Racconto di Giovanni Boncristiani
(Nona pubblicazione)
Mano a mano che ci allontaniamo sempre più dal mondo del sogno ad occhi aperti, nel quale a volte siamo come immersi ed avvolti, il distacco dal reale scompare per un pieno coinvolgimento del concreto e l’irrazionale lascia il posto al buio e grigio tangibile della quotidianità.
In un supermercato di una nota catena low-cost di periferia, attendo il mio turno per pagare in coda alla cassa; dietro di me, due tipi.
Incuriosito, li osservo cautamente e ascolto.
Il primo corpulento con in testa una papalina di lana arancione a righe verdi orizzontali tanto da sembrare un ombrellone, addosso un giaccone lucido e consumato, del tipo di quelli da caccia che usavano molti anni fa, col colletto in velluto e gli occhielli “tirati” dai bottoni nella zona addominale.
L’altro, più asciutto, con solo un maglione in dosso nonostante la temperatura poco gradevole; l’indumento di un paio di taglie abbondanti in eccesso, forse tre.
Ambedue con i volti gonfi, arrossati e segnati da una qualche dipendenza, probabilmente più di una.
Quello a me più prossimo aveva in una mano un cartone di vino, quelli economici che se lo bevi ti brucia lo stomaco per un mese; nell’altra un pezzetto di pane talmente piccolo che la carta che lo avvolgeva pareva esagerata. Il secondo con un solo incarto, contenente mangime per cani e nel pugno dell’altra mano una moltitudine di spiccioli ramati.
Il primo all’altro:
– come stai?
Silenzio…
Sempre il primo:
– bello il tuo giaccone…
Pausa, poi l’altro:
– me l’hanno regalato vent’anni fa.
Pausa.
– Bello davvero!
Ancora una pausa.
– ma te ti lavi?
Silenzio.
– no!
– allora puzzi?
Lungo silenzio.
– Ma ti cambi?
– Sì!
– Ogni quanto?
Pausa.
– una volta al mese o quando me lo ricordo.
Signore! Sono 23 euro e 40 centesimi!
La cassiera mi riporta nel «mio» mondo dopo una specie di sogno reale popolato da persone che ci piace considerare invisibili; coloro che chiamiamo gli ultimi, individui che ci appaiono e ci piace considerare molto lontani da noi anche se forse, noi, siamo stati solo più fortunati…
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