Racconto di Silvio Fazio

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Interno, un grande ufficio, pomeriggio inoltrato.

Sui vetri delle finestre del grande ufficio si riflettono il viola, il rosso, l’arancio del sole che tramonta.

Seduto alla sua scrivania Andrea, il direttore commerciale, guarda il cielo.

Andrea, uomo ancora giovane, capelli scuri, camicia bianca e cravatta colorata sta ancora lavorando o sta facendo finta, immerso nei suoi pensieri.

È stata una giornata piena di lavoro, densa d’incontri e accordi importanti.

Nel resto dell’azienda non c’è quasi più nessuno, il silenzio lo avvolge. Sente solo il rumore dei passi di Vera, la sua segretaria, che ancora lavora per preparargli il libro firme della giornata.

Andrea scorre degli appunti, guarda l’agenda dei prossimi giorni. Potrebbe andare a casa, ma non ne ha alcuna voglia, anche se oggi, proprio oggi è il suo compleanno. Sa che a casa lo aspettano l’ansia, l’isteria, la ferma determinazione di una moglie che cerca di avere un figlio e che da anni in questa ricerca ossessiva ha dimenticato l’affetto, l’amore, la complicità.

Da qualche tempo Andrea è stato costretto a sottoporsi a esami, controlli, farmaci, sesso senza voglia, senza più amore o desiderio, senza carezze o baci, senza tenerezza, eppure non l’ha mai tradita, un tempo l’aveva amata.

Prima o dopo però, Andrea dovrà tornare a casa, indugia nell’aspettare che Vera gli porti le ultime cose da firmare, anche se potrebbero aspettare domani.

Andrea e Vera si conoscono da anni, tra loro non c’è più solo un rapporto di lavoro, ormai conoscono i reciproci problemi, preoccupazioni, sentimenti, ma questo rapporto non è andato mai verso momenti di intimità.

Vera entra nell’ufficio con il suo solito sorriso che stavolta è un po’ più sornione e chiude la porta. È bruna con i capelli a treccia, porta una camicetta celeste e una gonna plissettata, leggera, ha con sé il libro firme, glielo porge e si siede come ogni volta di fronte a lui aspettando domande o richieste di chiarimenti.

Andrea la guarda e risponde al sorriso, poi comincia a sfogliare e firmare svogliatamente. Non una parola.

A un tratto Vera dice: “Se non sbaglio è il tuo compleanno oggi, io ho un regalo per te”.

Andrea la guarda annuendo, distoglie lo sguardo dai fogli, incuriosito.

Vera scivola un po’ sulla sedia, si è tolta le scarpe e i suoi piedi cominciano ad accarezzargli le gambe salendo lentamente sempre più su.

Andrea la guarda con stupore, non dice nulla, prima non sa cosa fare poi scivola anche lui sulla propria sedia per facilitare quelle carezze. Quella cosa inaspettata gli piace, lo fa eccitare e chiude gli occhi.

È come un segnale, Vera si alza dalla sedia, gira attorno alla scrivania mentre con un gesto velocissimo si toglie le mutandine, ruota la sedia girevole di Andrea si mette a cavalcioni, apre la cerniera dei pantaloni e scivola in lui.

Quando lo sente dentro di lei inizia un movimento dolce, lento, flessuoso, gli passa le dita tra i capelli e comincia a baciarlo sul viso, sugli occhi, sulla bocca.

Andrea rimane a occhi chiusi, tutto il suo essere è invaso da sensazioni ed emozioni che vorrebbe non finissero mai.

Vera prende il suo viso e se lo porta al seno senza mai interrompere il suo movimento, sembra cullarlo mentre il suo sesso stringe sempre più forte quello di Andrea con ondate di piacere e di dolcezza. La mano di Andrea tocca la loro unione, morbida, umida e il respiro di Vera diventa più affannoso.

La mente di Andrea non è più lì, i suoi pensieri vanno a tutti i fili d’erba dei prati dove ha sognato l’amore quando ancora era solo fantasia, a tutti i cieli stellati, a tutte le spiagge calde e deserte che hanno accompagnato i suoi sogni ad occhi aperti e poi esplode dentro di lei donandole tutti quei fili di erba, tutte le stelle e i granelli di sabbia racchiusi in lui da tempo

Si abbracciano come se uno dovesse penetrare completamente nell’altro, immobili.

Pochi istanti e Vera ricomincia a muoversi e lo accoglie dentro di sé sempre più forte e veloce.

Andrea non sapeva, non gli era mai accaduto ma il suo corpo risponde e si abbandona.

Le dita di Vera stringono i suoi capelli, i baci diventano quasi feroci e poi di nuovo l’abbraccio che sembra non finire mai con il desiderio di non staccarsi, restare così, sempre.

Dopo? Dopo non è dato di sapere.

Il sole è tramontato da un pezzo, i colori e le luci del crepuscolo si specchiano sui vetri delle finestre del grande ufficio.

Intorno solo il rumore delle auto che passano.

È un fermo immagine, silhouette nella sera.

Non servono parole.