Racconto di Vincenzo Sottile

(Quarta pubblicazione – 11 maggio 2021)

 

 

 

«Perché i cani devono sempre ubbidire agli umani? Non sono d’accordo con questa tesi e sarei contento se tutti i cani del mondo si unissero per ribellarsi a questo. Sono stufo!»

Tobia, un cane molto polemico, parlava con il cane dei vicini e fra di loro si era intavolata una conversazione molto feroce quel giorno.

Non era la prima volta che succedeva qualcosa di simile e Poldo, molto più riflessivo del suo amico, cercava sempre di smorzare i toni. Viveva da molti anni in casa dei suoi padroni, un ingegnere e sua moglie che non lavorava. La coppia non aveva figli e viaggiava molto portandolo sempre con sé. Per questa ragione era soddisfatto della sua esistenza in quel luogo e non comprendeva le intense lamentele di Tobia. Inoltre non si sentiva inferiore alla razza umana ed era convinto che cani e padroni potevano interagire sorvolando sopra i difetti di ognuno. Bisognava considerare che si dovevano ringraziare gli uomini per come li trattavano e non era necessario lottare in maniera assurda per combattere contro la loro supremazia. Cercò di fare percepire questa sua riflessione all’interlocutore che aveva davanti ma con scarso successo e alla fine iniziò a gridare. Era strano rendersi conto che i cani avevano sviluppato un loro linguaggio ma non riuscivano a comunicare con gli esseri umani. I ribelli sbagliavano e non pensavano al fatto che trovavano riparo sicuro per la notte senza essere costretti a procurarsi da mangiare e da bere. Inoltre potevano dormire in una comoda cuccia senza il timore d’incontri poco piacevoli con i cani randagi.

«Mi fai incavolare molto quando t’intestardisci così tanto su qualcosa che nemmeno riesci ad immaginartelo. Non riesci a riflettere che, anche se a volte ci sgridano, non viviamo per la strada e questa non è una cosa da poco.»

«Tutto quello che vuoi» Solita vena polemica di Tobia. «Però mi sento molto solo da quando il figlio dei miei padroni è morto in un incidente di macchina. Da quel giorno i suoi genitori piangono ininterrottamente e non mi curano più come dovrebbero, tanto che qualche volta si dimenticano perfino di farmi uscire per le mie necessità. Tu non sai degli extraterrestri che sono sbarcati ieri notte vicino le nostre case. Possiedono navicelle così silenziose che nessun umano è in grado di sentirle e mi hanno offerto di andare in ricognizione sul loro pianeta. La cosa più allettante è che mi hanno garantito la mancanza assoluta di ordini da parte loro. Libero come l’aria! Inoltre, se dovessi trovarmi bene, posso scendere di nuovo sulla terra e chiedere ad altri cani se sono disposti a venire sul pianeta con me. Sembra che sia garantita l’immortalità! Che bello! Non ci posso credere! Che cosa ti sembra di questa idea? D’altronde i miei padroni sono pensionati e non gli mancherò più di tanto.»

«Cosa posso dirti per convincerti a non andare?» Poldo si trovava sulle spine. «Sono convinto che dietro tutto questo è nascosta una trappola mortale. Tutto troppo perfetto e inoltre è squallido vivere una vita senza emozioni e come un vegetale. Fai tu ma io non mi fiderei!»

«Sempre il solito disfattista! L’extraterrestre dai capelli verdi che mi ha chiesto di andare con loro mi ha garantito che sul loro pianeta esiste atmosfera compatibile sia per gli animali domestici che per gli umani! Perché devi sempre pensare al peggio?»

«C’è anche la stessa libertà come sulla terra? Pensa bene a quello che fai perché dopo non potrai ritornare sui tuoi passi!»

«Ormai ho deciso! Augurami buona fortuna e spero di rivederti al più presto.»

A Poldo veniva da piangere ma tentò di contenersi perché non sarebbe servito a nulla per smuovere la testardaggine del suo amico.

Passarono i lunghi mesi invernali e sia Poldo che il padrone di Tobia s’immalinconirono sempre più. Nell’uomo l’infermità aveva assunto una dimensione così fortemente patologica che, per quanti sforzi facesse, la moglie non era capace di consolarlo.

Che strana che era la vita! Tobia credeva di non essere amato e invece il suo padrone scoppiava in un pianto dirotto ogni volta che si avvicinava alla cuccia vuota del suo cucciolo. Del resto Tobia non aveva un carattere facile e Poldo non aveva nessun tipo di rimpianto poiché si era fatto in quattro per smuoverlo dalle sue assurde convinzioni.

Una sera in cui la malinconia era più pungente del solito Poldo decise di andare a dormire molto presto per addormentarsi e fuggire nell’oblio, ma il suo obiettivo andò a farsi benedire perché fece un sogno talmente orribile che avrebbe fatto accapponare la pelle di chiunque e intuì la cruda verità. Tobia era morto, vittima di esperimenti medici per togliergli organi preziosi. Il suo amico giaceva legato al letto di un laboratorio e ormai senza vita. In un’altra stanza adiacente vide esseri umani in carne e ossa legati e si rese conto che estraevano organi umani e animali in buono stato per creare in laboratorio degli strani esseri ibridi che possedessero l’intelligenza umana e la ferocia animale. Del resto i cani erano una buona cavia perché discendevano dai lupi e al momento opportuno il loro istinto primordiale e bestiale poteva sempre ritornare.

Chi poteva sapere quanti esseri viventi avrebbero subito quello stesso infame destino! Di tanto in tanto Poldo aveva avuto sentore di gente che spariva senza lasciare traccia e non veniva mai più ritrovata. Sperava di sbagliarsi ma ne dubitava fortemente in quanto conosceva a menadito la superficialità di quelli che appartenevano alla sua stessa razza e che avrebbero preso sottogamba le sue eventuali chiacchiere esplicative pensando a uno scherzo di cattivo gusto.

Si sentì di nuovo triste ma decise che nel fondo non aveva di che lamentarsi perché era un bel sollievo non essersi sbagliato anche se gli dispiaceva per la sorte di Tobia. Tutto sommato gli umani non erano così male e anche se spesso erano nervosi sapevano anche trasmettere coccole e calore. Perché optare per un’esistenza apparentemente libera ma in realtà piena di trappole mortali? L’essenziale era relazionarsi in maniera matura e cosciente con chicchessia. Il sonno era ormai passato e pensò che fra poco sarebbe spuntato un nuovo giorno con tante delizie per colazione e una marea infinita d’amore da trasmettere ai suoi padroni.