Racconto di Piera Ferrini

(Terza Pubblicazione – 17 marzo 2019)

 

Stella era così: metà luce e metà ombra, divisa in due da un prima ed un dopo.

Prima Stella era stata solo luce con la voglia di vivere piena, di aspettative, la gioia nel cuore, pronta ad accogliere tutte le emozioni che avrebbe incontrato nel suo cammino.

Firenze le faceva da sfondo. Città bellissima, non solo per i turisti che arrivano da tutte le parti del mondo per visitarla, ma anche per chi la vive tutti i giorni e che conosce gli angoli nascosti, suggestivi e romantici dove rifugiarsi per i primi baci da adolescenti, le prime effusioni amorose proibite, sentendosi protetto ed al sicuro come, per esempio, fra le mura della chiesetta di Santa Margherita dei Cerchi nascosta in uno dei tanti vicoli tra Piazza della Signoria ed il Duomo dove si racconta che sette secoli fa Dante vide per la seconda volta Beatrice e se ne innamorò per sempre senza amarla mai.

Altro luogo che Stella amava tantissimo era il Giardino delle Rose a due passi dal Piazzale Michelangelo: un vero tesoro nascosto che, specialmente in primavera quando sbocciano le rose, è un trionfo di colori e dove abbracciarsi assaporando il loro profumo inebriante con lo spettacolo di Firenze ai propri piedi era quello che di più sensuale e romantico lei potesse desiderare.

Quanta bellezza, quanto amore da dare e da ricevere!

Lei la vita la assaporava giorno per giorno ed anche le piccole controversie, i primi amori non corrisposti e le delusioni che si provano alla sua età quando incominci da giovane donna ad affacciarti con slancio, senza paracadute e senza esperienza per trasformarti in vera donna, la turbavano e la trovavano impreparata ma arricchita dalle tante esperienze necessarie per fortificare il carattere e allenare lo spirito.

Figlia unica, coccolata, amata ed anche un po’ viziata trascorreva le sue giornate fra la scuola, l’Istituto parificato in via Laura e le amiche che, come lei, quando riuscivano a fare “forca” scappavano dai ragazzi del Geometri e salivano insieme a loro sui motorini correndo lontano dai doveri e assaporando solo i piaceri di quelle fughe piene di risate, allegria, filarini, bisticciate per poi provare l’ebbrezza e le emozioni di quel bacio e quell’abbraccio che segnavano la nuova e ritrovata armonia.

In quel periodo Stella conobbe Tony, il bello e impossibile della compagnia che non la filava neanche di striscio. All’inizio ci soffriva ben consapevole che non poteva competere con le ragazze che lui frequentava: lei era un pulcino che dimostrava meno dei suoi quindici anni mentre le altre, quelle che a lui piacevano, erano già sbocciate in tutto il loro splendore e sicuramente avevano una marcia in più. Tony però in seguito divenne il suo fratellone, il suo confidente e quello che aveva sempre per lei la parola giusta al momento giusto e questo legame è sicuramente più forte dell’amore giovanile e, se coltivato, diventa parte di te tanto da durare tutta la vita ed al quale ricorrere ogniqualvolta ne avrai bisogno. La vera amicizia è un supporto fondamentale e se si ha la fortuna d’incontrarla e riconoscerla diventa un collante che si crea fra due persone in modo profondo ed irrazionale. Questo è ciò che lega Stella a Tony ancora oggi dopo tanti anni.

Gli anni trascorrevano come per tutti fra alti e bassi, soddisfazioni e delusioni, periodi di crisi ed altri in cui la vita sembrava essere pronta ad offrirti tutto ciò che desideri e fu allora che Stella incontrò il ragazzo che in seguito divenne suo marito: persona tranquilla senza tanti grilli per la testa che riusciva ad accettare il suo carattere abbastanza difficile da gestire. Il matrimonio avvenne in una bella giornata di giugno piena di luce, sole e colori inebrianti, così Firenze salutò gli sposi che felici e radiosi si affacciavano alla nuova vita di coppia pieni di progetti e speranze per un futuro in salita dove sicuramente l’arrivo dei figli avrebbe dato altra linfa per rafforzare il loro rapporto.

Così avvenne: Stella dopo qualche anno rimase incinta. Avevano perso un po’ la speranza perché sebbene questo figlio lo desiderassero con tutto il cuore e, vedendo che non arrivava si erano sottoposti alle varie visite in cui gli specialisti avevano assicurato che non c’era niente che impedisse questa gravidanza, nulla era successo mettendoli così in crisi perché non volevano rinunciare ad essere una vera famiglia.

Ritirato il test di gravidanza che dava esito positivo lei non vedeva l’ora di arrivare a sera per dare la felice notizia al suo maritino preparando la giusta atmosfera come s’addice nei momenti felici da condividere. Per arrivare prima a casa aveva preso quella stradina un po’ buia, defilata e poco frequentata dalla quale non passava quasi mai perché le trasmetteva inquietudine e poca sicurezza.

Infatti qui avvenne il fattaccio. Due uomini all’improvviso le si pararono davanti, la bloccarono e senza che lei potesse reagire, la violentarono in maniera così brutale, da veri mostri. Quando Stella  si ritrovò da sola per terra in una pozza di sangue (aveva perso il bambino, lo sentiva, ne era certa) non riuscì a fare altro che chiamare Tony: “Vieni, sono morta”. Passarono pochi minuti prima che lui la raggiungesse ma a lei sembrarono un’eternità: non sapeva più chi era, dov’era e perché non riusciva a morire. Tony la trovò in stato di semincoscienza ma capì subito cosa era successo. La prese in braccio, la cullò e l’adagiò delicatamente sui sedili dell’auto e poi pianse dalla disperazione come se tutto ciò fosse successo a lui. Chi aveva osato fare questo alla sua sorellina? La ragazza allegra, piena di vita che lui si era sentito in dovere di proteggere dalle cattiverie che la vita presenta a tutti? A lei no, non doveva succedere niente di brutto, c’era lui che le faceva da scudo. Questa volta però non era riuscito e Stella aveva subito l’affronto più brutto che una donna può sopportare.

Ospedale, accertamento dell’avvenuta violenza, scartoffie da compilare, domande fastidiose a cui rispondere e l’accertamento dell’interruzione della gravidanza venne vissuto dalla donna come se non la riguardasse: si sentiva un sacco vuoto e il suo corpo non le apparteneva più, l’anima non era più la sua e continuava a dire di lasciarla in pace perché voleva solo morire. La violenza sessuale ha un profondo impatto sulla salute fisica e mentale della donna che la subisce influenzandola e logorandola da un punto di vista fisico, psicologico e sociale in modo tale da far scaturire così molte patologie croniche, complicazioni ostetriche e ginecologiche e psichici molto rilevanti.

Qui si crea lo spartiacque: si spegne in lei la luce ed arriva l’ombra, il “prima” sparisce e sopraggiunge il “dopo” fatto di lunghi periodi dove la nebbia la avvolge e lei riesce solo a sopravvivere desiderando morire ma non riuscendo a porre fine da sola a quella vita inutile aspettando che la morte arrivi da sola per portarla dal suo bambino. Non succede nulla. Stella non esce più, non mangia più, non vuole neanche essere sfiorata, rifiuta quel corpo e vorrebbe allontanarlo ma non sa come fare.

I medici che la seguono la indirizzano ad un centro antiviolenza dove lei, priva di ogni volontà, si fa portare da quel marito che dovrebbe giocare un ruolo importante per aiutarla ad uscire da quello stato e che invece non collabora e le vive accanto solo per puro dovere perché non si può abbandonare una persona in quelle condizioni. Non lo fa per convinzione ma per salvaguardare la sua reputazione di fronte alla società.

La proposta da parte della psicologa di allontanare Stella da Firenze per qualche tempo andando a vivere lontano da tutto ciò che ricorda alla donna quel terribile momento, viene accolta in famiglia come la soluzione ai tanti problemi che continuano a sgretolare quel rapporto di coppia che non esiste più dove ognuno vive cercando di isolare l’altro dalla propria vita.

Stella ed il marito si trasferiscono in una tranquilla cittadina ad una trentina di chilometri da Firenze e sinceramente questo cambiamento sembra che giovi alla donna che è costretta ad uscire una volta a settimana per prendere il treno e recarsi a Firenze al centro antiviolenza. Naturalmente le fobie, gli attacchi di panico, il voler passare inosservata cercando di coprire il più possibile quel corpo che non le appartiene ma che si deve per forza portare dietro, non spariscono ma Stella riesce ad andare avanti. È dura ma lei incomincia a capire che deve fare tutti gli sforzi possibili per avere una vita futura accettabile. Aiutata dalla psicologa e dalla sua volontà riprende la lettura che la porta lontano dalle miserie quotidiane e si appassiona ai gialli, specialmente quelli dello scrittore Marco Vichi che scrive delle indagini del Commissario Bordelli e sono tutte ambientate a Firenze.

Sente sempre più spesso la nostalgia della sua città e appena le è possibile scappa dalla cittadina tranquilla ed un po’ assonnata dove non conosce quasi nessuno e nella quale si rifugia volentieri insieme alla sua solitudine quando ne sente la necessità. A Firenze ritorna per andare agli appuntamenti con la psicologa oppure, quando ha bisogno di conforto e di consigli, senza accorgersene si ritrova “diladdarno” a borgo S.Frediano dove vive Tony che come sempre è disponibile e pronto ad accoglierla e fa di tutto per scuoterla, anche con parole dure, da quel torpore  “Deciditi Stella, devi tornare a vivere e se non lo fai non ti voglio più vedere”. Parole che lei sa che nel profondo non sono vere ma che riescono a darle un po’ di coraggio anche se quando lui dice così quasi quasi lo odia. “Bene Stellina l’odio è già un sentimento. Non hai bisogno di persone che ti compatiscono ma di quelle che ti danno strizzate di cuore e ti emozionano nel bene e nel male”.

Un giorno Stella entra in una libreria e, rovistando in una capiente cesta dove ci sono piccoli libri di poesie ne trova uno che attira la sua attenzione. Lo apre e legge qualche verso che subito le trasmette un brivido strano ma intenso e piacevole. Passa alla cassa e non vede l’ora di essere a casa per immergersi in quella lettura e sperimentare se l’emozione è vera oppure solo un falso segnale. Altro che falso segnale! Man mano che legge le poesie dello scrittore a lei sconosciuto le emozioni aumentano, si fanno più intense e passano dalla felicità alla disperazione, dalla gioia al dolore ed immagina che questi sentimenti il poeta naif li abbia provati e trasportati in parole non costruendo frasi a tavolino con una metrica ed una grammatica studiata ma che siano partite direttamente dal cuore e dalla mente, senza filtri.

Geniale!

Il giorno dopo Stella ritorna alla libreria e cerca altri volumetti di quel poeta di cui non conosce assolutamente nulla poiché nel librettino comprato non c’è niente che riporti a lui: né una foto e neanche una breve biografia ma solo il nome e cognome che poi non è detto che siano reali (a volte vengono usati pseudonimi per vari motivi). La donna chiede al gestore della libreria se ci sono altri libretti di quel poeta ma, dopo alcune ricerche nessuno trova traccia dello scrittore: non è neanche registrato. Com’è possibile? Che scherzi del destino sono questi? Il libraio le confessa che a volte in quella cesta dove lei ha trovato il volumetto vengono lasciati dei libri di scrittori non conosciuti solo per il gusto ed il piacere di essere trovati e letti.

Il destino ha fatto incontrare queste due anime perché in modo inconscio l’una portasse sollievo all’altra con parole che risvegliassero il cuore e l’anima di chi le avrebbe lette.

Così è stato ed è servito a Stella a viaggiare con le parole su sensazioni dimenticate che l’hanno riportata attraverso i ricordi in un nuovo tempo.