Fiaba di Cosimo Leo Imperiale
Illustrazioni di BDB
C’era una volta una principessa che amava girovagare per il castello e nei suoi giardini in cerca di piccole cose.
Andava in giro tutto il giorno per riuscire a trovare qualunque cosa potesse far parte della sua collezione di “meraviglie” e questa ricerca era per lei un motivo di ineguagliabile gioia.
Nel castello tutti la amavano perché era assai gentile, sempre prodiga di preziosi consigli e disposta ad aiutare chiunque si fosse trovato in difficoltà.
Solo che la stanza delle meraviglie, il luogo nel quale lei custodiva tutta la sua collezione segreta, era un luogo inaccessibile. Molti si domandavano come mai la dolce fanciulla non avesse mai voluto che anche le persone a lei più vicine, come il re suo padre e la regina sua madre potessero entrare in quella stanza per poter ammirare la sua preziosa collezione.
<< Cara principessa, tu sei la luce dei miei occhi>> le ripeteva il re, suo padre. << Mia diletta figliola. sei la cosa più bella che mi sia capitata nella vita>> aggiungeva la regina, sua madre.
E la dolce principessa si schermiva, perché in cuor suo pensava di non meritare tutti quei riguardi che le erano dovuti in quanto figlia dei regnanti. Lei pensava di essere semplicemente una ragazza come le altre.
Ma i suoi genitori volevano che lei avesse ben chiaro il ruolo che il destino le aveva riservato.
<< Tu sei la principessa >> le ripeteva il genitore coronato <<quando diventerai grande diventerai la regina del regno>>.
<< Cura il tuo portamento, ed i tuoi modi siano appropriati perché gli altri si rendano conto che tu sei la figlia del re e diventerai la loro regina>> la sollecitava la regina madre.
I genitori a volte si appartavano preoccupati domandandosi se agivano bene con la loro figlia e se facevano abbastanza per educarla al ruolo regale che le spettava per diritto di nascita. Si chiedevano anche se ci fosse mai stato un modo più giusto di altri per educare una giovane principessa e la conclusione alla quale il re arrivava, ricordando un vecchio adagio che gli ripeteva sempre suo padre, anch’egli avendolo ascoltato più volte dal nonno e attinto da antica sapienza, recitava: << …. d’altronde regina si diventa, non si nasce>>
E il re, benché fosse stato educato sin da piccolo alla profondità del pensiero e alla sottigliezza nascosta nelle parole, ripeteva la formula senza riconoscerne il profondo significato e senza volerlo restava in superficie; per il re, sua figlia, essendo nata principessa, sarebbe divenuta di conseguenza la regina del regno.
E un velo copriva anche il cuore della regina madre che iniziò a disperare di non riuscire nell’intento di educare nella giusta maniera la figlia prediletta.
La principessa, che era solita dare ascolto a tutti essendo umile ed ispirata da amorevole compassione, si era accorta da tempo quanto i suoi genitori ci tenessero alla sua educazione, ma sapeva anche quanto fosse importante l’ascolto del suo cuore che incessantemente, con un ritmo calmo e luminoso, le sussurrava << Cerca nelle piccole cose perché con esse troverai la felicità>>.
E accadde alcuni anni prima che la principessa, ancora bambina, spensierata e curiosa di conoscere il suo mondo dopo aver girovagato a lungo per tutto il castello, si spinse fuori dalle mura fortificate e raggiunse una vasta distesa erbosa dove stava un vecchio albero di tasso. Essendo una giornata molto calda, si mise a riposare all’ombra dell’antico albero, testimone silenzioso delle vicende del regno. Ben presto si assopì, ma ad un tratto i raggi del Sole dall’alto della chioma frondosa penetrando a fatica nel folto fogliame, caddero come pioggia di luce, rifranti innumerevoli volte fino a colpire un piccolo ciuffo d’erba che improvvisamente s’accese di smeraldo. L’abbacinante riverbero brillò a tal punto che la giovane fanciulla ne rimase folgorata e aprì gli occhi. Le bastò questo piccolo prodigio per comprendere la Realtà e disse tra sé: <<In verità abito in un regno assai più vasto di quello che mi ha visto nascere come principessa>> e da quel momento la principessa iniziò la sua ricerca che non sarebbe finita mai più.
Ma i genitori erano preoccupati perché il velo di tristezza che spegneva lo sguardo della loro figlia la rendeva malinconica e distante. Si maceravano nei dubbi e si chiedevano anche se per caso la propria figliola non volesse più ottemperare ai suoi obblighi di nascita; in quel caso avrebbero capito e, seppur di malgrado, se ne sarebbero fatti una ragione accettando qualsiasi decisione alla fine ella avesse preso.
<< La nostra principessa ha tutto quello che una ragazza della sua età possa desiderare ed io potrei regalarle le cose più preziose della terra se questo significasse farla tornare a sorridere. Manderei messi e mercanti in giro per il regno a cercare i tesori più grandi, smeraldi, diamanti, sete preziose, e comprerei l’oro più puro con il quale costruire i gioielli più belli che siano mai stati creati >>.
Se solo si fossero fermati ad osservare il suo sguardo, avrebbero percepito quanta profonda contentezza albergasse nel suo animo quando la dolce fanciulla se ne andava in completa letizia in giro per il regno alla ricerca di piccole cose.
Al contrario quando i suoi genitori le chiedevano di fermarsi nelle sale del castello per presiedere ad una cerimonia ufficiale o di seguire con attenzione l’etichetta di corte l’espressione sul suo volto si faceva improvvisamente malinconica e triste e la principessa, per far comprendere ai suoi genitori cosa provasse nel profondo della sua anima, rispondeva sempre allo stesso modo: << Cari genitori, sono triste perché non mi sento nei miei panni>>.
Il Re, che non si diede per vinto, un giorno decise di organizzare una festa in occasione del compleanno di sua figlia e chiese a tutti gli abitanti del regno di portare in dono alla principessa qualsiasi cosa avesse potuto renderla felice.
Gli invitati si presentarono al castello omaggiandola con tantissimi regali: gioielli splendenti, giochi tra i più ricercati, vesti impreziosite da splendidi ricami, insomma tutto quello che avrebbe mai potuto far felice una principessa.
Seduta accanto a suo padre, ringraziò gli invitati e, sebbene fosse assai riconoscente verso tutti i convenuti per la loro grande generosità, i suoi occhi bassi ed il suo corpo chinato in avanti per nascondere la delusione, fecero capire al re suo padre che anche quella volta i suoi sforzi sarebbero risultati vani: sua figlia continuava a non sorridere.
Improvvisamente però accadde qualcosa di insperato!
Un bambino giunto al castello con la propria famiglia, rimasto fino a quel momento sotto uno dei grandi tavoli della sala del trono, invisibile alla vista dei più e nascosto dietro un ampio e pesante tovagliato, improvvisamente, sgattaiolando dal quel luogo sicuro senza essere visto, uscì allo scoperto.
Poco prima i genitori del piccolo bambino si erano raccomandati, conoscendo l’energia incontenibile che animava il proprio figliolo: << Stai in disparte e cerca di non farti notare! Ne va del nostro buon nome!>>.
Ma il bambino, che aveva sentito parlare della principessa senza sorriso, non riuscendo a capire cosa fosse mai potuto accadere alla bella fanciulla e perché fosse diventata così triste, decise che anche lui le avrebbe fatto un bel dono; quando chiese a suoi genitori il perché la principessa non sorridesse più, questi gli risposero: << Mio caro figliolo, nessuno purtroppo sa il perché lei non sorrida più, né tanto meno lo sanno i suoi genitori, il re e la regina che sono tra le persone più avvedute e accorte che io abbia mai incontrato>>.
Ed il padre del piccolo contadino disse con tono scherzoso, non pensando assolutamente che le sue parole sarebbero state prese alla lettera: <<Ma se proprio devi, ricorda, dovrà essere il dono più bello che tu abbia mai fatto, solo così la vedrai sorridere>>.
Ed il piccolo bambino, essendo affascinato dalla bellezza infinita e meravigliosa del creato che sapeva essere ovunque volgesse lo sguardo, pensò che non sarebbe stato affatto difficile cercare un dono all’altezza della figlia del re. Disse tra sé: <<Cercherò lungo la strada dove immense distese verdi si aprono in paesaggi incantevoli>>.
Intanto trovandosi in mezzo alla sala rimase come impietrito non sapendo più cosa fare. Aveva le braccia serrate dietro la schiena dove era evidente che nascondeva qualcosa. I servi del re preoccupati intervennero subito: <<Ehi tu, piccolo dove credi di andare?>> e il bambino spaventato, facendosi rosso in volto; << Da nessuna parte, mi ero solo stancato di rimanere sotto il tavolo>>.
Il re che nel frattempo aveva osservato tutto, avendo compreso che non vi era alcun pericolo intervenne direttamente avvicinandosi al piccolo suddito: <<Va bene così piccolo, ma qualcosa mi dice che tu stai nascondendo una sorpresa dietro la schiena>>.
Ed il bambino preso allo sprovvisto e imbarazzato soggiunse << Sì, mio re, ho pensato di portare anche io un dono alla principessa per il suo compleanno >>.
Una delle guardie, essendosi posta nel frattempo alle spalle del bambino. aveva potuto verificare in realtà cosa vi nascondesse dietro. Dopo averlo constatato, richiamando l’attenzione, senza nascondere una certa sorpresa, fece capire al sovrano che non v’era nulla da temere.
E così Il bambino si fece coraggio: << Questo è per te, principessa>>
Il piccolo fanciullo stringeva con entrambe le mani un magnifico giglio, bianco come la neve, emblema stesso della purezza e simbolo dell’eterna bellezza.
Non appena la principessa vide il magnifico fiore, fu colta da una gioia senza pari: le si illuminarono gli occhi e con uno slancio ritrovato si avvicinò al piccolo bambino per prendere direttamente dalle sue mani il dono più bello che avesse mai potuto sperare di avere quel giorno.
<<Oh padre>> sospirò emozionata << è un dono molto bello perché rispecchia perfettamente l’essere che me lo ha donato. Gli occhi di questo bambino sono limpidi, innocenti e pieni di grazia. Lo porterò con me nella stanza delle piccole cose così potrà vedere anche lui i miei tesori>>.
Il re non credeva alle sue orecchie, rimase senza parole e pensò tra sé: << Oggi è accaduto un miracolo>> e abbassando gli occhi sussurrò: <<Un bambino è riuscito dove un re prima ha fallito per orgoglio >>.
E gli tornarono in mente le parole ascoltate da suo nonno all’ombra del magnifico tasso: << Caro nipote, essere nato figlio di re non ti fa grande. Guarda questo magnifico albero: i suoi rami si protendono da tutte le parti e sono un rifugio per molti animali; al sicuro della sua grande chioma nascono ed imparano a volare una moltitudine di uccelli dal canto melodioso. Molti esseri vi trovano riparo quando piove e, quando alcuni dei suoi rami diventano secchi, vengono tagliati per farne legna da ardere. Come vedi molti potrebbero pensare che vivere come un albero sia facile ed invece, come ho appena finito di dire, sono molti i compiti che questo deve svolgere, non ultimo essere semplicemente sé stesso e compiuto nella sua natura. Per diventare re devi metterti a disposizione dei naviganti che ti vedranno come un faro su un’alta scogliera per cui preparati ai compiti ai quali sarai chiamato durante l’arco della tua intera vita. Ma per prepararti ricorda:>> disse il vecchio re richiamando lo sguardo di suo nipote con amorevole dolcezza <<cerca nelle piccole cose! Guardando ad esse potrai riconoscere le leggi che governano il mondo e dalla comprensione di queste sarai pronto per una realtà ancora più vasta. Dopo averla riconosciuta, la regalità sorgerà in te come compimento naturale del tuo essere uomo>>.
Il padre della principessa, ritornato bambino per un istante, avendo ricordato le parole del nonno, le pronunciò nuovamente incredulo: << Cerca nelle piccole cose>>.
I suoi occhi si spalancarono e riconobbe l’intento della principessa, la sua amatissima figlia; il peso della sua vita, essendo gravata dalle responsabilità del regno, lo aveva allontanato dalla verità e dall’antico retaggio sapienziale del nonno fino a fargli dimenticare chi era. Guardando la principessa, che stringeva nelle mani il candido giglio, disse: <<Come lei anche io sono stato il principe delle piccole cose ed ora sono diventato il Re>>.
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