Racconto di Monica Pedretti

(Prima Pubblicazione)

 

È tutto pronto. Il tavolo tondo della sala apparecchiato con la tovaglia in pizzo. I piatti preziosi del servizio della nonna, i calici di cristallo. Luci soffuse, le candele accese. Billy Holiday sul giradischi recuperato dalla cantina del prozio. Uno dei suoi vinili conservati con la cura della mamma con un neonato. I capelli, freschi di parrucchiere. L’abito lungo in pizzo verde, i sandali gioiello con il tacco alto. La prima sera sola in questa casa è un evento da celebrare in modo degno. Anche il cestello del ghiaccio apparteneva al prozio. Era un uomo di classe, oltre che colto. Più della metà dei libri che ho sistemato questa mattina negli scaffali della libreria appartenevano a lui. “Non sposare quell’uomo.” Mi aveva quasi pregata. “Sei uno spirito libero”, diceva. “Finirà per spegnerti.” Sapeva che non gli avrei dato retta, impulsiva e testarda. Vorrei dire di avere sempre seguito il cuore e non la ragione, ma non è stato l’amore il motore di quella scelta, bensì un illusorio senso di sicurezza. Ho impiegato anni a capire che gli altri non appagano le mancanze, che dobbiamo colmare da soli i nostri vuoti. Prendo dal frigorifero la Malvasia Istriana, tolgo il tappo. Non è difficile, ma fino a un mese fa non mi riusciva. “Lo faccio io”, diceva. A ogni “lo faccio io”, mi sentivo più incapace. Verso il vino, porto in tavola i crostini di pane imburrato alle alici. Li mordo assaporando ogni boccone come se fosse il primo. O l’ultimo. Il vino è alla temperatura giusta. Mi guardo attorno, fiera del mio lavoro. Non c’è nessuno che sposta le sedie, rimproverandomi tacitamente per averle messe in quella posizione. Respiro la libertà di una stanza non soffocata da mobili schiacciati l’uno sull’altro. La persiana della portafinestra del terrazzo è aperta anche se è già buio. Mi verso altro vino, giro il disco nel piatto. Tolgo dal forno il branzino con le patate. Lo spino con attenzione mentre due fette di pane abbrustoliscono in forno. Mi siedo a tavola, il pesce è ottimo, il pane croccante. Non c’è fretta e nessuno mi guarda con rimprovero dall’altra parte del tavolo. Metto i piatti nel lavello, tolgo dal freezer il gelato al pistacchio. Accendo una sigaretta. Non ne fumo da anni e dopo stasera non lo farò più, ma ora è un gesto necessario. Accompagno il gelato con un Passito servito nel bicchiere giusto. La sera in cui lo zio mi disse “non sposarlo” stavamo bevendo Passito in questi bicchieri. Ripongo il cibo avanzato e getto i residui di cibo nella pattumiera ma lascio i piatti nel lavello, i bicchieri a tavola. Quanto è liberatorio poter dire “ci penserò domani”!
La prima notte sola in quel letto. Un momento agognato da mesi. Dormirò indossando solo due gocce di Chanel n.5. Lui detesta i profumi. Non voleva che dormissi nuda. Non mi sono profumata per anni. Prima di lui prediligevo Lou Lou, ma “dormirò indossando solo due gocce Lou Lou” non suona altrettanto bene. Ho preparato il letto con lenzuola di seta nuove, una coccola per dormire con la persona che dovrei amare più di tutte, me stessa. Tolgo il trucco, spazzolo i capelli, apro la nuova boccetta di profumo, due gocce dietro alle orecchie e due ai polsi. Mi annuso. Lo detesto. Lo sapevo, che non mi sarebbe piaciuto. Avevo bisogno di commettere un errore senza sentire recriminare “te l’avevo detto.” Ora farò una doccia e metterò il mio profumo. E domani sarà il secondo giorno della mia nuova vita.