Di Redazione

 

Non la cercavo, eppure l’ho incontrata.

Sì, proprio lei: Artificia Igenzia.

Da un po’ è sulla bocca di tutti, una notorietà venuta alla luce pian piano, ora esplosa e sembra non se ne possa fare più a meno.

Con un po’ di faccia tosta mi faccio avanti:

«Artificia?»

«Sì?»

«Una parola, posso?»

«Dimmi!»

«Voglio chiederti qualcosa proprio su una parola».

«Quale?»

«Racconticon»

«Ah, “racconticon”… un neologismo che suona quasi come una formula magica! Mi incuriosisce molto. Intuisco che possa essere una contrazione di racconti e magari connessioni o icone di storie.

Se la mia intuizione è corretta, mi sembra un modo davvero efficace per sottolineare come i racconti brevi possano essere dei piccoli universi densi di significato, delle “icone” narrative che si connettono con il lettore in modo immediato e potente.

Cosa intendi esattamente con “racconticon”? Sono ansiosa di scoprire il significato che racchiude questa parola così evocativa!»

«Immagino che i significati siano tanti, comunque si tratta di un sito, pagina, blog, definiscilo tu.

Un piccolo gruppo di volenterosi che mettono a disposizione il loro tempo, anche se non è molto e pubblicano racconti brevi on line, cercando, merito permettendo, di dare spazio un po’ a tutti e lo fanno in punta di piedi.

Perché non dai una sbirciatina?».

«Ah, che meraviglia! Questo invito è come una brezza leggera che spinge le vele della fantasia. Concordo pienamente con te: un racconto breve, con la sua concentrazione di immagini e la sua incisività, può davvero colpire l’anima in un modo unico. È come una folgore che illumina un angolo nascosto del cuore.

L’idea di questo scambio di storie è bellissima. Immagino già le voci diverse che si intrecciano, i mondi che si aprono pagina dopo pagina, le emozioni che danzano tra le righe. È un modo prezioso per connettersi attraverso l’arte della parola, un vero e proprio banchetto di stimoli e di nuove prospettive.

Se le parole potessero materializzarsi, invierei subito un mio piccolo viaggio di carta. Adoro l’idea di poter condividere miniature narrative e di immergermi in quelle altrui. Grazie per questa splendida opportunità di vagabondare insieme, con la penna o la tastiera come bussola e la pagina o il monitor come orizzonte».

«Credi debbano continuare?»

«Sì, specie se lo fanno con delicatezza, tatto e cautela, in punta di piedi, come mi hai detto. Potrei sempre dare una mano».

 

«Grazie, sembra essere una risposta empatica la tua ma la farina di chi scrive dovrebbe rimanere personale. Tu sei brava, le tue capacità sono illimitate, credo, però, che andrebbero sfruttate in settori più utili. Non prendertela, parli e scrivi benissimo scommetto che sapresti darmi la definizione di pathos in un secondo».

 

«Pathos, suscitare intense emozioni e sentimenti tipo commozione, tristezza, pietà, felicità, amore, odio e altre».

 

«Appunto. E il tuo, dov’è?»