Racconto di Alberto Carli

(Quarta pubblicazione – 4 maggio 2019)

 

“Johnny, dove è immersa la memoria? Nei lobi frontali. Lì alberga la conoscenza e la cognitività. E la violenza, la malvagità? Nel sistema limbico, in un’altra parte del cranio. Torni indietro alla tua preistoria: impulsi, istinti, comportamenti spogliati dalla cosiddetta intelligenza.

Sei mai stato a puttane, in un discreto appartamento? È un’esperienza che ii consiglio vivamente. C’è, nell’andare a piedi, nell’essere insoddisfatti, o sentirsi in colpa un esercizio filosofico e investigativo.

Johnny, lo sai meglio di me, il termine indagare deriva dal latino speculare. Anche i verbi latini vanno tradotti e interpretati. Per me significa, frazionare, semplificare, nell’ipotesi di cogliere quella, verso la quale usiamo molto pudore, la Verità.

Memoria, caro amico mio, proverai lo schifo di una merce che si vende, si butta via: per mantenere dei figli, per spedire dei soldi ai suoi cari, per fare un corso da estetista. Il disgusto non ti solleverà il morale di chi sfrutta e di chi si fa sfruttare

Non so se la vedi come me Johnny: la neurologia non ha torto, ma c’è l’inconscio, l’io e il super-esse.

Nella storia della neurologia c’è sempre un caso clinico. Un muratore scozzese si era bucato, con una sbarra di ferro, il collo fino al lobo sinistro. Visse così, vivo ma completamente diverso da quello che era prima dell’incidente. Era violento, turbolento, aggressivo. Un’altra persona, un’altra entità e identità.

Le puttane, “girls” per la nuova e avanzata terminologia, ti fanno provare un sentimento di pena, non di tenerezza, di compassione.

Esco di casa dopo aver telefonato a Veronica. Tre, quattrocento metri. Mi fa salire, apre il portone. Si trova al primo piano.

È brasiliana. Non alta, anzi direi normotipo, piuttosto bassa.

Penso: ”La città di Regina, come altre, è saturo persino di puttane.”

Mi dice:” dai facciamo presto, per 70 euro, un pompino e dentro.”

Gli ho lasciato i soldi sul comò e me ne sono andato, piano piano, lento lento. Non ho visto la sua faccia.

Ho infilato le mani in tasca e ho avuto un unico pensiero: ho voglia di bere.