Racconto di Claudio Ferrata

(Seconda pubblicazione – 14 giugno 2019)

 

L’anziana zoppicò fino alla Cappella del Sacramento dove un trittico con Gesù, Madonna e Santi s’incupiva all’interno della nicchia. Infilò cinquanta centesimi nella cassetta delle offerte, accese una candela, ne infilò altri cinquanta, non si sa mai lassù considerassero insufficiente l’obolo, poi con un sospiro per metà devoto, per metà tribolato, raggiunse il banco, s’inginocchiò, si fece il segno della croce e a mani giunte alzò lo sguardo al dipinto. “Gesummio santissimo, scusa se è tanto che non t’accendo una candela ma tu sai quello che mi è capitato. Prima Renzino, povero figlio mio, che io glielo avevo detto di non andare soldato laggiù, che laggiù ci sono i terroristi che sparano, ma lui ci è voluto andare lo stesso, che mamma vedi quanto guadagno mi diceva, e difatti ho visto quanto ha guadagnato, adesso cammina su una sedia a rotelle, il governo gli ha fatto gli elogi, gli ha dato una medaglia e adesso arrangiati gli ha detto, cioè non glielo ha detto ma gliel’ha fatto capire. Poi mio marito, povero Romeo, che a vedere l’unico figlio nostro così ridotto, un po’ la fatica che a sessantaquattro anni gli toccava lavorare la mattina col padrone e la sera per conto suo, che tra una cosa e l’altra i soldi non bastano mai, un po’ i polmoni ce l’aveva rovinati dall’amianto, ti ha reso l’anima e buonanotte al secchio. Infine io che con un figlio in carrozzella, senza marito, con le ossa che manco per il brodo sono buone, mi dici tu se non m’aiuta un santo come faccio a campare. Anzi, visto che a portata di mano hai sant’Antonio, san Giuseppe e la Madonna, diglielo tu se mi danno una mano loro che io, tra le faccende di casa e i lavoretti di pulizia, che senza quelli con la pensione che mi danno manco a metà mese arrivo, io le mani ce l’ho già impegnate. Lo so che con tutto quello che succede al mondo figurati se puoi dare retta a me, povera ignorante che sono, ma ti ringrazio uguale anche se non puoi fare niente subito, magari se potessi darmi un segno che mi hai sentito e che in seguito qualcosa provi a fare, mica per me che ormai ho una certa età, per Renzino mio che un miracolo se lo merita, se non altro perché ha ventitré anni e a ventitré anni uno non può mica chiudersi all’ospizio”. La fiamma della candela guizzò come se un alito di vento l’avesse sfiorata, dal giallo passò all’azzurro, poi al viola e, dopo un sussulto sull’arancione, tornò al giallo. “Grazie” disse l’anziana levandosi dal banco. In fondo alla navata si voltò, intinse la mano nell’acquasantiera e ringraziò di nuovo il Signore per la pazienza mostrata nell’ascoltarla. Era talmente felice del segno ricevuto che attraversò la strada senza guardare, senza avere il tempo di chiedersi se il fuoristrada che la stava investendo fosse anche quello una risposta alla sua testimonianza di fede.