Racconto di Felicia Buonomo

(Quarta pubblicazione)

 

«Non è da corpi pavidi godere splendidamente nel bruciarsi»

(Kostantinos Kavafis)

 

C’è un margine di impenetrabilità nel modo in cui A. abbassa lo sguardo prima di aprirsi al sorriso. Mentre lo fa, lo osservo puntare alle viscere, e accolgo senza possibilità di resistenza la sensualità con cui le muove in me. È un esercizio di potenza il modo in cui irradia la sua luce nella stanza umana di cui si circonda. Sembra distratto, eppure io lo sento tenere sotto controllo l’ambiente, e la mia attenzione, presa in ostaggio dei suoi gesti, anche quando fingo di spostare il baricentro su altri chi.

Mentre A. sequestra la mia avversione alla resa, penso che proprio oggi ricorre il secondo anniversario del mio incontro con M., l’uomo che credo di amare. Due anni di prigionia emotiva, deprivazione, bugie, mille passi avanti, inqualificabili e inspiegabili passi indietro; un’altalena che sovverte ogni semantica del mio concetto di divertimento.

In questo lungo e scavante tempo M. ha sempre dormito lontano dal mio corpo, al fianco di K. e dei suoi capelli color del grano. Eppure, gli sono sempre rimasta immotivatamente fedele, praticando – non senza sforzi – l’esercizio dei rifiuti.

Ma ora guardo A. passarsi la mano tra i capelli e per la prima volta, da due anni, riesco a trovare un altro uomo terribilmente sexy. E per la prima volta, da sempre, sento di non essere ricambiata. Una consapevolezza che mi provoca sgomento, a tratti; e sollievo, per il resto del tempo. Questo mi dispenserà dal tradimento. Ma mi allontanerà dalla salvezza, contraltare di quell’ipotesi di fine che corteggio da tempo.

Mi avvicino ad A., lo abbraccio sperando di attivare i suoi centri del piacere. Vorrei sussurragli all’orecchio di venire con me in bagno e, una volta dentro, muovere la mia mano su quella chioma che lo rende splendidamente eccitante, e mettermi a disposizione dei suoi sensi; spingerlo delicatamente sui tornanti della mia silhouette ed espropriarmi di ogni ostacolo che si interpone tra noi e il godimento. Ma desisto ed entro da sola. Di fronte allo specchio, osservo i miei capelli che ho reso nel tempo dello stesso colore di K., allungati con un artificio estetico, e provo una profonda pena per i miei patetici tentativi di essere sempre alla portata del piacere di M., l’uomo che mi ha ridotta al proibito mai scelto.

Esco e trovo A. di fronte alla porta, lo stringo a me ancora una volta e le sue mani si muovono sulla mia schiena. Il mio corpo dalle pronunciate curve mediterranee vibra sotto la pressione dei suoi movimenti. Sono ancora viva, mi dico; l’ultima illusione, prima di agguantare il coraggio che mi porterà a tagliare il vuoto a braccia tese.

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