Racconto di Marinella Giuni

(settima pubblicazione – 15 novembre 2019)

 

Una famiglia allargata aveva da poco acquistato una villetta in un quartiere periferico della città. Era anche troppo grande, rispetto al numero dei componenti, ma la padrona di casa non aveva voluto sentire ragioni.

Aldo, il marito, una pasta d’uomo, aveva sposato in seconde nozze questa tipa conosciuta in un sito di incontri on line. L’inizio era stato esaltante soprattutto perché lei, Artemia, aveva pubblicato foto profilo in cui risultava essere molto avvenente.

Il giorno dell’incontro lui era ormai così irretito da non esser più stato capace di tirarsi indietro; soprattutto voleva dare una figura femminile di riferimento alla figlia, avuta da un precedente matrimonio.

La ragazza non era mai uscita di casa in vita sua; un po’ sfigata, insomma.

Ma Aldo era deciso a crearsi una famiglia e la scelta era caduta su Artemia anche perché questa aveva due figlie, all’incirca dell’età della sua Selvaggia. Una scelta del nome veramente infelice.

Fu così che dopo una breve frequentazione Aldo e Artemia si sposarono e con Selvaggia, Topazia ed Euridice andarono a vivere nella villetta.

La vita familiare si palesò subito difficile; Artemia pensava solo a sè stessa, passava le giornate a spender soldi dalle Sorelle Ramonda mentre le figlie erano perennemente su Facebook a cercare di cuccare qualcuno.

Il povero Aldo continuava a lavorare come un matto in banca, costretto anche a noiose trasferte. Sperava che la sua Selvaggia – nel frattempo – riuscisse a legare col resto della famiglia.

Ma non andò così.

La ragazza, educata a cucinare lavare e stirare, aveva proseguito con questo stile anche nella nuova casa e – dotata di un carattere mite e remissivo – non diceva mai di no a Topazia ed Euridice che approfittavano abbondantemente della sua generosità.

Quel pomeriggio Selvaggia stava preparando l’impasto di kamut e orzo selvatico per fare la pizza (senza glutine, perché il glutine era allergico alle sorellastre) quando avvertì un certo fermento nell’aria.

Topazia ed Euridice, incollate ai loro Iphone dalla cover glitterata, avevano appena risposto ad un evento che avrebbe avuto luogo vicino a loro.

In una nobile dimora, che distava pochi chilometri, ci sarebbe stata una festa da ballo. Avevano immediatamente condiviso l’evento ed accompagnato la mamma allo Shopping Center di Arese per acquistare i vestiti adatti.

Avevano altresì contattato una società di noleggio con conducente per essere accompagnate al ballo; già che c’erano avevano noleggiato due conducenti per non far la figura di arrivare sola: erano talmente brutte e antipatiche che, solo a pagamento, potevano trovare due accompagnatori.

  • E io non posso venire? – chiese speranzosa Selvaggia.

– No, tu non sei su Facebook e, anche se ti logghi stasera, non ti diamo l’amicizia. – risposero quelle stronzette delle sorellastre.

Venne la sera del ballo; Topazia ed Euridice completamente agghindate in tutta la loro bruttezza, al braccio di due riluttanti giovanotti (a pagamento), si avviarono verso l’auto.

La povera Selvaggia se ne stava sul divano da sola, raccontando al gatto, con tono lamentoso, quanto le sarebbe piaciuto andare al ballo con qualcuno di ricco e famoso per essere anche lei, per una sera, una reginetta.

Il gatto, comprensivo come sempre e che, di suo, non poteva vedere Euridice e a maggior ragione, Topazia per ovvia avversione felina, la fissò coi suoi occhi magnetici.

  • Selvà, se ce voi annà a la festa, tocca fa la magìa”

Selvaggia sobbalzò sul divano, dubitando della sua sanità mentale.

Ma Arnoldo la fissò serio ed incalzò – Ce voi annà o no? –

Selvaggia annuì ed in quel momento il campanello suonò.

Cristiano Ronaldo era lì, con una Porsche Cayenne nuova di pacca ed un abito Armani per lei, che le stava a pennello.

  • Estou aqui. Amore e capoeira, soy Cristiano da Madeira! –

-Siuuuuuu!- miagolò Arnoldo scoprendo i muscoli.

La fece salire sull’auto e si avviarono al ballo.

Farsi notare non fu certo difficile!

Le due sorellastre erano già ubriache perse e non avevano rimorchiato nessuno.

Continuavano a farsi dei selfie senza accorgersi che fissavano la cover; i loro due accompagnatori (a pagamento) le avevano mollate in un angolo del salone.

Ma Selvaggia era troppo buona per far finta di nulla. Convinse le sorellastre a lasciare la festa ed il suo cavaliere/principe per una sera riaccompagnò a casa tutta la combriccola.

Lungo il tragitto Selvaggia chiese a Cristiano di fermarsi all’Esselunga che – magicamente – era ancora aperta perché chiudeva a mezzanotte.

Acquisto dei croccantini per Arnoldo: quel diavolo di gatto se li era veramente meritati!