Racconto di Maria Pia Rosati

(Seconda pubblicazione – 13 maggio 2021)

 

 

Due grandi occhi scuri, viso tondo, capelli neri cortissimi, espressione corrucciata con sopracciglia aggrottate quando viene contrariato: così mi è apparso Alessandro quando sono entrata nella sua classe la prima volta. Ma Ale è molto di più: “autistico funzionale”, questo quanto riporta la sua scheda personale; in pratica, un ragazzo “speciale”, ma lo si può capire solo imparando a conoscerlo.

Alessandro ama il latino, lo adora, ricorda a docenti e compagni i compiti assegnati con le pagine esatte degli esercizi, una specie di registro parlante; corregge l’insegnante, che poi sarei io, se inciampa in qualche desinenza sbagliata, si porta dietro, ogni giorno, il suo nuovo vocabolario di latino, anche quando non serve e lo mostra trionfante sul banco; tiene in perfetto ordine l’astuccio, le matite, le penne e non gradisce che qualcuno gliele prenda e non ama neanche condividere i suoi libri con il compagno di banco anche se, mordendosi le labbra, sta iniziando ad accettarlo. L’altro giorno, senza rendermene conto, ho preso il suo dizionario e ho fatto addirittura una notazione a matita: l’espressione sgomenta di Ale mi ha fatto capire che avevo osato troppo.

Alessandro prende otto ai compiti di latino, fatica in storia perché non riesce a capire come gli Spartani e gli Ateniesi, prima “amici” contro i Persiani, abbiano poi deciso di farsi guerra fra loro. Ha ragione a trovare incomprensibili tanti episodi della storia che di logico non hanno niente e che tutti noi accettiamo come normali. Ale non comprende il male, non appartiene alla sua mente, non comprende la furbizia e l’ironia, tantomeno i doppi sensi e le battute, specie quelle spinte; Ale vive nel suo mondo dove tutto è definito: bianco, nero, sporco, pulito; nella sua mente ordinata c’è spazio solo per ciò che può vedere o è assolutamente razionale: adora l’algebra.

Alessandro, fin da piccolo, ama gli animali e le loro storie; gli ho fatto leggere la storia di Woody, il cane finito in una gabbia del canile per aver difeso la sua padrona, ma non credo che abbia capito fino in fondo l’epilogo della storia. Ha una vera passione per i dinosauri. Quando abbiamo studiato la preistoria, si è preso il suo momento di gloria: i suoi grandi occhi neri brillavano, mentre elencava con precisione, specie, ere geologiche, vita e morte di tutti i dinosauri passati sul nostro pianeta; è rimasto deluso quando siamo passati alla storia fatta dagli uomini. L’ha trovata molto meno interessante.

Alessandro ha degli amici che conosce fin dall’asilo: i gemelli Alessio e Simone che sono i suoi angeli protettori, ma anche Alice, “bimba alta e bella”, fin da quando Ale riesce a ricordarla. Le famiglie si frequentano da anni e i figli sono cresciuti tutti insieme nell’oratorio della parrocchia. Ale, crescendo, ha imparato a socializzare, impresa assai ardua per lui e si sono ritrovati tutti insieme nello stesso liceo.

Per la prima volta Alessandro ha festeggiato in classe il suo compleanno ed è andato addirittura a pranzo fuori con i suoi amici di sempre.

Dai genitori e dalla psicologa che lo segue da anni, Ale viene considerato ancora un “bambinone”: non conosce il male e non comprende la prepotenza altrui, può imparare a socializzare, ma, secondo la madre, non è interessato alle ragazze come i suoi coetanei. Forse la mamma pensa di avere con sé un bambino da proteggere per tutta la vita. Ale non può nemmeno piangere, perché la sindrome di cui soffre non glielo consente, può solo aggrottare le sopracciglia o stringere i denti se prova dolore fisico o viene contrariato. Ma tutti noi insegnanti notiamo l’influenza positiva dei gemelli e della presenza di Alice. Eppure, la sollecitudine con cui Ale esce dalla classe, al suono della campanella di ricreazione, per raggiungere i suoi amici, mi fa pensare a qualcosa che vada oltre il semplice affetto, perché, con passo veloce, poco dopo raggiunge la classe di Alice che ho il piacere di avere come alunna.

Alice: 183 cm di altezza, ma forse durante l’estate ha preso altri due centimetri, occhi neri, capelli neri lisci, che arrivano alle spalle, il sorriso perfetto della giovinezza, una freschezza sul viso che la rende la ragazza più desiderata da tutti i maschi che frequentano il liceo e, forse, anche dei giovani supplenti quando la incrociano nei corridoi; Alice non ha molto interesse per le lingue e non le piace studiare, ma questa è un’altra storia.

Alice conosce Ale fin dall’asilo, e lui, a ogni ricreazione, si precipita nella sua classe e lei riesce a sfoderare un sorriso anche per lui, per questo bambinone dolce, inoffensivo, ingenuo ma anche genuino, candido, molto più rassicurante di tanti coetanei che la guardano con occhi maliziosi:  Alice, a dispetto del suo aspetto fisico, ha solo quindici anni, un corpo bello e armonioso, ma difficile da nascondere e da vivere quando sei un’adolescente.

Così Alessandro e Alice trascorrono tutto il primo anno delle superiori e poi iniziano le vacanze estive.

Ale ama mangiare e ha l’aspetto del ragazzo in salute con una discreta pancetta; ama le bistecche, ma con lui è inutile tentare un’educazione alimentare vegetariana: “la carne”, ripete, “mi piace”, “molto”. Ma a settembre, al ritorno a scuola, si presenta alquanto dimagrito: “non mangia quasi più”, lamenta la madre. I capelli a caschetto neri risaltano sulla pelle abbronzata. Durante l’estate Ale ha subito il cambiamento fisico che vivono tutti i suoi coetanei e non mi sorprenderei di vedere un giorno depilate le sue folte e frastagliate sopracciglia. Spero di no, sarebbe un peccato, perché i loro movimenti segnalano l’umore di Ale, come i cani fanno con le orecchie.

Da qualche giorno Alice appare diversa: più bella e luminosa che mai, anche lei abbronzata.
Con le compagne che le arrivano alle spalle, sfoggia un sorriso compiaciuto, il sorriso di chi pensa di avere la felicità in mano, quello di una giovane innamorata; questo penso, dentro di me, appena la vedo, entrando in classe.

Poi arriva il mese di ottobre. Alessandro, da qualche giorno, ha lo sguardo preoccupato: al suono della campanella, quando corre lungo i corridoi e raggiunge la classe di Alice, la trova desolatamente vuota. E ormai sono diversi giorni che, terminata la ricreazione, torna in classe sconsolato per non averla vista.

Oggi, 25 ottobre 2019, Alessandro ha deciso di andare a cercare Alice durante la ricreazione. Vuole proprio sapere dove si nasconde. Stavolta è deciso a trovarla.

Se fossi lì vicino gli direi: non farlo, Ale, non farlo. Ma io non sono vicino a lui. Con la stessa determinazione che infonde nell’imparare i verbi latini, al suono della campanella si precipita fuori, con passo veloce e procede deciso dal piano terra alla palestra, poi al secondo piano, ma niente.  Ha un’intuizione: uscire fuori!  Forse Alice è in giardino, c’è ancora un sole caldo, deve per forza essere lì.

Finalmente Ale la riconosce anche se da lontano; la vede, si avvicina e non può credere ai suoi occhi, a quella visione tanto temuta eppure tanto reale: Alice, sorridendo, sta baciando un ragazzo di un’altra classe. Ale corre via veloce, rientra nella sua aula, il luogo più sicuro di quell’immenso edificio dove sta vivendo questo grande dolore, per la prima volta nella sua vita.
Cerca con lo sguardo smarrito e incredulo la sua insegnante di sostegno; non si è mai confidato con nessuno, ma ora i suoi occhi che non possono piangere sono infiammati di dolore, il viso è gonfio e rosso;  alla fine riesce a fare quello che nessun ragazzo autistico potrebbe fare: racconta alla sua insegnante quello che ha visto e mentre parla con le sue solite frasi spezzate ma chiare, le sue sopracciglia color carbone si aggrottano in una smorfia di dolore, perfino la sua fronte,  prima liscia, mostra piccole rughe di sofferenza; alla fine i suoi occhi sono pieni di quelle lacrime che fanno fatica a scendere.

Caro Ale, ora sei veramente uguale ai tuoi compagni: tu che conoscevi solo il dolore fisico, a dispetto della diagnosi del neuropsichiatria, stai provando il dolore dell’anima, il tradimento di quella che ritenevi da sempre la tua unica amica, quella che, mentre ti sorrideva, pensava a un altro. Chissà se tua madre quando sei tornato a casa ti ha chiesto cosa ti era accaduto? Chissà se qualcuno si accorgerà di come tu possa amare nel silenzio, con pazienza e in modo delicato, oltre agli animali anche gli esseri umani?

Per aiutarti, la tua insegnante ti spinge a tirare fuori i sentimenti che stai provando e ti convince a comunicarlo usando le parole. E così, sopportando il dolore, sei riuscito a scrivere questi versi:

Roma, 25 ottobre 2019

Titolo: Poesia di dolore d’amore.

I versi degli animali mi fanno sentire

il dolore del mio cuore spezzato in due,

la pioggia e la doccia

sono le lacrime della mia tristezza.

Le catene spezzate

sono come il mio cuore spezzato in due,

arrabbiare e piangere

aprono il mio cuore.

Come sfogarsi,

il dolore degli animali è come il mio dolore

e il mio dolore è come il loro dolore.

 

Alice continua la sua storia d’amore; l’ho vista abbracciata con un ragazzo in fondo a un corridoio, ma non ho voluto vedere lui, non mi interessa. Però sarebbe stato bello che al suo posto ci fosse stato Ale.

Ogni giorno, dopo la ricreazione, Alice rientra in classe con aria serena, soddisfatta, la spensieratezza delle giovani belle e innamorate. Continua a non avere alcuna voglia di studiare, ma questa è un’altra storia. Mi chiedo solo se si sia mai accorta di quanto sia grande l’amore di Alessandro per lei; temo proprio di no.

Ale, da quel 25 ottobre 2019, ha scoperto il sollievo e il conforto delle parole e, a ogni occasione, scrive delle poesie.
Qualche volta le declama davanti ai suoi compagni che applaudono commossi questo stravagante poeta. Alcune sue liriche sono state addirittura pubblicate dal giornalino d’istituto. Ha ripreso a raccontare dei suoi amati dinosauri e a mangiare bistecche. Mi chiedo solo se sia ancora innamorato di Alice o se sia riuscito ad accettare di esserle solo amico. Riuscirà ora la psicologa a inquadrare il ragazzo autistico-poeta dentro manuali e tabelle statistiche? L’importante è che tu, Ale, continui a raccogliere nelle parole i tuoi sentimenti e, soprattutto, i tuoi dolori.