Racconto di Maddalena Sterpetti

(Terza pubblicazione – 23 marzo 2019)

 

Quella notte aveva nevicato, abbondantemente pensò Adel guardando fuori dalla finestra la coltre bianca quasi immacolata. Quasi perché Pillo, il suo gatto, ci aveva già lasciato tante piccole impronte; era uscito come faceva ogni mattina molto presto, quando Peter, il suo compagno, andava al lavoro. Quel gatto non si faceva intimorire da Romeo, il bastardino arrivato nella loro casa all’improvviso un anno prima, figuriamoci da una nevicata.

Doveva comunque farsi ogni mattina la sua passeggiata e non importava se fuori pioveva o c’era un sole cocente, lui usciva per andare tra gli alberi o in mezzo ai cespugli di rododendri che costeggiavano il reticolato dell’ampio giardino.

Peter di solito alle 7 era già pronto per andare in ufficio, era il capo redattore di un quotidiano locale, anche piuttosto importante a cui politici e gente in vista della società bene facevano riferimento per comunicati o interviste e Pillo a quell’ora era già davanti alla porta di ingresso, tranquillo ma non troppo: anzi ti guardava con insistenza se non facevi in fretta ad aprirla per farlo uscire; sembrava avesse un appuntamento con qualcuno là fuori. Un giorno Adel lo aveva anche seguito per capire che tipo di tragitto facesse nella sua passeggiata e se ci fosse qualcosa di davvero accattivante che ogni mattina lo faceva uscire dalla calda cuccia per andare fuori. Ma nulla, non c’era niente di ché, Pillo semplicemente passeggiava in mezzo alla natura, che in effetti in quella regione era piuttosto rigogliosa quasi ad ogni stagione, sembrava avesse bisogno di tornare per un po’, seppure il solo tempo di quei passi, tra un mondo che non fosse contaminato da umani: solo piante, verde e se il tempo lo permetteva anche qualche uccello canterino appostato fra gli alberi.

Adel e Peter allora smisero di essere curiosi o preoccupati, non si era mai allontanato troppo in effetti e comunque dopo una ventina di minuti tornava trotterellando e passando le unghie sul portone chiedeva di rientrare miagolando e miagolando per avere il meritato cibo.

Adel aveva quel gatto da 8 anni circa da quando suo figlio era morto in un incidente stradale; una mattina Marco era uscito per andare ad una lezione al corso di ingegneria informatica all’università e non era più tornato. Era il loro unico figlio e la tragedia li colse distruggendoli con il dolore, come una burrasca invernale può distruggere una casupola vecchia, di legno.

Una depressione prese entrambi, anche se Peter cercò di reagire e lo fece con grande coraggio, trascinando con sé anche Adel.

Iniziarono a parlarne, ad elaborare quel dolore tremendo e soffocante e insieme ne uscirono; ci volle qualche mese ma alla fine riuscirono a ristabilire un equilibrio emotivo e psicologico forte e durevole. Peter era tornato al lavoro dopo un paio di settimane e aveva coinvolto Adel nella traduzione di articoli provenienti da altre nazioni, lei aveva una laurea in lingue presa con fatica ma con eccellenti voti; non aveva mai lavorato ma ora era sembrato ad entrambi che fosse necessaria una distrazione seria per non vivere ogni giorno in quella tristezza così cupa.

Si erano conosciuti proprio nel periodo universitario, erano coetanei e vivevano nella stessa città ma frequentavano due ambienti  molto diversi: Peter era solito stare con la sua cricca che faceva capo alla squadra di atletica leggera ; Adel invece frequentava i circoli di lettura o, comunque, era più legata a eventi e a persone che vivevano di teatro o letteratura e ogni tanto collaborava con una libreria piuttosto grande dove il proprietario invitava scrittori o giornalisti a presentare i loro lavori. In occasione di una presentazione di un libro di un campione nazionale di atletica leggera si erano parlati.

Lui le aveva chiesto di uscire il sabato successivo e da quel giorno non si erano più separati.  Peter aveva avuto già una breve relazione con Rebecca, una ragazza dolce con sangue Sioux nelle vene ma piuttosto complessa, soffriva soprattutto ai cambi di stagione di brevi depressioni, aveva perso la mamma da bimba e aveva nei grandi occhi neri sempre un velo di tristezza. Poi dopo circa un anno  che stavano insieme era sparita, Peter aveva raccontato ad Adel di Rebecca subito, in quel primo loro incontro e Adel si era un po’ incuriosita, soprattutto per la strana sparizione, ma il ragazzo le aveva raccontato di averla cercata a lungo tra gli amici e i compagni di corso ma nessuno sembrava sapere nulla, d’altronde non aveva mai avuto modo di sapere nulla né del padre di Rebecca né degli altri suoi famigliari.

Ora con Adel aveva avuto immediatamente un’intesa totale, erano entrambi due persone appassionate e tra loro era stato facile l’amore, totalmente e senza riserve.

Non si erano mai sposati, ma convivevano oramai da oltre 30 anni. Il loro amore non si era mai spento e non c’erano state distrazioni né per lui né per lei. Non erano dei vecchi bigotti ma credevano nel rispetto di quel sentimento che li aveva sorprendentemente e velocemente uniti nel cuore e nell’anima.

Adel si rese conto mentre ripercorreva col pensiero tutti questi loro avvenimenti giovanili che si era fatto tremendamente tardi; posò la tazza del caffè vuota dentro il lavabo, diede da mangiare il pasto mattiniero a Golia e Romeo e si preparò per uscire, doveva raggiungere Peter in ufficio, prendere le consegne da tradurre, ne avrebbe fatte alcune in redazione e altre a casa, e soprattutto doveva rimpinguare la dispensa, oramai quasi vuota. Si vestì in fretta, forse mettendosi addosso troppa lana, ma aveva avuto un brutto raffreddore che le aveva impedito per alcuni giorni anche di tradurre e non voleva ricadere nel malanno. Uscì velocemente, aveva ripreso a nevicare, salì sul fuoristrada e mentre aspettava che il motore fosse un po’ caldo chiamò la sua amica Sandra, si accordarono per prendere una cioccolata calda nel primo pomeriggio a casa sua. Guidare nella neve la entusiasmava sempre molto, il paesaggio intorno era un incanto, faceva sentire di essere in una fiaba, ora aveva smesso di nevicare e lo strato su cui viaggiava era morbido per nulla pericoloso così si abbandonò a sognare. Avrebbe certo fatto un pupazzo di neve insieme a Marco e ci avrebbero scherzato su ma interruppe subito questi pensieri, non voleva farsi prendere dalla tristezza; una mattina non molto tempo prima, aveva immaginato di essere nonna e di vivere con un enorme entusiasmo quel bellissimo momento, ma erano iniziate a scendere copiosamente delle lacrime, Peter l’aveva notate ed era corso subito ad abbracciarla e tutto era tornato a posto. Ora aveva un certo equilibrio e come sentiva scendere su di sé malinconia o dolore addirittura lo ricacciava indietro.

Arrivata in redazione Adel capì che tutti erano indaffarati a sbrigare articoli importanti, si rinchiuse allora in ufficio e lavorò per un paio d’ore senza vedere nessuno poi verso le undici scese al bar per un caffè veloce; stava bevendo il suo secondo “ammazza sonno” come lo chiamava Peter quando fu avvicinata da una donna. Le chiese se poteva sedersi un momento al suo tavolo, Adel assentì chiedendole anzi se poteva offrirle qualcosa di caldo, la donna rispose in modo ambiguo:

“Vorrei invece io offrirle qualcosa di molto vitale, posso?”

“Certo, ma non comprendo” rispose Adel.

“Signora” riprese la donna “io sono una vecchia sciamana e volevo solo dirle che quello che sta aspettando, un bambino, tra poco lo avrà”.

Adel dapprima sgranò gli occhi poi sorrise, poi rise di gusto e chiarì alla signora che lei purtroppo non era più in età da bambini.

Ma la “sciamana” abbassò lo sguardo, fece come per concentrarsi su quali parole usare e rispose:

“Io le consegno ciò che il Grande Spirito ha assegnato a lei, niente altro”.

Si alzo, ringraziò con un cenno del capo e sparì nella strada innevata.

Adel dopo un attimo di confusione finì di bere il suo ormai freddo caffè, si alzò e tornò in ufficio. Dopo una decina di minuti Peter bussò alla porta, le portava del materiale da tradurre e notando il viso un po’ incupito della donna le domandò cosa fosse accaduto.

Adel raccontò dell’incontro anomalo e del messaggio altrettanto anomalo che aveva ricevuto, Peter non sembrò troppo colpito, liquidò il tutto con “Al mondo c’è di tutto”.

La giornata poi si concluse normalmente eccetto per la nevicata copiosa del pomeriggio che però non impedì alla sua amica Sandra di raggiungerla a casa per due chiacchiere “al cioccolato” come dicevano tra loro; Adel non raccontò nulla dell’incontro al bar, chiacchierarono per lo più di cosa organizzare per l’estate successiva.

Per un paio di giorni Adel non pensò più alla sciamana, fino al venerdì quando all’ufficio postale nel suo plico della posta trovò una busta proveniente da un ufficio legale di un altro stato e indirizzata a Peter. La aprì immediatamente, l’avvocato a cui faceva riferimento il nome stampato sulla busta, chiedeva a Peter di contattarlo appena ricevuta la lettera perché doveva dargli delle comunicazioni importanti.

Adel tra l’incuriosito e il sospetto tornò in redazione al giornale e bussò alla porta dell’ufficio del compagno sperando di trovarlo solo; lo era. Gli consegnò la busta, Peter lesse e scherzando disse:

“Giuro non sono un ricercato”.

Risero insieme ma Adel insistette affinché lui telefonasse subito all’avvocato, dopo una qualche resistenza Peter prese la cornetta e compose il numero. La segretaria lo mise in attesa e appena l’avvocato prese la linea, Peter passo al vivavoce cosicché Adel avrebbe potuto ascoltare e non restare ad occhi sgranati e interrogativi per troppo tempo.

L’avvocato comunicò con non troppo tatto che lui, Peter aveva una nipotina di 2 anni che lo stava aspettando in un collegio dove era ospitata provvisoriamente.

La bimba era nata da Kristina, la figlia di Rebecca, entrambe le donne erano però morte. Rebecca aveva avuto Kristina dalla relazione con lui all’università; lei dopo aver saputo che era rimasta incinta era tornata dal padre e con lui aveva cresciuto la bambina, non si era mai sposata e non aveva avuto altre relazioni, poi quando Kristina aveva 20 anni, sua madre era stata colpita da un tumore ed era morta. La ragazza era rimasta a vivere con il nonno, poi anche questo era deceduto lasciandole però almeno la casa.

Lei aveva completato gli studi universitari, facendo diversi lavori per mantenersi, aveva conosciuto un giovane di cui si era innamorata non ricambiata ed era rimasta incinta. Lui non aveva voluto sapere nulla della bimba, anzi non volle neanche riconoscerla come sua; Kristina morì praticamente di crepacuore ma prima consegnò all’avvocato tutta la documentazione e le foto che le aveva lasciato Rebecca di lei insieme a Peter, inoltre c’erano diverse lettere che Rebecca aveva scritto a Peter ma che non aveva mai spedito.

“Chiaramente lei potrà fare tutte le ricerche che vuole e se crede un test del dna per verificare che lei sia davvero il nonno della bimba, nessuno la può obbligare a prendere la bimba se non vorrà”. L’avvocato intuendo dal silenzio oltre la cornetta che l’uomo dall’altra parte fosse esterrefatto, cercava di allentare la tensione non sapeva che le persone esterrefatte dall’altro capo del telefono erano due, e anzi erano sbigottite e quasi senza fiato. Adel ripensò immediatamente alla sciamana e alle sue parole mentre Peter cercava tra i suoi pensieri l’ultima immagine di Rebecca, cercava di ricordare se gli avesse detto qualcosa che potesse far pensare ad una gravidanza, ma niente, lui non ricordò nulla del genere o comunque non ricordò frasi che alludessero a tale evento.

La sera a casa ne parlarono a lungo cercando di capire il da farsi. Organizzarono la partenza per il lunedì successivo, avrebbero preso un aereo al mattino presto in modo da essere dal legale prima delle 12.

In breve: nel giro di un giorno si ritrovarono nonni di una splendida bimba dagli occhi azzurri, come quelli di Peter e con una testolina con una foltissima capigliatura nera e la pelle olivastra, come la nonna Rebecca.

La portarono a casa una settimana dopo.

Si chiamava Adele. E ogni volta che la nonna ora la guardava non faceva che ripensare alla vecchia sciamana.

Allora si affacciava alla finestra o usciva in giardino e alzando lo sguardo al cielo ringraziava con una mano sul petto proprio sopra il cuore, il Grande Spirito.