Racconto di Margit Horsky

(Quarta pubblicazione)

 

«Un altro rifiuto» disse, le labbra piegate in giù e le sopracciglia aggrottate. «Possibile che i miei racconti non piacciano? Ricevo lodi da tutti quelli che li leggono!»

«Non ti corrucciare Lidia, continua a scrivere, sei bravissima. Io mi diverto tanto a leggerli. E continua a mandarli, vedrai che prima o poi qualche rivista li apprezzerà». Teresa uscì dalla stanza facendo tintinnare i bicchieri sul vassoio e la lasciò ai suoi pensieri.

«Non so più cosa inventare. La fantasia per la verità non mi manca. Ma come posso interessare questi giovani redattori?» borbottava tra sé. Questo ulteriore rifiuto la amareggiava proprio. Ci aveva messo così tanto impegno! Eppure molti dei racconti che leggeva online le sembravano così banali, privi di attrattiva. Doveva abbassare il suo livello? Mai e poi mai! E neanche inserire parolacce. Beh qualcuna magari, quelle che anche lei sussurrava quando si arrabbiava. Quando ci volevano, ci volevano.

Provare con scene piccanti? E se persone che ispiravano le sue storie si fossero riconosciute? Se Attilio, per esempio, avesse capito che era lui quello che rincorreva, si fa per dire, Gina senza poi ottenere soddisfazione una volta nascosti tra i cespugli? Il suo amor proprio ne avrebbe sofferto, si riteneva un tale amatore! Le avrebbe tolto il saluto come minimo, senza considerare i problemi in cui sarebbe incorsa. Aveva certi bacchettoni intorno. Ma proprio immaginare che facessero sesso? Più che altro le era poco chiaro cosa potessero fare tra i cespugli.

Si rimise al computer e rilesse la mail: Abbiamo letto attentamente il suo racconto ma non riteniamo di pubblicarlo. Grazie e a presto.

«Sì a presto» sibilò tra i denti. «Brutti ipocriti!»

Aprì un documento Word e iniziò a scrivere. In capo a due ore aveva pronta la prima bozza di un testo che le sembrava proprio promettente. Si ispirava a Gianna e Arturo. Lei era infatuata di lui. Lui sbavava, e non solo in senso metaforico, per un’altra, ma nella storia li faceva innamorare. Con un leggero rossore sulle guance aveva inserito qualche bacio e palpatina. Tanto per cominciare.

A tavola Chiarella le chiese se c’erano novità, se aveva ricevuto qualche risposta positiva. Le scocciava ammettere che anche questa volta le era andata buca, ma Chiarella era un’amica e con lei non voleva avere segreti. Anche se sapeva che sarebbe andata in giro a raccontare tutto.

Comunque sorvolò sulla domanda e disse che aveva iniziato una storia di amore e sesso.

«Oh…me la fai leggere?» Chiarella era tutta eccitata. «E chi sono i protagonisti? Li conosco?»

Lidia fece l’occhiolino e sorrise misteriosa.

«Sono io?» chiese speranzosa.

«No, tu sei troppo pura per una trama simile».

La risposta intristì Chiarella. Neanche in finzione riusciva ad avere un’avventura.

Quella sera, a letto, Lidia ripensò ai vari insegnamenti appresi dai libri di scrittura creativa. Le sembrava di aver seguito tutti i consigli che ci aveva trovato: i personaggi erano reali e ben delineati, la trama coinvolgente, il conflitto c’era, la tecnica show don’t tell e il colpo di scena alla fine c’erano…Mah forse doveva comprarne uno più recente, pensò prima di addormentarsi.

Il giorno dopo si svegliò piena di energia. Riscrisse il racconto su Gianna e Arturo, rese il finale ancora più audace e poi l’inviò alla rivista che aveva respinto il suo ultimo lavoro. Decise di imbrogliare sui cenni biografici, svecchiandosi un po’. Poi, di buon umore, andò a fare colazione. Sentiva che questa nuova svolta sexy le avrebbe portato bene. Non era bello che amore e sesso la facessero ancora da padroni? Non erano quelli gli ingredienti che facevano girare il mondo letterario?

In capo a qualche giorno, il suo ottimismo avrebbe subito un colpo quasi mortale.

La lettera di rifiuto che ricevette non aveva la solita frase di circostanza. Questa volta la redazione si era messa d’impegno per far passare il messaggio:

Gentile signora Maldi,

con rammarico ci vediamo costretti ancora una volta a rifiutare un suo lavoro, per quanto ben scritto.

Vorremmo spiegarle, una volta per tutte, perché i suoi racconti non susciterebbero l’interesse dei nostri lettori. Storie d’amore ambientate in una casa per anziani con deambulatore e cateteri, per quanto romantiche, non incontrerebbero il gusto di un pubblico giovane come quello della nostra rivista. Tanto meno apprezzerebbero storie di disavventure causate da demenza senile o funerali di ultranovantenni anche se con pronipoti in minigonna nera.

Siamo certi che comprenderà la nostra posizione e sarà così cortese da non inviarci più i suoi scritti.

Cordiali saluti

La redazione

Lidia aveva le lacrime agli occhi, questi villani uccidevano la sua creatività.

Entrò Teresa col vassoio dei medicinali.

«Cosa è successo cara? Perché quella faccia?»

«Ah Teresa mi tolgono la voglia di vivere! Mi sento vecchia tutto d’un colpo!»

«Suvvia Lidia, sei ancora una ragazzina nello spirito, nonostante i tuoi novantadue anni! Dai mettiti al computer, hai sempre un’aria così felice quando crei le tue storie!»

«Cosa è successo stamattina presto?» disse lei asciugandosi le lacrime. «Ho sentito un gran vociare».

«Sapessi! Materia per un racconto. Hanno trovato Giacomo che cercava di baciare Renata, ma lei urlava che senza dentiera non lo voleva neanche guardare!»

A Lidia brillarono gli occhi. Accese il computer e aprì un nuovo documento Word.