Racconto di Luciano De Crescenzo

*Da (Panta Rei – Arnoldo Mondadori Editore – 1994)

“Panta rei” è stato scritto nel 1994 ed è il frutto di un lavoro, o per meglio scrivere, di un collage che l’autore ha fatto, in modo tanto certosino quanto esilarante, miscelando le citazioni di Eraclito al suo pensiero… e non solo a quello.

 

Guardo una foto di quando avevo sedici anni e ne guardo una d’oggi. Dio, come sono cambiato! Poi mi chiedo: ma quando è successo? Di notte? Mentre dormivo? E come mai il mattino dopo non me ne sono accorto? La verità è che cambiamo al rallentatore, attimo dopo attimo, cellula dopo cellula, come le lancette dell’orologio che si muovono anche se nessuno le vede muoversi.
“Panta rei” diceva Eraclito, tutto scorre, e con il tutto anche la vita passa senza che si possa far nulla per trattenerla. Sono voci e immagini che vengono dal passato. Si accavallano, si mischiano, si confondono, si spintonano l’un l’altra per paura di sparire per sempre in un blob senza capo né coda. Un po’ di pazienza, prego: una alla volta per carità, e riuscirete tutte a parlare.
Ninna nanna, ninna nanna. Rosa, la balia di Frosinone. C’era una volta un principe e una principessa. Buon compleanno: tanti auguri a te… tanti auguri a te. De Crescenzo? Presente. Prima guerra d’indipendenza. In che anno nacque Cavour? Non lo so. E’ intelligente ma non si applica. Salgari, Verne, Wodehouse, Flash Gordon, I tre moschettieri. Buona Pasqua. Buon Natale. Il primo amore. Come ti chiami? Giuliana. Ti voglio tanto bene: se mi lasci mi uccido. Io, Eddy e Mimì, una pizza in tre. Le compagne di scuola, Giovanna e Mariolina. Il professor Valenza. Sembra ieri. Cinema Olimpia, secondi posti, una lira. Clark Gable, Gary Cooper e Charlie Chaplin. Il liceo Sannazaro. I quattrocento metri. Pronti, via! Il casino. La prima volta. Cechov, Gogol, Kafka, Dostoevskij. Primo anno di università. Il professore Caccioppoli. I colleghi: Cesare, Elio e Gennarino. Papà sta male. I funerali di papà. Povero papà! Noi, professore Giuseppe Tesauro, abbiamo conferito a Luciano De Crescenzo la laurea di dottore in ingegneria. Disoccupato. Spett.le Olivetti, il sottoscritto… Ci spiace, l’organico è al completo. Marotta, Guareschi, Pavese, Calvino, Buzzati. La «Seicento». Come ti chiami? Gilda. Ti voglio tanto bene: se mi lasci mi uccido. Sofia, Marilyn, De Sica, Totò e Peppino. Sempre disoccupato. Spett.le Italsider, il sottoscritto… Ci spiace, l’organico è al completo. Borges, Simenon, Russell. Spett.le I.B.M. ITALIA, il sottoscritto… L’esame psicoattitudinale. Il corso a Rivoltella del Garda. Quanti giorni? Tre mesi… “e diceva: core core, core mio luntano vai”… Il ritorno a Napoli. Sembra ieri. Vuoi tu sposare la qui presente Gilda Somma? Sì. E tu Gilda Somma vuoi sposare il qui presente Luciano De Crescenzo? Sì. Primo giorno di lavoro. Buongiorno, sono l’ingegner De Crescenzo della I.B.M. ITALIA, vorrei conferire con il dottor Rossi. Il dottore è in riunione. Torno domani? Anche domani è in riunione. Un nastro rosa. Ma quanto pesa? Tre chili e centocinquanta. E come l’avete chiamata? Paola. Ninna nanna, ninna nanna. C’era una volta un principe e una principessa. Berto, Flajano, Graves. Mamma sta male. I funerali di mamma. Povera mamma! I colleghi di ufficio. Peppe, Giovanni, Anna, Renato, Pino. Buona Pasqua. Buon Natale. Il decimo compleanno di Paola. Su! Paolè, bell’ ‘e papà”, soffia sulle candeline: tanti auguri a te, tanti auguri a te. Sembra ieri. Aumentano gli amici: Federico, Nando, Gerardo, Nino. Il mare. Capri. La motonautica. È vero che hai dato le dimissioni dall’I.B.M.? È vero. E adesso che fai? Lo scrittore. Quindicimila copie, qui bisogna festeggiare! Sant’Agostino, Saint-Exupéry, Bergson, Platone. Buona Pasqua. Buon Natale. Come ti chiami? Isabella. Ti voglio tanto bene, se mi lasci mi uccido… Cinquecentomila copie, qui bisogna festeggiare! Gassman, Sordi, Walter Matthau, Woody Allen. “Così parlò Bellavista”, ciak, azione. Aumentano gli amici: Paolo, Sergio, Nori, Marisa, Lina. Buona Pasqua. Buon Natale… Ancora un Federico: Fellini! Appuntamento alle otto a piazza del Popolo per il cappuccino. Sembra ieri. I premi: il David, il Nastro d’argento, il Bancarella… “Storia della filosofia greca”, un milione di copie, qui bisogna festeggiare! Quanto ho di minima? 110. E’ alta? Direi proprio di sì. E che debbo fare? Prendere una pasticca tutti i giorni. Per quanto tempo? Per tutta la vita. Conosco Luana. Andiamo insieme al Festival di Venezia. In aereo. Tutti e due con lo sconto: lei con la carta verde e io con quella d’argento. Mi ami? Ti amo. Lasciami pure quando vuoi, tanto non mi uccido.
E nel frattempo, di nascosto, come un ladro, il tempo mi scippa le cellule. Qui mi ruba un neurone, lì mi sclerotizza una vena, là m’imbianca un capello. Vado a cambiare le lenti agli occhiali. Il tabellone dell’ottico s’illumina. Ormai leggo solo le prime due righe. Secondo dopo secondo il mio corpo muta, e quello che prima facevo senza starci troppo a pensare, ora comincia a diventare difficile: anche un’operazione semplice come infilarsi i calzini diventa un pochino complicata. Non che non ci riesca, sia chiaro, però faccio fatica a infilarli, e quindi è meglio che mi sieda.
Insomma tutto scorre, “panta rei”.