Racconto di Maurizio Faretta

(Prima pubblicazione)

 

La pioggia era diventata battente. Iniziava a tamburellare sulla finestra di una casa a due piani che si trovava in un quartiere residenziale di Glasgow.

Nel salotto un uomo stava scrivendo sul portatile nel suo piccolo e accogliente appartamento. Era un medievalista e sopra il camino si trovavano una serie di oggetti provenienti da tutta Europa e dal vicino Oriente.

Sean Macleod aveva appena ricevuto una email da un suo amico italiano: Cesare Farinetti. L’italiano era uno storico dilettante, che spesso collaborava con lo scozzese nella redazione dei suoi testi ma in particolare coltivava con l’amico la passione per il paranormale. L’ultima volta si erano trovati in Veneto ad indagare sul fantasma di Andriolo da Parma, il comandante del castello di Valeggio sul Mincio, che era stato ucciso ingiustamente e disonorato davanti ai suoi soldati. Erano passati alcuni mesi e ora sullo schermo del computer campeggiava nuovamente una email di Farinetti.

Lo studioso aprì il documento ed iniziò a leggere:

“Buongiorno Macleod, il tempo in Italia è magnifico, un caldo sole scalda le viti che produrranno un ottimo vino Lugana e in questo momento mi sto degustando uno “spritz” nella pasticceria in piazza del Municipio”. L’uomo guardò fuori dalla finestra e le nuvole di pioggia che arrivano dall’Atlantico avevano ricoperto tutto il cielo, che era grigio e prometteva un’intera giornata di pioggia. Sorrise pensando al clima dell’Italia e continuò a leggere:

“Conosci Rimini, penso proprio di si, è una bellissima città di mare colma di belle donne, dove puoi degustare le famose “piadine romagnole”, che non hanno nulla a che fare con i vostri orribili sandwich di salmone. Uscendo da Rimini dirigendosi verso l’interno, in un paesaggio totalmente diverso, fatto di basse colline troverai il castello di Montebello.

La leggenda vuole che intorno al 1370 nacque nelle sue stanze la piccola Guendalina. La bimba ebbe la sfortuna di nascere albina e la madre, per soffocare le superstizioni che vedevano gli albini come creature del diavolo, iniziò a tingerle i capelli di nero. I pigmenti, però, che periodicamente utilizzava con il tempo degeneravano in un colore azzurro.

Guendalina divenne famosa come Azzurrina. Una notte scoppiò un tremendo temporale e la bimba era sparita nel nulla. Da quel giorno non venne mai più ritrovata.

Ti aspetto a casa la settimana prossima e con la mia auto potremmo poi recarci a Montebello.

Aspetto una tua risposta positiva

A presto

Cesare Farinetti”.

Lo studioso comprò il biglietto aereo e dopo due giorni dal ricevimento della email atterrò sulla pista dell’aeroporto “Catullo” di Villafranca, poco distante da Verona.

Ritirò il bagaglio e si recò all’uscita.

Seduto su una sedia lo attendeva Cesare, che con un largo sorriso disse:

“Professor Macleod benvenuto in Italia, stasera sarai mio ospite a Valeggio e domani mattina partiremo per la Romagna”.

Partirono in tarda mattinata, perché l’italiano fece degustare all’amico una sontuosa colazione: caffè napoletano in moka, succo di pesca, ottenuto dalle sue piante fuori Valeggio e torta delle rose, il caratteristico dolce del paese con burro e una nevicata di zucchero a velo sulla sua sommità.

L’autostrada del Brennero era molto trafficata. Attraversarono Maranello dove c’era la fabbrica della Ferrari, Modena e poi Bologna fino ad arrivare dopo una lunga coda di autoveicoli a Rimini. Il cielo era ancora chiaro quando i due uomini partirono verso Montebello di Torriana.

Il paese si ergeva su un colle di 400 metri, che offriva ai visitatori un panorama spettacolare. Il suo castello si trovava in una posizione strategica. Era posto a guardia di un’antica via di collegamento tra la Romagna e la Toscana.

“Caro Cesare ben arrivato ed è un grosso piacere per me conoscerla professor Macleod”.

Giorgio Della Faggiola era il più grande esperto di storia del ‘300 e la storia di Azzurrina era diventata per lui una vera ossessione. Attraversarono il primo cortile all’ombra di una pianta secolare

“Come saprete, intorno alla figura della piccola Guendalina fiorirono parecchie leggende. Guendalina doveva essere affetta da albinismo e il popolo al tempo preferiva uccidere un’innocente “figlia del demonio” piuttosto di accettare che fosse una malattia, perciò immaginate come reagirono Uguccione e la sua consorte.

La piccola, dopo pochi mesi, aveva già tutti i capelli bianchi. Fu così che la madre iniziò a tingerle i capelli di nero ma i pigmenti che periodicamente utilizzava con il tempo degeneravano in una sfumatura azzurrognola e da allora al castello e in tutta la regione la piccola Guendalina divenne famosa come Azzurrina. I genitori per paura dei contadini che popolavano la rocca, e di persone poco fidate che potessero metterla in pericolo, decisero di farla sorvegliare da due guardie”.

“E scomparve dopo un tremendo temporale” disse Macleod.

“La leggenda prosegue dicendo che la piccola giocava con una palla di stracci, la palla cadde giù per le scale che conducevano alla ghiacciaia sotterranea. Azzurrina scese a recuperarla e fu allora che le guardie udirono un grido disperato. La bimba fu cercata dalla mamma e da tutto il personale del castello, ma era sparita nel nulla. Da allora non venne mai più ritrovata”.

Questa è la versione più raccontata, affermò lo storico. È una bella fiaba di due genitori amorevoli e della loro povera figlia albina, ma secondo me i fatti erano altri. Ho iniziato a dubitare della storia, c’erano dei particolari che non avevano un fondamento logico.
Iniziamo con il suo essere albina. Questa problematica oltre ai capelli bianchi, avremmo pure causato una mancanza di pigmentazione sulla pelle e negli occhi. Guendalina avrebbe dovuto avere la classica iride rossastra, quindi non era possibile al tempo celare la sua condizione. Aggiungiamo inoltre che l’albinismo può comportare problemi renali, e cardiaci. L’albinismo si manifesta in individui nati da genitori entrambi albini, ma i genitori erano scuri di carnagione.

Un’altra cosa mi ha fatto pensare. Le donne nel ‘300 erano poco considerate. Un padre si augurava un figlio maschio come erede, al costo di ripudiare la moglie. Questi miei dubbi mi hanno portato a credere ad un’altra storia.

Iniziamo a capire chi fossero i suoi genitori. Partiamo da Gradara, una cittadina al confine tra Marche ed Emilia Romagna e a solo una trentina di chilometri da Montebello. Il castello di Gradara è famoso per Paolo e Francesca citati da Dante nella Divina Commedia. Il castello fu ereditato dalla bella Costanza Malatesta, la madre di Azzurrina. Il loro matrimonio fu combinato dal Papa Urbano VI affinché i due casati smettessero di essere nemici in modo che quell’unione giovasse al potere della Chiesa.

Costanza era bellissima. Al contrario di Uguccione, brutto, basso e con un caratteraccio. Costanza era infedele, tradiva il marito con gli ospiti più’ attraenti che venivano nella rocca e con qualche aitante contadino. Le malelingue dicono che Uguccione decise di trasferirsi assieme a Costanza al castello di Montebello per ostacolare gli amori della moglie. Costanza tradì Uguccione con un mercenario tedesco, Hermann e qualche mese dopo il castellano presentò a tutto il popolo, la biondissima Guendalina, a dispetto dei suoi famigliari tutti con i capelli scuri. La tintura serviva a nascondere al popolo l’adulterio di Costanza. La bambina viveva relegata in una parte del castello. Uguccione aveva bisogno di un figlio maschio ed era disposto a tollerare Costanza fino a quando non gli avesse dato ciò che voleva. Trascorsero sette anni, Uguccione ebbe un figlio maschio da una concubina. La bambina scomparve misteriosamente, si pensa che lo stesso Uguccione abbia assoldato un sicario per farla uccidere, occultandone poi il corpo. Una volta liberatosi di Azzurrina Uguccione ripudiò Costanza che poi venne assassinata il 15 ottobre 1378, probabilmente su ordine del marito”.

Mcleod e Farinetti ascoltarono attenti quella ricostruzione di un antico caso di omicidio, diventato poi una storia di fantasmi. Farinetti disse:” Secondo lei, la sua leggenda distorta e modificata è la triste storia di una piccola bambina colpevole solamente di essere bionda.”

“Esattamente e come il suo mostro di Lochness altrettanto finto, professor Macleod, il turismo così può prosperare”.

Un moto di profonda antipatia colse lo scozzese. Forse perché colpito nel profondo per aver trattato uno dei misteri della sua terra a storia per gli stupidi e creduloni, oppure per l’assoluta mancanza di empatia verso la piccola Azzurrina.

Le ombre si allungarono nel cortile della rocca e i turisti erano invitati ad uscire dalla dimora della sfortunata bambina.

Macleod si rallegrò nel salutare lo studioso. Aveva qualcosa che non sopportava, ma non riusciva a darsi una risposta logica. Improvvisamente suonò il suo cellulare.

“Buonasera professore, ho bisogno di parlare urgentemente con lei. “

La voce al telefono era quella di una giovane donna italiana, con uno spiccato accento romagnolo.

“Con chi ho il piacere di parlare” rispose.

“Mi chiamo Guendalina Malatesta e ho bisogno di parlare con voi. Vi aspetto nel parcheggio.”

Lo scozzese e l’amico italiano giunsero al luogo dell’incontro. I turisti erano tutti partiti, la loro auto era rimasta l’unica. Una donna comparve da dietro l’alta siepe che delimitava l’ingresso.

“Buonasera signori, sono Guendalina Malatesta”.

I due uomini la guardarono con un’espressione di profondo stupore.

La donna era sulla trentina. La sua bellezza era molto particolare, aveva i capelli lunghi e chiarissimi, quasi bianchi, indossava occhiali da sole, perché era albina.

“Sono una Malatesta e sono una discendente di Azzurrina. È giusto che voi sappiate la verità e non crediate alle menzogne di mio cugino Giorgio. Ci recheremo fino a Rimini. Vi farò conoscere la mia antenata.”

Macleod e Farinetti increduli, seguirono l’auto sportiva fino in città. Arrivarono nella periferia di Rimini e davanti ad una villa a due piani arrestarono l’auto.

Entrarono nell’appartamento che non aveva nulla di strano o di particolare.

“Ho scoperto da bambina di possedere un potere particolare, posso parlare con i morti o meglio con le anime fatte di luce. Azzurrina mi ha detto che oggi due persone straniere avrebbero visitato il castello e la mia antenata vuole raccontarvi la verità. Vi prego di accomodarvi intorno al mio tavolo. Dovete solo ascoltare, non fatemi nessuna domanda, perché io non potrò rispondervi e saremo tutti nei ricordi lontani della mia antenata.”

Accese due candele profumate e iniziarono uno strano rituale.

Iniziò a pregare in una lingua sconosciuta, totalmente lontana ed aliena.

Udirono rumori di sottofondo, come di un aereo di passaggio e poi sentirono il rumore di un temporale. Gocce di pioggia che picchiavano senza sosta sui vetri delle finestre di un antico maniero.

Ebbero la sensazione di trovarsi in un tempo lontano che spaventerebbe il cuore di un adulto, figuriamoci come si poteva sentire una bambina che stava vagando per le ripide scale di una torre. Poi il loro cuore iniziò a battere sempre più forte. Una sensazione di terrore, un urlo riecheggiò nella stanza. Un brivido accarezzò la loro pelle ed infine una vocina che sembra chiamare qualcuno …”M-Mamma!” …poi più nulla.

Furono trasportati in un altro mondo, perso nel tempo.

Una giovane donna stava attraversando il bosco, mentre strane luci brillavano nel cielo senza stelle. Arrivò fino ad una radura, dove le luci si erano fermate. Si avvicinò timorosa, si alzò un alto vento, che sembrava quello che anticipava un temporale. Sul terreno l’erba era bruciata, c’erano tanti cerchi concentrici e all’interno del più piccolo la donna trovò una piccola creatura addormentata. Era una bambina di pochi mesi. Aveva i capelli color azzurro, un colore che non apparteneva a questo mondo. Aprì gli occhi che avevano un colore particolare che tendeva al rosso. Si strappò una parte della gonna e avvolse quella piccola creatura, che amò come se fosse sua e si incamminò verso il castello.

Sapeva che il colore dei suoi capelli poteva rappresentare un pericolo e grazie ai consigli di una vecchia domestica iniziò a tingere i capelli con un estratto nero di alcuni alberi che crescevano in Valmarecchia.

Improvvisamente, i due studiosi e la donna ritornarono al presente, la stanza era come se fosse distorta e che tutto fosse liquido e dilatato. Sentirono che il loro corpo veniva risucchiato nuovamente in quella dimensione lontana.

Sentirono freddo e percepirono un odore di chiuso e di muffa. Si trovavano in un’alta torre.

Fuori imperversava un temporale, ma era un fenomeno particolare, le luci erano strane e differenti.

Due uomini armati vegliavano una bambina di sette anni che giocava felice con la sua palla di stracci.

Improvvisamente una luce abbagliante si riversò nella torre. La bimba iniziò a fluttuare nella stanza. Una donna arrivò correndo, entrò nella stanza. Allungò le braccia verso la bambina e si strinsero in un commovente abbracciò.

La bambina esclamò” Non piangere per me mamma, torno a casa, ora sono al sicuro sono tornati a prendermi”.

La stanza ritornò buia e la bimba era scomparsa.

La donna guardò fuori, vide quello strano oggetto che assomigliava ad una stella lontana, ma che si muoveva nel cielo lasciando bagliori multicolori. Sentirono il rumore di un tuono, infine una vocina che sembra chiamare qualcuno …”M-Mamma!” …poi più nulla.

Azzurrina era scomparsa per sempre.