Racconto di Gianluigi Vanni Bettega

(Undicesima pubblicazione – 6 maggio 2021)

 

 

Finalmente a casa! Dopo una giornata di lavoro ho parcheggiato la mia Visa color carne nella piazzetta di San Gregorio e, chiavi in mano, sto scegliendo quella del cancello. È a questo punto che arriva lei: la sorianella mai vista, simpatica, con le zampette corte. Sfrega il muso sui miei pantaloni e comincia un otto tra le mie gambe, io mi arresto un momento, apro il cancello, lei non molla! Salgo i 4 scalini che mi portano sul pianerottolo dell’ingresso e lei sempre al mio fianco! Cavoli, penso, mi ha proprio adottato! Flaviana, vedendomi titubante, mi si appresta all’uscio per curiosare e, in quella, Serena interviene con voce implorante: teniamola papà! – Una scodella di latte e lei se la beve in un attimo. Cerchiamo qualcosa in frigo e finalmente le proponiamo una bella cenetta.

A San Gregorio siamo in affitto, una casetta a due piani, noi a pianterreno e la padrona di casa, signora Amelia, al piano superiore. Chiediamo allora alla signora il permesso di tenerci la micina, permesso accordato, a patto però che sia solo lei, nel caso prolifichi ci dobbiamo impegnare a ricollocare la prole.

Prepariamo l’alloggio suo nello scantinato, dalle finestrelle, grazie a una pila di masserizie, lei ha la possibilità di entrare e uscire come vuole. Ciotola del latte, ciotola dell’acqua, un materassino per la notte. L’ambiente è ampio quanto l’area di tutta la casa, le finestrelle sempre aperte e, d’inverno, pure riscaldato per la presenza della caldaia.  A luglio siamo ospiti di amici in una baita sui nostri monti, un poco la accudisce Amelia e, di tanto in tanto, qualcuno di noi scende e dà una controllata: E’ toccato a Serena, entrata sola in casa per darle un’occhiata, di trovarsela proprio mentre inizia il travaglio!! Serena, bravissima l’ha aiutata e alla fine ci siamo ritrovati con due bei maschietti: uno nero come una pantera, con gli occhi gialli, l’altro con un taglio particolare degli occhi che lo facevano somigliare a Charles Bronson.

Era uno spettacolo vedere la mamma che giocava coi suoi piccolini! Si nascondeva dietro un tendaggio, i micini dopo un poco piagnucolavano, lei aspettava un momento nascosta poi, di colpo, se ne usciva dal nascondiglio; i piccoli correvano verso lei, malfermi, la coda ritta felici di lasciarsi leccare mentre mamma li allattava. Una volta svezzati si pose il problema del ricollocamento, ci spiaceva separare i micini dalla mamma, pensammo quindi di portarli a Corenno, alla filanda. Corenno è il paese dei gatti, non esiste il traffico sulle scalinate, presso ogni ingresso si trova del cibo, ancora in filanda ci abitano mio fratello e mia zia, consegnamo le tre bestiole e ce ne torniamo, sia pure a malincuore, senza i mici.

Passano alcune settimane e mio fratello mi dice che micia e micini sono spariti. Alcuni giorni dopo, la fiorista del paese ci racconta di una famiglia di mici che si è accasata presso lei, a casa sua. Dalla descrizione sembra siano proprio loro! La signora è felice di accoglierli e noi glieli lasciamo volentieri. Senonché… alcuni giorni dopo, la signora ci informa che i gatti son spariti!

Arriva il mese di novembre, Flaviana decide di cucinare la “cazzola”, le verze con cotiche, salsicce, piedino e costine stanno sobbollendo sul fornello, attraverso i vetri appannati ci sembra di scorgere delle sagome simili a gatti sul davanzale, ci mancano le bestiole a tal punto che ce le immaginiamo addirittura! Un miagolio?? Ma noo! Sono proprio loro, micia, Bronson e Bagheera! Apriamo la finestra e le bestiole, precedute dalla mamma visibilmente orgogliosa, se ne entrano provocando in noi una felice meraviglia. Giunti i piccoli all’età adulta, troviamo loro una sistemazione definitiva in casa di conoscenti amanti degli animali. Nel frattempo, micia, rimane nuovamente incinta, stavolta altri due micini entrambi bianconeri.

Una notte mi è sembrato di udire un urlo provenire dallo scantinato, penso di essermelo sognato, non si sente più nulla, tuttavia, il mattino, scendo dabbasso per capire cosa possa essere successo. Trovo le teste staccate dei due micini, la micia accovacciata con aria mestissima in un angolo, peli di gatto sparsi qua e là, non capisco cosa possa essere successo, penso un grosso topo oppure una faina o un furetto, non saprei proprio. Poi, parlandone col veterinario, mi dice che talvolta succede che il maschio, accecato dalla gelosia, uccida lui stesso i propri figli per avere la femmina disponibile per sé stesso. Sono rimasto molto scosso, quasi a vergognarmi della mia condizione di maschio. Micia non ha portato a termine la gravidanza, forse un tumore o un’infezione di cui ci siamo accorti tardi, sono convinto che lei, piuttosto che dargli figli abbia deciso di morire.