Racconto di Marina Cerni

(Seconda pubblicazione – 24 gennaio 2021)

 

 

Come in tutte le mattine di questa quarantena mi sono alzata dal letto allungando i movimenti, rallentando i rituali di solito rapidi e affrettati: abluzioni, colazione e vestizione.

Rubare tempo al tempo è “il must “del tempo sospeso, perché la detenzione obbligata ti impone di coprire al meglio le ore che intercorrono tra una giornata e l’altra, tra i controlli ossessivi del referto online e le mail di lavoro.

Il tempo sospeso: un tempo da vivere un domani, lontano da tutto questo, un tempo da regalare a chi ami e che speri ti possa essere donato dal destino, come indennizzo di questa reclusione.

La lista delle cose da fare e che desideri si allunga di giorno in giorno: i posti da visitare, i corpi da riabbracciare, le mani anziane da accarezzare, i cibi da riassaporare.

Ho respirato l’ossigeno dalla finestra aperta, il covid teme le correnti e l’aria nuova irrrompe e circola cacciando quella viziata, uno spicchio di azzurro tra i rami annuncia una giornata tersa e asciutta.

Avevo mai ascoltato il verso dei merli in giardino? Il fruscio della ramazza nella strada mentre l’operaio comunale raccoglie le foglie cadute dagli alberi nel viale?  Ho annotato altre decine di cose da vivere appieno appena si tornerà alla cosidetta normalità.

Arriva il momento del controllo dell’olfatto: ho irrorato il polso con il profumo più intenso che ho in casa, ho aspirato a pieni polmoni e con piacere ho di nuovo percepito, seppur lontano e in retrovia, un lieve sentore ambrato e speziato. Ho chiuso gli occhi e, per la magia della madeleine di Proust, il passato è sbucato all’improvviso, diviene presente. Il senso lo ha catturato e, nella frazione di un secondo, mi ha teletrasportata.

Sono nella mia cameretta dei giochi, con mio fratello Luca, un bambino di cinque anni dal viso paffuto, i capelli boccolosi, con grandi occhi neri e profondi ma esterrefatti mentre mi domanda – Ma dici davvero? Sei sicura che mamma sarebbe contenta?

Sono la sorella maggiore, ho quasi 8 anni e mi sento punta nel vivo da questa domanda impertinente….

-Certo che mamma sarà contenta, che domande, ci chiede sempre di riordinare casa e noi non lo facciamo mai, gradirà sicuramente questa sorpresa! – Rispondo  con sicurezza . A braccia conserte mi guardo nello specchio, sono leziosa nel mio completino scozzese, con la gonna a pieghe e la lunga coda di cavallo lisciata dalle mani esperte di mia mamma.

Il progetto era ambizioso e partorito da una fantasia ancora poco disciplinata: approfittare dell’assenza di nostra madre, uscita per lunghe commissioni, per riordinare tutta la casa, fare pulizie e, cosa inaudita, fargliela trovare inondata di profumo.

Luca, piccolo ma già razionale, da piccolo ingegnere in erba, mi segue titubante e caracollando da una stanza all’altra esegue i miei ordini: raccogliere i giochi, spazzare, spolverare.

Nell’arco di due ore abbiamo cambiato il volto all’appartamento che si affaccia sulla piazza del paese, dove siamo soliti giocare con i coetanei ma che in quella giornata non ci avrebbe accolto, a causa del segreto progetto. La nota “geniale” che avevo partorito stava tutta nell’uso del profumo, una casa linda e ordinata avrebbe acquistato punti se inondata di effluvi piacevoli. L’unico neo dell’ardito piano è l’assenza di un deodorante per ambienti ma è cosa di poco conto, visto che mamma ha una boccetta di un profumo eccezionale, prezioso regalo di qualche speciale ricorrenza.

Mancano pochi minuti al rientro di nostra madre e dobbiamo accelerare le operazioni: imbeviamo degli stracci per la polvere con il profumo, svuotando l’intera e costosa boccetta di Chanel. Con i panni così bagnati abbiamo spolverato tutto il mobilio trattenendo, a dire il vero, i primi conati di vomito.

Si sentono i passi sulle scale, noi ci mettiamo sull’attenti, pur sentendo nello stomaco crescere la nausea, causata dell’inteso odore che permea tutto l’ambiente…

Girano le chiavi nella serratura e l’ultima cosa che vedo è mia madre, basita sulla porta, che travolta violentemente dall’odore che toglie il fiato, appena entrata, urla mettendosi le mani nei capelli.

Ho aperto gli occhi e sono tornata nel mio bagno, ho lasciato andare dolcemente, con le lacrime agli occhi per lo struggimento, il passato che avevo dimenticato e che quel timido effluvio improvvisamente ha fatto riemergere.

Mi rendo conto in questi momenti dilatati e stranianti, a tratti laceranti, che stranamente sono in parte grata a questo tempo sospeso, che mi apre porte chiuse da tanto tempo, che mi trasporta con emozioni nuove nel passato e carica di immenso e ritrovato valore il tempo futuro.