Racconto di Fabio Losacco

(Sesta pubblicazione)

 

 

“Moneypenny, sono a casa!” Disse aprendo la porta e gettando il cappello sull’attaccapanni.

“Ciao James! Hai fatto davvero una lunga passeggiata oggi.”

Lui si tolse la giacca e appese anche quella. Erano giornate stranamente tiepide in quella primavera londinese e a lui piaceva camminare così da mantenersi in forma anche ora che si era “ritirato”, come si usava dire oggi per non utilizzare la ben più triste parola “pensionato”.

Certo, nonostante fosse ancora un ottantenne gagliardo che continuava ad avere un certo ascendente sull’altro sesso, si rendeva ugualmente conto di come tutti quegli anni fossero volati via velocemente, specie gli ultimi, da quando lui e Moneypenny vivevano insieme.

La donna entrò in salotto e lo salutò con una carezza sul viso e un sorriso.

Lui la ricambiò nello stesso modo, pensando quanto lei fosse ancora bella, per niente invecchiata dai tempi in cui entrambi erano ancora nei servizi segreti e come fosse fortunato a potersi specchiare tutti i giorni nei suoi occhi neri e profondi che gli trasmettevano una serenità che sentiva ormai come indispensabile.

“Spero tu abbia fame, James. Il pranzo è quasi pronto.”

“Sei davvero un angelo Moneypenny. Non so come farei senza averti con me.”

“Esagerato. Un così bel signore non avrebbe difficoltà a trovare un’altra donna felice di stargli accanto.”

Altra carezza e altro sorriso.

A lui adesso facevano un po’ male le gambe per la camminata lungo il Tamigi e si sentiva stanco perché, anche se gli doleva molto ammetterlo, il vigore della gioventù e l’energia che in passato lo avevano sostenuto nelle sue mille rocambolesche avventure erano ormai solo un ricordo lontano e doloroso.

“Sai Moneypenny? Pensavo che mi piacerebbe scrivere le mie memorie. Che ne dici? Saresti disposta a darmi una mano? Io a volte, quando vado indietro con la memoria, ho la sensazione di perdermi qualcosa mentre tu invece ricordi sempre tutto!”

“Sarebbe un onore per me James. Potremmo cominciare magari questo autunno, quando inizierà a essere troppo freddo per le tue passeggiate mattutine, che ne dici? Ci mettiamo sotto la grande finestra del salotto per goderci la luce del giorno e tu mi detti i tuoi pensieri mentre io ti faccio da dattilografa.”

Lui sorrise. Quella donna era davvero meravigliosa e pensò che poterla avere accanto fosse la cosa più bella che gli fosse mai capitata perché, a dispetto delle innumerevoli bellezze che aveva avuto la ventura di incontrare nella sua vita, lei era e rimaneva sempre la migliore.

“Mi pare un’ottima idea. Così intanto io, durante l’estate, inizio a buttare giù degli appunti e poi li rivediamo assieme.”

Ancora sorrisi teneri in quella sua casa dove si erano trasferiti dopo aver lasciato il servizio di Sua Maestà e dalla cui finestra lui passava ore a vedere scorrere le acque del placido Tamigi. Ma quando era avvenuto tutto ciò? Pur concentrandosi non riusciva a ricordarselo e quella cosa gli dava un enorme fastidio perché i suoi sempre più frequenti vuoti di memoria lo facevano sentire davvero a disagio.

“Vieni a tavola James che è tutto pronto. Ho fatto un brodo vegetale e del petto di pollo alla griglia con la verdura lessa.”

“Non è proprio il massimo” rispose lui facendo una smorfia fintamente schifata e realmente rassegnata.

“Non fare le bizze. Lo sai bene che il dottore ti ha detto che devi mangiare leggero.”

“Posso avere almeno po’ di birra scura?”

“James, devi evitare gli alcolici e non voglio essere proprio io ad attentare alla tua salute dopo tanti anni che ci conosciamo.”

“E che ci vogliamo bene, vero Moneypenny?”

“Io te ne ho sempre voluto, eri tu piuttosto un farfallone!” disse la donna nascondendosi dietro a una risata piena di scherno e gioia.

“Ora però sono tutto per te” rispose lui dirigendosi verso la tavola con le sue ginocchia che emettevano uno scricchiolio poco rassicurante.

Lui, come sempre gli accadeva dopo pranzo, si era addormentato sul divano reclinando la testa sulla spalla e lei lo osservava notando come, in quella posizione, assomigliasse a un pulcino appena nato che ancora faticava a stare dritto con il capo. Quindi aveva chiuso le tende per creare la penombra in salotto e gli aveva adagiato sulle ginocchia una coperta leggera perché non prendesse freddo.

Una volta sistemata la cucina si era poi ritirata nella sua camera per godersi un po’ di riposo e guardare in TV i programmi del pomeriggio, aspettando l’arrivo del medico che si presentò, sfoggiando una puntualità svizzera, proprio alle 16 in punto.

“Buon giorno Moneypenny, come sta il nostro James Bond?”

La donna si mise a ridere.

“Anche lei dottore mi prende in giro?”

“Non mi permetterei mai, Irina. Cerco solo di attenermi con scrupolo al vostro “gioco” per non cadere in contraddizione di fronte a lui.”

È venuto in macchina? Qui lungo l’Arno è sempre così difficile trovare un posto libero.”

“A Firenze è un delirio dappertutto e io ormai mi muovo esclusivamente in scooter. Lo può cortesemente svegliare per favore, così gli posso fare l’iniezione e già sono ne approfitto per un piccolo controllo.”

La donna gli si avvicinò e lo riscosse delicatamente.

“James, svegliati. Abbiamo visite.”

L’uomo aprì gli occhi e sorrise alla vista del medico.

“M. è venuto a trovarmi! Mi fa molto piacere vederla.”

“Noi che abbiamo prestato servizio agli ordini di sua Maestà Britannica non ci dimentichiamo mai dei vecchi amici” disse il medico con aria solenne.

Continuando poi a conversare amabilmente dei tempi andati scoprì il braccio dell’uomo e gli praticò un’iniezione senza che il paziente sollevasse alcuna obiezione.

“Le dispiacerebbe togliere la camicia, James che così le do una controllata al cuore e ai polmoni?”

Anche adesso l’uomo obbedì senza protestare.

“Può rivestirsi adesso, caro Bond. Penso che tornerò a trovarla la prossima settimana. Mi raccomando faccia il bravo!”

“Grazie M. per me è sempre un gran piacere vederla. Poi lo sa che sono nelle mani migliori del mondo.”

“Moneypenny è sempre stata straordinaria” sentenziò il dottore prima di riporre con cura sfigmomanometro e stetoscopio nella borsa.

“Allora l’accompagno alla porta” disse la donna e insieme uscirono dalla stanza.

“Lei è veramente encomiabile Irina. Recitare costantemente la parte di Moneypenny con il suo personale agente 007 deve essere faticoso.”

Irina sorrise reclinando il capo.

“Lui è un vecchio signore educato e dolcissimo a cui voglio un gran bene e farlo contento non solo non mi pesa ma è addirittura una gioia. Poi, fin da quando al mio paese sono arrivati i film di 007, ho sempre sognato di essere una Bond Girl e alla fine ci sono riuscita!”

“Lei poi non è una mica Bond girl qualsiasi. Lei è Moneypenny!”

Una fugace stretta di mano e la porta che si chiudeva indicò la fine di quella visita.

“Hai bisogno di qualcosa, James?” chiese Irina rientrando in salotto.

“Un Martini Dry agitato e non mescolato” rispose lui deciso.

” Penso che a quest’ora sia meglio un tè” disse la donna scuotendo il capo e lasciando che la sua espressione si illuminasse di sola tenerezza.

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