Racconto di Elisa Gallicchio

(Prima pubblicazione)

 

Stasera me la scopo. Dopo tre fottutissimi mesi la stronza ha deciso di darmela. Butto giù il Cialis e imposto il navigatore. Da sopra i pantaloni mi accarezzo l’uccello e sorrido allo specchietto retrovisore. Sono ancora un bell’uomo, lo so, le donne ci provano, ma sono io a scegliere.
Agata invece l’ho dovuta corteggiare. Viziata, ribelle, di classe e dannatamente figa. Chi la conosce bene dice di non farmi illusioni, che visto che lei può avere chi vuole, non si accontenta mai. Vediamo se la mia bestia le fa cambiare idea.

Alzo il volume della radio dai comandi del volante “Hai voglia di far centro quella sera
Sì, d’accordo ma poi tutto il resto è noia
No, non ho detto gioia, ma noia, noia, noia…” urlo insieme a Califano. Do un occhio al navigatore: sette minuti.

Milano è deserta, la luce dei lampioni mi mette ansia, l’insegna colorata di un kebbabaro mi distrae. Un minuto.

“La tua destinazione si trova sulla destra” la voce metallica di chi sa chi, esce dalle casse.

“Ma che cazzo” abbasso il finestrino e mi sporgo. Il Niguarda è lì immobile nella sua maestosità. La croce rossa che indica il pronto soccorso mi irrita. È uno scherzo, penso. Reimposto la via e il civico. Torno indietro di qualche chilometro: “La tua destinazione si trova sulla destra” rallento senza frenare. Il campanile della chiesa di qualche cazzo di Santo, mi fissa, come a volermi ammonire per i miei peccati. Scendo dalla macchina e sbatto la portiera, ho bisogno di fumare.

Questa volta digito l’indirizzo a mano. Via dell’Arcangelo 77, mi fa andare dritto. Dodici chilometri. Chiaro, avevo sbagliato tutto, ma sono in orario. Spengo la radio, sono nervoso adesso. Svolto su una strada appena illuminata e in salita. “Hai capito la signora, ha la villa” mi guardo intorno, ma non vedo case.

“La tua destinazione si trova sulla sinistra”.

I fari della macchina illuminano uno spiazzo largo circondato da cipressi e un cancello di ferro con una scritta in latino.

“Cristo santo!” il cuore mi batte all’impazzata, faccio inversione e schiaccio il piede sull’acceleratore. La discesa sembra uno scivolo, ma non freno “Cazzo io devo scopare, quella mi asp… No no no”-

“La tua destinazione si trova davanti, la tua destinazione si trova davanti, la tua destinazione si trova davan… ”

Con uno sforzo riesco a spegnere il navigatore. La faccia è schiacciata sull’airbag, non mi sento più le gambe e qualcosa mi ha squarciato la pancia. Io dovevo scopare.

Rido, rido fino alle lacrime. Mi sento il sangue in bocca, ma rido. Oddio come vorrei dire a qualcuno che non è vero che mentre stai per morire le immagini della tua vita ti scorrono davanti. Cazzate.

Agata guarda il telegiornale.

“Noto imprenditore milanese, si schianta in auto e muore, sulla strada che porta al cimitero. Cosa ci facesse da quelle parti, i parenti non se lo spiegano, ma dalle rilevazioni fatte dal suo navigatore si è potuto risalire alle tappe precedenti all’incidente. Risulta abbia stazionato, anche se per pochi minuti, davanti all’ospedale Niguarda, e poi, anche lì per poco tempo, davanti alla Chiesa di Santa Caterina. Sembra che l’ultimo giorno della sua vita, un macabro scherzo del destino, gli abbia fatto percorrere lo stesso itinerario che domani la bara contenente il suo feretro, partendo proprio dall’obitorio del Niguar… ”

Agata spegne la televisione e scoppia in una fragorosa risata.

” Povero Umberto, e pensare che non gliela avrei nemmeno mollata”.