Racconto di Costanza Lanzillo
(Prima pubblicazione – 6 marzo 2019)
L’odore acre di sudore aveva iniziato a mescolarsi con la puzza di muffa, rendendo l’aria sempre più irrespirabile.
Nella penombra della cella, due figure stremate emettevano respiri brevi e affannati.
Tremanti ma ben eretti, così stavano il Giovane e il Grasso, l’uno di fronte all’altro, con le mani avvinghiate intorno ai manici dei coltelli insanguinati.
Tutto era iniziato con un “clic” improvviso, che aveva annunciato la liberazione della lama del coltello a serramanico del Giovane.
Il Grasso, dal canto suo, non si era fatto trovare impreparato e aveva risposto prontamente con lo stesso suono secco.
Così era cominciata la lotta, immersa nel silenzio più irreale.
Le lame affilate avevano iniziato a pungere, tagliare, trapassare e infilzare, finché il troppo sangue non aveva obbligato i duellanti a fermarsi per riprendere fiato prima dell’attacco finale.
Debole e offuscato, il Giovane guardava il suo Golia. Era la sua testa quello di cui aveva bisogno, indispensabile cimelio per guadagnarsi il rispetto degli altri, prima che fossero loro a prendersi la sua.
Il Grasso, ansimante, a sua volta fissava il Giovane con sguardo fiero e sprezzante, godendosi il momento del loro ultimo incontro sulla Terra. Poi, tirando indietro il braccio con le ultime forze rimaste, si preparò al colpo finale.
Ma, un battito di ciglia dopo, il Giovane non c’era più.
Lo sguardo sbalordito rimase impresso sul volto del Grasso quando il Giovane gli sbucò alle spalle, aprendogli l’enorme gola da parte a parte.
Un solo taglio, netto e profondo, fu sufficiente a far collassare il gigantesco corpo sul pavimento che lì rimase, inghiottito dal suo stesso sangue.
Fuori dalla cella, una guardia sentì il tonfo sordo e subito capì.
Ricordandosi della scommessa, pensò con amarezza che non aveva fatto un bell’affare a sottovalutare il Giovane.
Ma adesso non c’era tempo per pensare al mancato guadagno. C’era del lavoro da fare e un enorme cadavere da trascinare via.
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