Racconto di: Kenji Albani

(Quarta pubblicazione)

 

Da qualche parte nel mondo antico

 

«Ditemi, il vostro nome?»

«Mi chiamo Mercurio e ho inventato una cosa fantastica, che vi servirà moltissimo».

Giano osservò quell’uomo. Aveva le braccia di un fabbro, ma gli occhi accesi di chi badava sempre a cose creative. Così, Giano scese da cavallo e volle dare un’occhiata. «Questi? Sono scudi».

«È esatto. Sono scudi per i suoi scudieri… Quando saranno nella falange, potranno combattere e difendersi grazie a questi manufatti». Li manovrò e li mise appoggiati alla staccionata di quella fattoria.

«Mi spiace, Mercurio, ma i miei scudieri sono già valenti. Hanno picche molto lunghe e gli scudi resistono a ogni colpo».

«Sul serio? Beh, forse non hanno mai usato i miei scudi».

«Sei un alchimista, no?»

«Infatti. Mi piace manipolare la materia e poter vivere grazie alle mie invenzioni».

«A me sembrano normali scudi. Anzi, hanno di meno in bellezza rispetto a quelli dei miei soldati».

«Dovresti provare a colpirne uno con un sasso» consigliò. Adesso aveva finito di manovrare e avevano davanti dodici scudi di nudo metallo e senza alcuna decorazione.

«Perché con un sasso? Posso toccarli…» avanzò e protese una mano.

«No, meglio di no. Potresti farti male». Lo bloccò con un’ansia particolare.

«Perché? Sono… pericolosi?»

«Sì, sono pericolosi».

Ma Giano non ci voleva credere.

***

Tre giorni dopo

I barbari stavano arrivando di corsa. Erano delle bestie. Indossavano pellicce lacere e più che armi ben forgiate avevano mazze dall’aspetto rozzo.

Adelmo era terrorizzato. Non gli piaceva partecipare agli esperimenti come quello. Stringeva la picca, ma conosceva le disposizioni.

«Gettare in terra le picche!» proclamò il luogotenente.

Tutti i soldati in prima fila obbedirono e Adelmo non fu da meno: fece scivolare in terra l’arma.

I barbari per un momento furono sgomenti, poi si gettarono in avanti con ancora più forza. Più che gridare latravano come bestie selvagge.

Soltanto un momento di attesa e…

I barbari si schiantarono contro gli scudi e Adelmo sentì la pressione. Poi, successe quel che si era detto ma che Adelmo mai aveva creduto. I barbari furono respinti e il sangue schizzò.

***

Di nuovo da qualche parte nel mondo antico

«Allora, avete visto?».

«È… È stupefacente. Questi scudi reagiscono alla pressione che subiscono».

«Proprio questo. Si tratta di un metallo malleabile i cui atomi, se sollecitati, esplodono in questi spuntoni. Vedete?». Mercurio gettò contro uno dei dodici scudi un sasso e il metallo, dopo il rintocco, si spinse in avanti in forma di aculeo. Poi si ritirò. Era come se il metallo fosse una sostanza elastica.

«Più forte è il colpo, più lungo è lo spuntone».

Mercurio sorrise alle parole di Giano. «Questo è quel che succede. Allora, che ne dite? Volete comprare la mia invenzione? Posso fare tutti gli scudi che volete, per ogni fante di prima linea di cui avete a disposizione. Ho sentito che avete un problema con dei barbari molto fastidiosi. Vi capisco. Credo che, grazie a questa mia invenzione, potreste vincerli una volta per tutte».

Giano osservò gli scudi, poi annuì. «Sarebbero molto utili per i miei scudieri…». Era contento perché era proprio quel che gli serviva.

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