Poesia di Doris Bellomusto

 

 Ventisei Luglio duemilaventuno,

rumori timidi di un pomeriggio afoso.

Non ci sono annunci di felicità nuove.

Si sente la cicala,

l’acqua cheta di una fontana,

un vento caldo che non smuove niente.

Si sente un cinguettio,

l’io che rimbomba, rimbalza, avanza.

A passo incerto, incauto, indecente,

inciampa nei desideri, l’improvvisato

acrobata.

Ha sete, l’egoista,

beve vino e non si inebria.

Cade nel lento ozio

di un tempo pigro.

Giù,

guarda il cielo dal basso,

spariglia il gioco.

Nascosto sotto pelle

c’è l’asso da giocare.

È il sale che manca

al pane altrui,

la rima facile,

l’amore difficile.

-°-

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