Racconto di Anna Maria Masucci

(Prima pubblicazione)

 

 

Ritto sulle zampe posteriori il cane gratta con insistenza la porta, i suoi guaiti strozzati svegliano Teresa. Da quando non c’è più suo marito dorme sul divano.

«Basta Milo!» sussurra. Il cane si stende a terra. Tre giorni di burrasca sono troppi anche per lui.

Teresa gli si accovaccia accanto e gli accarezza la schiena. Le poche ore di sonno sottratte alla solitudine non sono servite a farla stare meglio. «Non doveva andare così» sospira. Il cane sembra capire, lo sguardo gli si fa malinconico, le lecca le punte delle dita.

«D’accordo ruffiano! Mi hai convinta».

Teresa fatica a rialzarsi da terra, i muscoli delle gambe le tremavano come dopo una lunga corsa. Gli manca suo marito, aveva sempre sperato che toccasse a lei per prima. Si aggrappa con entrambe le mani allo spigolo della cassettiera, un ultimo sforzo ed è in piedi.

La furia del mare si è finalmente assopita. Il gemito rabbioso dei giorni precedenti contro i vetri delle finestre è soltanto un lamento sfinito.  Teresa si avvolge il foulard intorno alla testa e abbassa lo sguardo, quel volto segnato allo specchio non può essere il suo. Infila la giacca sul pigiama e scalza si incammina verso la spiaggia assieme a Milo. Oltre le dune, il mare è piombo fuso. Teresa avanza incerta a passi corti sui cordoni puntellati di gramigna verso la lingua piatta di sabbia. Il suo respiro è un rumore assordante. Le sottili spighe pelose le si impigliano nelle pieghe del foulard, le pungono i piedi. Milo si arresta di colpo, abbaia, tira forte il guinzaglio e punta a un cespuglio che, spinto dal vento, fa su e giù lungo la riva.

«Piano Milo, mi fai cadere». Un colpo di tosse le scuote forte il petto. Ha bisogno di prendere fiato.  Alza lo sguardo verso la bandierina rossa sul pennone, è solo un brandello sfrangiato senza più vigore.

«Corri Milo!» Teresa lo libera dal guinzaglio. Il cane rimane immobile sotto la fredda luce dell’alba che stenta a sorgere. Scodinzola e le strofina il muso umido contro le gambe malferme. Gli scatti brevi e nervosi della coda le strappano un sorriso.

«Vai Milo!» lo rassicura Teresa.  Il cane corre verso la riva calpestando le ruchette di mare. Annusa le alghe spiaggiate e afferra con i denti una busta di plastica. La trascina sulla sabbia e, tenendola stretta, va incontro alle increspature dell’acqua che si infrangono in onde stanche sulla battigia. Arretra, poi avanza, arretra di nuovo. Scrolla la testa bagnata. E mentre il cielo inizia a tingersi di arancio, Teresa solleva lentamente le braccia verso il sorgere del sole. «Ti voglio bene Milo» urla. Una folata improvvisa di vento le strappa via il foulard, Teresa fa un piccolo passo in avanti, si porta i palmi delle mani sulla testa. Poi si volta indietro un istante verso la casa. È stata felice in quella casa.