Racconto di Valentina Carinato

(Sesta pubblicazione – 16 dicembre 2020)

 

 

“Vivere, vivere è passato tanto tempo. .” cantava Vasco Rossi in un concerto in diretta su Rai uno.  Sally dall’alto del suo appartamento all’undicesimo piano riordinava la cucina stando a tempo con la canzone.  Il piccolo Andrea le venne incontro per il bacio della buona notte e Felix con uno struscio sulle gambe.

Tra occhiaie, calli e caviglie gonfie il corpo di Sally era una “Mappa per la stanchezza ” che solo una vacanza poteva sanare. Il telefono rompe l’armonia del momento.

“Ciao tesoro, ti disturbo?” la madre

“Ciao mamma, stavo per andare a letto.”

“Di già? ”

“Si mamma. Ho un figlio, una casa e domani un colloquio.”

“Aah va bene, faccio presto. Ti ricordi Bruno il tuo ex compagno?”

“Quello che mi metteva la gomma da masticare sui capelli?”

“Si cara, proprio quello. Devi sapere che ha aperto un panificio, è single e non fa più certi scherzi.”

“È cresciuto ma…”

“E se tu passassi in negozio, magari con il vestito rosso…”

“Scusa mamma, mio figlio mi sta chiamando. Ci sentiamo domani. Buona notte.”

“Ok, buona notte cara.”

‘La mamma è sempre la mamma ed io sono sempre sua figlia solo un po’ cresciuta’ pensava fra se.

Il piccolo Andrea dormiva, una bolletta aspettava d’essere pagata, il suo ex marito gay mandava gli assegni e lei s’era licenziata! Crampi, senso di soffocamento, oppressione, mal di schiena e problemi alle vene erano le conseguenze di umiliazioni e maltrattamenti.  Lei voleva solo lavorare, mettersi il cuore in pace e invece aveva assaggiato il sentore del terrore per la propria vita.

Seduta in poltrona con la tazza di camomilla pensò al posto da dama di compagnia che le avevano proposto ed al vecchio sogno di lavorare in radio. Con occhi velati ed una camomilla mista a lacrime prese il rosario ed iniziò a recitarlo.

“Ave Maria, piena di grazia. Il signore è con te. Tu sei benedetta tra le donne e benedetto è il frutto tuo Gesù. Santa Maria madre di Dio prega per noi peccatori…”

Sentiva la gola stringersi, un senso di soffocamento la costrinse ad interrompere la preghiera.

I fantasmi del passato fecero capolino riaprendo ferite e con esse i relativi dolori tra cui l’ostilità del padre il quale la riteneva unica causa dei propri mali. Con un salto Felix s’accoccolò sul grembo di Sally, la guardò dritta negli occhi con un’espressione di irresistibile tenerezza.  Aveva occhi blu come il mare interpretato nel quadro davanti a Sally, il mare dei Caraibi e di Nahidee. Nahidee la perla dei Caraibi stava nella conchiglia sostenuta da una mano in mezzo al mare. Esprimeva pace perché anche se circondata dal mutevole mare aveva un solido sostegno, era fiduciosa. La tazza di camomilla cadde mettendo in fuga Felix, lasciando Sally nel sonno.

In un locale della zona un gruppo suonava incessantemente una melodia latino-americana. Salsa, merengue, tango, musiche allegre, musiche caraibiche ideali per una festa.

“La la la” parlava in sonno il piccolo Andrea.

“Mmmh cha cha c’ha.” sospirò Sally.

Felix continuava con l’hobby preferito dai gatti:” dormire” ignorando i movimenti esterni.

Un violento temporale scatenò la fuga di gente dal locale con tutti i rumori delle auto e delle scarpe compresi. Nei sogni di Sally si muovevano immagini trasognate, un misto tra sogno e realtà tipico di un viaggio onirico. Poteva essere se stessa libera di svelare ogni piccolo messaggio, ogni passo verso la soluzione dei propri problemi.  Sentiva il vento spettinare i suoi capelli, sul viso, il tepore dei raggi del sole sul viso, i piedi nella sabbia umida. Non sentiva il corpo ma sentì chiaramente la paura al mutare del moto ondoso ed allo squalo affamato.  D’un tratto rimase immobile, incapace di scappare dinnanzi l’interminabile fila di denti dello squalo.  Anche il cielo si fece tempestoso e la sabbia dorata si trasformò in melma collosa.

A questo punto Sally credette di morire, invece percepì una piccola mano metterla in salvo.  Lasciò paura e spavento per adagiarsi completamente su una conchiglia sorretta a sua volta da una grande mano. Il mare tornò tranquillo, non v’era più traccia di squali e gabbiani. Un gruppo di mariaches suonava un’allegra melodia e Sally si lasciava andare completamente. Qualcuno l’aveva messa in salvo, non sapeva chi perché aveva percepito soltanto una piccola mano ed una grande mano.

Il mattino giunse dolcemente con il fresco profumo delle rose nel balcone ed il borbottio della moka.

Latte, pane, marmellata ed un paio di tazze su una tovaglietta azzurra servono per allestire la colazione perfetta, quella della domenica. Anche Felix vuole fare colazione, seduto composto davanti alla sua ciotola attende le sue crocchette.

“Miaoo….” acclamava.

“Mmh, accidenti.” Sally alla ricerca delle crocchette “Oh no, abbiamo finito le crocchette Felix.” La sostituzione è ancora più invitante, dal frigo Sally prende tre fette di prosciutto cotto.

“Miao.” leccandosi i baffi festoso e goloso.

“Non ti abituare bello mio.” ridendo nel cogliere l’appetito del felino.

“Mamma.” Andrea

“Ciao amore, vieni qua.” abbracciando il figlio.

“Come stai mamma? ”

“Bene amore.”

Andrea osservava attentamente il viso della madre, il fisico alla ricerca di qualche segno di debolezza che fortunatamente non c’era.

“Cosa c’è Andrea, perché mi guardi così?”

“Niente mamma, è che stanotte mi sono alzato per bere e ti ho vista tutta sudata, pallida. Dormivi sulla poltrona anche se non si dovrebbe. ”

“Giusto Andrea ma ero così stanca, sono crollata sulla poltrona. ”

“Sai mamma, non sapevo cosa fare. Ho cercato di svegliarti prendendoti per mano. Poi però ho visto che ti è passato. Sei diventata bella come la donna del quadro, quella nel mare.”

Sally andò subito davanti al quadro e capì che la piccola mano percepita nel sonno era di suo figlio.

‘Non ci posso credere…era la mano di Andrea quella piccolina’ sorrise incredula per la constatazione dei fatti.  Tornò in cucina saltellando ma, qualcuno stava aprendo una serranda, una serranda nuova catturando la sua curiosità.

“Pasticceria la conchiglia.” si leggeva sull’insegna.

L’uomo era un uomo giovane, alto, atletico con le mani grandi.

“Buongiorno signora” salutando Sally.

“Buongiorno a lei.”

“Sto per inaugurare il locale, se vuole. La invito ad assaggiare le mie conchiglie di cioccolato. ”

“Conchiglie al cioccolato, sembrano buone.”

“Beh, sa cerco di usare ingredienti genuini, la ricetta di mia nonna e un po’di cuore. ”

“Mi ha stuzzicato l’appetito.”

“Bene, l’aspetto. A dopo.”

“A dopo.”

“Ah, dimenticavo. Volevo dirle che sto cercando una commessa, una che stia al banco, che sia gentile, carina,..Una commessa.”

“Ok, penso di avere un nominativo. Le farò sapere, ci vediamo.”

Il curriculum fresco di stampa giaceva sopra al comodino, completo di foto a colori ed il vestito azzurro le stava ancora bene. Non aveva firmato un contratto ne sostenuto un colloquio ma sentiva che era la sua occasione, la grande mano del sogno poteva essere quella del pasticcere.

“Sally cammina per la strada sicura senza nemmeno guardare per terra…” cantava Vasco mentre Sally si dirigeva alla pasticceria con suo figlio per mano.