa nuova forma con cui mi scrivete. Mi avete dato del tu, io non so se ne sarò capace. Io un’allieva e voi il maestro, ma prometto dalla prossima di provarci. A questa mia allegherò una fotografia: ero al mare, al tramonto, al matrimonio di mia cugina. I due sposi facevano le foto ricordo. Ho chiesto se fosse possibile scattare una fotografia anche a me. Non appena la ricevo ve la mando. Vedrete, nessuno mi abbraccia, perché Maestro io penso solo a voi. Quando recito ad alta voce, quando mi vesto per uscire, quando sono davanti al mare … e spero vivamente, che la vostra stanchezza passi presto e che possiamo incontrarci. Ditemi dove, io ci sarò. Intanto lasciate che il vostro pensiero attraversi i monti e mi giunga, caldo e avvolgente! Ora scusatemi, diventò rossa per ciò che ho appena scritto.

A presto, attendo vostre notizie con ansia.

Elda

 

13 aprile

Elda carissima,

non vedevo l’ora di raccontarti della visita che ho ricevuto oggi: Emma Gramatica! La mia cara amica degli anni di gioventù è passata da Viareggio e si è ricordata di me. L’ho incontrata che passeggiava sul lungomare e mi ha detto che cercava la mia casa. Mi ha promesso che verrà a trovarmi più a lungo ma che oggi doveva partire per Milano. Cara, piccola Emma! Quando debuttai nella compagnia Pietriboni e Aleotti lei faceva la generica. E la ritrovai nella compagnia Rosaspina-Montrezza quando divenne primattrice giovane. Quante belle serate abbiamo trascorso assieme … Irma ha sempre avuto un aspetto minuto e la voce sottile. Come sei bella nella foto che mi hai inviato! Proprio come ti avevo immaginato. E stanotte ti ho anche sognato. Eri su quella spiaggia, al tramonto e uscivi nuda dal mare. Con i lunghi capelli sciolti che coprivano poco o niente! Stai studiando? Leggi di tutto? Ormai sto riprendendo le forze e il nostro incontro si sta facendo sempre più vicino. Ardo dal desiderio di incontrarti, di toccare la tua pelle, di baciarti. Elda mia, quanto mi manchi già!

Rispondimi prestissimo

Tuo Febo

 

3 maggio

Maestro, Febo mio caro!

Perdonate questo silenzio non dipeso dalla mia volontà. Non sono stata bene, ma mi sto riprendendo e il mio pensiero è stato con voi in questi lunghi giorni di convalescenza. Ho avuto una brutta febbre e mi ha molto debilitato, ma nelle notti insonni, pensavo a quello che mi avevate scritto e vi vedevo insieme a me sulla spiaggia e le visioni non sempre sono state caste! Ditemi quando potrò vedervi … conto i giorni! Faccio una pazzia e appena mi sento guarita vi raggiungo a Roma, a Viareggio o in capo al mondo Febo mio!

Aspetto con ansia una risposta.

Vi abbraccio e vi bacio.

Vostra Elda

 

Viareggio, 17 maggio

Cara, carissima Elda!

La tua lettera è stata per me un soffio di vita. Mi ha dato ancora una speranza di felicità. L’ho ricevuta in un giorno per me tristissimo. Volevo non alzarmi dal letto e pure l’ho fatto. Ogni anno mi prende una malinconia indicibile e pensa che mai, mai, mai, ho recitato in questa data. Cade l’anniversario della morte di mio figlio, una dolorosa ferita mai sanata. Io e mia moglie avevamo da poco avuto un amore di bambino, Ettore, e fummo scritturati dalla compagnia di Graziosa Glech e Giuseppe Bracci per portare Fedora” di Sardou in Sudamerica. Affidammo il piccolo alle cure di una mia zia. Solo quando fummo di ritorno ci informarono della sua morte. Da allora lei non è più stata mia moglie ed io non sono più stato suo marito. Lei si affezionò ad un meraviglioso cane che fu suo compagno di scena nella commediaPeg del mio cuore “di John Hartley Manners. Ed io … Io? Non ho aspettato altro che tu, dolce Elda, entrassi nella mia vita. Grazie per la gioia che mi dai.

Quando ci vediamo?

Tuo Febo

 

1° giugno

Febo carissimo,

che dispiacere apprendere di questa ferita, che temo, ahimè, rimarrà aperta. La morte di un figlio è la cosa più innaturale che la vita può darci e questo triste destino è toccato proprio a voi. Sono felice che abbiate condiviso con me questo dolore, è la prova del fatto che un pò di bene me ne volete davvero! Io vi penso sempre Febo caro, e davvero non vedo l’ora di poter stringere le vostre mani. Ora che l’estate è alle porte e anche un viaggio sarà più facile, vedrete apparirò davanti alla vostra porta e voi mi riconoscerete. Sarà così grande la gioia che avrò nel vedervi che non potrete mai confondermi con nessun’altra! Ma ditemi, siete sicuro che questa mia venuta non turbi nessuno? Non vorrei mai essere la causa di problemi o di gelosie. Sapete che il sentimento per voi è principalmente di ammirazione. Siete il più grande Febo, e non sono io a dirlo! Aspetto con ansia una data. Ditemi quando potrò raggiungervi ed io lo farò. Dovvessi attraversare l’Italia a piedi verrò da voi.

Intanto godetevi il sole e il profumo del mare.

A presto

Elda

 

14 giugno

Febo!

Perché questo silenzio? Ho aspettato invano l’arrivo della posta e ho con ansia atteso una vostra risposta. Che vi succede amico mio? State bene? Sono preoccupata, non è da voi non rispondere con solerzia alle mie lettere. Io, Febo caro, ho bisogno della vostra presenza nella mia vita: siete il mio raggio di sole, la mia speranza … Quando vi penso, le mie giornate sono più liete e l’idea di passare qualche giorno insieme mi entusiasma. Mi sento come una bambina che non ha mai visto il mare! Ho comprato un cappello di paglia che metterò sulla spiaggia: lo indosso ogni giorno davanti allo specchio e immagino ci siate voi alle mie spalle ad ammirarmi! Non vedo l’ora di guardarvi negli occhi e lo sapete? Spero di vedere anche solo la metà delle cose che vedrete nei miei quando sarò al vostro cospetto!

Non mi dilungo. Vi invio subito questa mia e attendo.

A presto, prestissimo!

Vostra Elda

 

28 giugno

Mia cara Elda.

Febo, il nostro amato Febo, non c’è più. È morto il 2 giugno scorso. Era malato da tanto tempo. Non si alzava più dal letto da oltre due mesi. Sperava ancora di tornare a recitare ma la cosa appariva sempre più improbabile. Si, quello che sta pensando è vero! Le ultime lettere le ho scritte io, sotto sua dettatura si intende. Non avete notato che d’un tratto erano spariti tutti gli errori di scrittura? In tanti anni assieme ho imparato ad imitare la sua scrittura perfettamente! Mi sono allenata mettendo la sua firma sotto le foto per gli ammiratori. Vent’anni vicino a lui! Sosteneva di avermi sposata perché ero l’unica in grado di far parte del suo mondo. Sfido, ero un’attrice anch’io, e che attrice! Ci incontrammo nella compagnia Melato-Mari. Facevamo “Il gabbiano”. Io Nina e lui Trigorin … eravamo destinati ad innnamorarci. E lui a distruggermi. Quali nervi di donna avrebbero potuto resistere? Certamente un genio della scena e su questo non si discute. Ma Febo non era un tipo facile. Spesso ho rinunciato a ruoli importanti, che potessero metterlo in ombra. Mi sarebbe tanto piaciuto recitare insieme “La bisbetica domata”: nei ruoli di Caterina e Petruccio saremmo stati perfetti, ma non se ne parlava proprio. O faceva il protagonista assoluto o niente! Quante me ne ha fatte! Quando la mattina mi diceva “A pranzo mangio solo una mela” capivo che voleva mantenersi leggero per un incontro galante, con qualcuna delle sue zoccole, con la scusa di un provino! Anche la sera della morte di nostro figlio. Quando mi vedeva piangere rispondeva che ero io stessa la causa della mia infelicità perché non sapevo prendere la vita. “Guardala dall’alto – mi diceva – e allora non soffrirai più della tua gelosia, nulla più ti toccherà…!” Io mi sentivo impazzire mentre lui con la vita ci giocava: delle sofferenze degli altri ne faceva personaggi, monologhi, scene. Mi diceva: “La vita è formata da una serie di avvenimenti spesso senza senso. L’arte li elabora, li ricrea, li sintetizza, li ricostruisce e li fissa per l’eternità rendendoli ancora più veri. L’ho maledetto tante volte e ora già lo rimpiango. “Io sono un gabbiano … No, non c’entra. Io sono un’attrice”. Si, mi sento vuota senza di lui! Era la mia tribolazione, il mio martirio ma mi riempiva la vita. Era capace di affondare nelle acque più torbide dell’esistenza per poi rimergere e farmi ridere. Se mai un giorno scriveranno la sua biografia accenneranno a me solo con un “Ebbe per moglie una certa…”. E di lei mia cara Elda, nessuno saprà nemmeno che è esistita. E questo mi consola.

La lascio con un consiglio: fugga dal teatro, se ancora può, scappi! Tutta la sua vita diventerà finzione se farà l’attrice. Anch’io, vede? nello scrivere questa lettera commossa ho utilizzano memorie di testi che ho recitato. Se farà l’attrice si muoverà per sempre tra la gente sen­tendosi os­servata, cali­brando ogni gesto, ogni espressione secondo l’effetto che deve avere sugli altri, sentendosi come un’altra da sé. Non sarà più capace di passeggiare in riva al mare d’inverno senza immaginarsi come una donna disperata o camminare per strada senza che le ritornino in mente battute di spettacoli presenti e passati. E le tournée, poi? quando la giornata tra­scorre in attesa di quel paio d’ore in cui veramente esi­stiamo.

Non mi risponda. Se lo farà distruggerò la lettera senza aprirla.

Un caro saluto

Eleonora